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Attualità

Perché il petrolio è crollato?

Indiscreto 20/04/2020

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Perché il prezzo del petrolio è crollato? Parlando di crude oil, cioè di petrolio prima della raffinazione, il WTI (West Texas Intermediate) è ora sotto i 15 dollari al barile, in questo istante leggiamo un clamoroso 11,87, mentre il Brent del Mare del Nord a 26,68. Nel 2008 il primo era in zona 150 (!) e il secondo 140… E tutti gli altri petroli del mondo, in ogni dove, hanno seguito la stessa tendenza.

In un momento in cui tutto viene spiegato in termini politico-sanitari bisogna dire che lo scorso gennaio, pur molto calati, i prezzi erano in zona 58 e 66. In altri termini: il coronavirus con il suo calo negli spostamenti ha dato una botta, ma il crollo parte da lontano. Merito, dal nostro punto di vista di consumatori, della sovrapproduzione visto che nel 2019 si sono superati i 100 milioni di barili al giorno. Ma anche, se non soprattutto, della rottura dell’alleanza fra i paesi OPEC, Arabia Saudita in testa, e Russia.

La teoria degli economisti di Putin è chiara: tenere artificialmente alto il prezzo del petrolio con accordi di cartello favorisce lo share oil statunitense e quindi, per banalizzare, i petrolieri texani della situazione e tutto l’indotto. Parentesi: gli USA sono i primi produttori mondiali di petrolio. L’Arabia Saudita, che gioca su più tavoli, ha accettato la sfida, e di sicuro a farsi più male di tutti saranno quegli stati senza le riserve finanziarie degli arabi e che dal petrolio dipendono quasi totalmente: Venezuela in testa. A esultare invece i grandi importatori, Cina su tutti. Si può dire quindi che la Russia abbia fatto un enorme favore a Xi.

Scendendo dai massimi sistemi alla pompa sotto casa, bisogna dire che una volta tanto il calo dei prezzi è evidente: un litro di benzina verde in modalità self nella periferia ovest di Milano l’altro giorno l’abbiamo pagato 1,380 euro: un anno fa era circa 20 centesimi di più, su un pieno di 55 litri sono 11 euro di differenza. Poco rispetto al crollo del prezzo del petrolio, ma di sicuro nell’ultimo anno non sono calati i costi di raffinazione e soprattutto il carico fiscale, che mettendoci dentro anche l’IVA è tranquillamente intorno al 65% del prezzo al consumo.

Insomma, il prezzo della benzina potrebbe scendere ulteriormente, ma non di tanto. Tasse e soprattutto accise sono quasi una variabile indipendente: di culto l’accisa ancora in essere per il finanziamento della guerra in Etiopia, 1935-36, anche se la più pesante di tutte è quella istituita dal governo Monti nel 2011 nel cosiddetto ‘Salva Italia’, 0,082 euro al litro. Come a dire che ogni pieno dovremmo imputarlo per 4,5 euro a Mister Loden. Adesso, senza i vituperati automobilisti, come si farà?

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