logo

Basket

Perché la NBA è inguardabile

Indiscreto 19/12/2024

article-post

La NBA è sempre più difficile da guardare, per gli appassionati di pallacanestro, nonostante ci giochino quasi tutti i migliori giocatori del mondo. Lo si dice da anni e la novità, dopo la seconda edizione della NBA Cup, è che lo ammette anche Adam Silver. Che però non ha dato la colpa allo stile di gioco, a partire dall’abuso del tiro da tre punti, o al fatto che le partite siano in gran parte amichevoli, ma… allo streaming. Secondo il ragionamento un po’ contorto di Silver l’abbandono della televisione tradizionale (negli USA il 42% di tutti gli ascolti televisivi di novembre è avvenuto in streaming) sfavorisce lo sport in generale, ma in futuro grazie anche all’accordo con Amazon Prime Video sarà proprio lo streaming, con tutte le possibilità che offre oltre alla semplice visione della partita, a essere la fortuna della NBA. Nel presente la NBA Cup appena vinta da Bucks è andata peggio di circa il 20% rispetto a quella 2023.

Venendo alle cause di un problema che riguarda la stagione regolare ma anche i playoff (eppure lì ‘Every game matters’, per citare l’Eurolega), il discorso più scontato è quello sul tiro da tre punti, che per come è usato oggi ha molti antipatizzanti fra allenatori e giocatori del passato, a partire da Shaquille O’Neal che ha fatto notare come tutti imitino i Golden State Warriors di qualche anno fa senza esserlo. I Celtics campioni stanno tirando da tre circa 51 volte a partita, quasi 10 volte più di loro stessi la scorsa stagione e 20 volte più dei citati Warriors, anche nella versione con Kevin Durant. Si parla tanto di Curry e compagni, ma nella NBA attuale (agevoliamo il link) tutti e 30 tirano più di loro anche presi nelle versioni estreme. Insomma, un tiro a segno che piace molto, così come le schiacciate, allo spettatore-turista e ai giovani, meno a chi è in grado di fare qualche confronto.

Detto questo, troviamo sbagliato ridurre tutto al ‘Signora mia, che bello il palleggio-arresto-e tiro dalla media’, visto che l’immagine della NBA non è soltanto sportiva ma anche politica. Se, come ci insegnano gli inviati italiani, l’America è spaccata, è logico pensare che un trumpiano appassionato di basket non sia così felice di ascoltare il 90% dei giocatori della lega (meglio: il 90% di chi si espone) fare endorsement per i democratici. Ed è una cosa che probabilmente va al di là della figura di Trump, vista la divisione etnica dei giocatori (nella NBA circa il 71% di neri) ed il posizionamento di marketing della lega a sostegno di tutte le situazioni woke tranne quelle che possano ledere gli interessi finanziari (esemplare il caso Cina). In fondo teniamo un’altra cosa che davvero non sopportiamo: la quantità di parquet NBA con colori sparati, a creare l’effetto videogioco, che fa sembrare finte anche le cose vere, visto che stiamo parlando dei più grandi giocatori del mondo. In fondissimo la cosa più ovvia: se hai a disposizione tutto, cala il valore di tutto.

stefano@indiscreto.net

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Il Muro della pallacanestro

    Lo spazio per i nostri e vostri commenti sulla pallacanestro italiana e internazionale, resistendo (ma anche no, perché questo è uno dei pochi sport in cui la nostalgia è fondata) al mantra ‘Una volta era tutto meglio’.

  • preview

    Meneghin senza piccioni

    Oscar Eleni fra pinguini fasciati del Sudafrica e un antipatico piccione verde dal becco grosso che si lamenta perché Meneghin non vuole dargli rifugio sul monumento che merita per come ha giocato, per come si è battuto nella vita, fare il presidente federale è un viaggio tormentato, per come ha festeggiato i 75 anni rispondendo […]

  • preview

    Solitudine del pivot

    Oscar Eleni rifugiato nelle Azzorre, sventolando manette per chi incolpa sempre gli altri se una città brucia, se i treni non arrivano mai in orario, se gli allenatori non riescono a far diventare bravi giocatori e atleti che forse non sono tanto capaci, se gli ambulatori non sono mai aperti, se i medici non sono […]