Perché Simeone non allena l’Inter

21 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

L’Atletico Madrid di Diego Simeone sarà anche a fine ciclo, ma almeno nell’andata di Champions contro la Juventus ha dato indicazioni diverse. E pazienza se a Sky sono ripartiti con la lagna della “Serie A poco allenante”: da anni ogni fine settimana mostrate spazzatura e lo dite solo adesso? In questa rubrica però non parliamo di Juve e tanto meno di Atletico, ma di Inter. E la domanda è una sola: perché, al netto delle invenzioni giornalistiche con borsini e cose del genere, in 13 anni che fa l’allenatore Simeone non è mai stato nemmeno vicino ad allenare l’Inter?

Domanda legittima, visto che nel dopo Triplete ai nerazzurri sono accostati allenatori ben più difficili da ingaggiare, anche senza arrivare a Conte. Domanda legittima e in questo momento da bar anche oltre i nostri standard, visto che il Cholo ha appena rinnovato con l’Atletico Madrid fino al 2022, per 24 milioni lordi a stagione che ne fanno l’allenatore più pagato al mondo. Era però meno da bar negli anni scorsi… Non sarà sfuggito ai più attenti che anche nel dopo-Moratti tutti gli allenatori interisti sono stati allenatori che avrebbe potuto assumere senza problemi l’ex presidente. Del resto Mazzarri l’aveva preso lui, Mancini era stato caldeggiato a Thohir da lui, De Boer era un tecnico che aveva tutto per piacergli, Pioli rispondeva al requisito della ‘persona seria’ di cui ogni tanto si innamora, Spalletti gli è sempre andato a genio ed era del resto il candidato numero due (dopo Leonardo e alla pari con Zenga) quando nel dicembre 2010 aveva deciso di cacciare Benitez.

Come più volte detto, sia prima Thohir sia adesso gli Zhang tengono in conto il parere di Moratti, non fosse altro che per non trovarsi dichiarazioni del genere ‘Ai miei tempi…’ ogni giorno sui quotidiani. Il Simeone giocatore non è mai stato nel suo cuore: troppo poco poetico, troppo leader (la squadra voleva lui come capitano e Zamorano lo disse apertamente), oltretutto antipatizzante di Ronaldo e ultras di un Simoni (memorabile l’abbraccio dopo il pareggio con lo Sparkak Mosca al Luzhniki) sulla via dell’esonero. Lo diede alla Lazio come parziale contropartita per Vieri nonostante Lippi avesse chiesto di tenerlo. Diverso invece il discorso sul Simeone allenatore, del quale Moratti ha sempre pubblicamente parlato bene. Quindi nessuna fatwa di Moratti, come abbiamo sentito da qualche parte, ma anche nessun Simeone caldamente consigliato ai successori asiatici. Che non sapendo niente di calcio (non è un difetto, se non si possiedono club calcistici) hanno poi scelto fidandosi del consulente del momento, da Joorabchian a Sabatini. Il discorso che supera tutti è però un altro: l’Italia non è l’unico paese decente del mondo e può essere che la vostra squadra (vale per tutte) non sia quella sognata da ogni allenatore della Terra. Madrid è poi davvero casa di Simeone: per quale motivo devi andare via da casa tua, se ci stai bene? Per il piacere di arrivare terzo in un posto dove ci si esalta per il possesso palla?

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