Per chi suona la Campania

2 Aprile 2013 di Oscar Eleni

EleniOscar Eleni senza debiti pasquali dalla utopica città di Novilla dove la banda municipale suona per noi il canto che scaccia gli avvoltoi dalla pianura: Largo, fate largo bambini, siete dei passerotti davanti al samurai a cavallo, il re del galoppo.

Il vecchio, il bimbo e le vergini della critica dai candidi manti. Scariolo risorto e redento. Sacchetti gli ha aperto le porte della fortezza sull’isola dove uno scrittore sudafricano sta scrivendo il libro da premio, quello sul campionato che soltanto Milano poteva animare, togliendolo alla feroce dittatura senese, ma non con la protervia del ricco che è tutto e dice agli altri voi non siete un cazzo. No, mano di velluto per canestri sputanti come direbbero i cani da guardia delle televisioni che vanno e vengono, tengono il basket come fazzoletto da taschino per pulirsi le scarpe se il calcio costa troppo, se il ping pong non ha in programma una partita di cartello.

Perché allarmarsi se la stagione, a parte Varese, propone soltanto squadre psicopatiche che un giorno stanno in cielo e l’altro nella stalla?  Tutto nasce dalla testa, dicono al Museo milanese della Scienza e della Tecnica dove chi cercava rifugio ha scoperto che esiste una matematica certezza di fare canestro se sai leggere le stelle, la luna, il fuoco delle tribune e delle erinni tribali che cantano le lodi dei signori. Andateci, al Museo, si imparano tante cose sulla biomeccanica dello sport, anche se sono sempre cuore e cervello ad infuocare le pianure di Maratona come urlava lo sfortunato ragazzo Kevin Ware, con la tibia che aveva bucato la pelle, mentre i suoi compagni di Louisville si guadagnavano contro Duke, la squadra di Kappa, le final four della NCAA salvando in parte la competenza del presidente Barack Obama che puntava tutto su Indiana e adesso si trova in semifinale con i Cardinals Wichita State mentre dall’altra parte avremo Michigan contro la zona di Syracuse che ha lasciato a 50 punti proprio la squadra nata nel regno di Bobby Knight quando picchiare i giocatori aveva un senso e sembrava persino curativo.

Adesso non puoi farlo più, neppure con le parole perché se uno scappa dalla dotta Bologna per andare in Turchia qualcosa non funziona davvero. Certo il creativo Sabatini deve aver studiato in sala progetti una macchina per autocanestri se ai soci di Lega, quelli che pagano, quelli che vorrebbero farlo ma non hanno i soldi, quelli che tremano aspettando la Covisoc del 10 aprile, quelli che cercano disperatamente un nuovo sponsor, se a tutte queste anime dolenti da canto infernale fa sapere che la sua gloriosa Virtus si accontenterà di  viaggi per scoperte enogastronomiche nei cinque turni che mancano per congedare dalla serie A l’Angelico Biella che Atripaldi non è riuscito a far uscire dall’antro di Circe da dove erano pur fuggiti compagni di viaggio stanchi della dittatura del genio di una lampada rimasta senza olio.

Certo questi giocatori stranieri per cui tanti hanno perso il sonno, la pace economica, l’armonia di squadra, stanno rompendo con le nostalgie pilotate dagli agenti ingordi.  Torniamo indietro, ritroviamo lo spirito che spinge Caserta o Montegranaro oltre la barriera corallina, dove i veri favoriti dell’Emporio, bevono Martini con Filo e ferru osservando la parte plebea del campionato. Il Pino Sacripanti e i ragazzi del coro casertano vanno a cercare nel vecchio Pianella quello che è rimasto della vera Cantù da quando le parti in commedia sono state rivoluzionate e in società si mette alla gogna chi produceva con poco. Il Carlo Recalcati che si è sentito dire dagli amministratori del Pala di Ancona che le porte per la Sutor restano chiuse per gli allenamenti, ma rischiano di non aprirsi neppure per il campionato se la società rifiuterà il saldo delle pendenze.

Caro Petrucci è ora di mettersi in viaggio. Altro che Chicago, per sentirsi dire un ni dai ragazzotti NBA che poteva essere udito anche al telefono, qui bisogna andare in  loco per scoprire  quanto ci mette un bonifico ad arrivare da Malta a Caserta, magari facendosi spiegare dai beffati della costa romagnola come è andata sempre con gli stessi soggetti che, per sfortuna legaiola, il presidente Renzi ha accompagnato in pompa magna alla prima uscita davanti alle telecamere. Caro Presidente Petrus si porti pure il segretario ma a Montegranaro ci passi, anche soltanto per vedere un paio di scarpe nuove, cercando di capire cosa succede, poi corra a Cremona ad ascoltare il Vanoli che ha già fatto sapere di non poter andare avanti senza compagni di portafoglio. Perché lui e non l’uomo di Lega?

Giornata del candore  campano, con Caserta ed Avellino che mettono sul rogo Cantù e Siena, due che dovevano fare lega per andare contro Milano e adesso sono alla deriva, i primi perché non stanno dietro al loro Custer circondato da fantasmi, dove tutto sembra svanito nel livore, nei risentimenti personali se una società “costretta” a cedere Markoishvili si trova ora in alto mare. Cercare colpevoli non serve. Se si ha il coraggio di mettere in discussione gli uomini allora è anche il tempo delle decisioni: fuori dal Cantuchi chi non la pensa comer l’ingegner Cremascoli.

Per Siena la campana è suonata nel giorno stesso in cui si sono rotti i pezzi nella impossibile rincorsa della gloria europea, dopo il raid da Navy Seals in coppa Italia, un salto esagerato che sembra aver portato su Minucci e i suoi la stessa  maledizione che ora perseguita chi ha annientato il califfo. Con i cerotti si deve dare spazio a gente che era entrata da porta Camollia senza sapere dove stava andando e che arrivata in Piazza ha cominciato a cadere da cavallo. Brown si porta dietro tutti e il  Sanikidze che credeva di essere da grande  squadra ora sa di esere soltanto un viandante con garretti solidi, ma poca sostanza tecnica. Non parliamo della batteria esterni, un pianto adesso che Carraretto sembra essersi accorto del tempo che diventa tiranno più di certi arbitri diventati, improvvisamente,  abili ed arruolabili se fischiano pure le cazzate.

Già, in Italia un Sahin, che può dirigere CSKA-Real Madrid, è di seconda fascia, secondo questi geniacci del fallo tecnico per sospensione al ferro superiore a secondi tre, quattro,  diteci voi quanto basta per il buon senso togliendo la gioia del bambino che fa ooohhh alla folla imbesuita dalle cavallette tipo Eze, altro vuoto a perdere senese, una sfida orgogliosa e inadeguata ai tempi di crisi, tipo il Richardson che sogna con Pancotto, mentre in eurolega e anche più in alto la pensano ben diversamente. Ah, come non capiscono lassù dove si puote. Qui sappiamo bene come sistemare chi non ha protettori e non fate i furbi pensando che Sahin abbia davvero santi nel paradiso sputtanato della critica banderuola. E’ in questa assurda situazione proprio perché non ne aveva con Zancanella e l’arbitro di Lega, è così adesso perché invidiano la sua calma, la classe, anche se questo non lo salva da errori o da direzioni criticabili, pur sapendo che se un presidente di Reggio Emilia sbraita, per la verità all’inizio lo faceva anche con Menetti, c’è pure chi in città sa distinguere il buon arbitraggio dalla modesta direzione come ha scritto anche l’immarcescibile Sidoli.

Stiamo fuggendo sulla barca del vecchio e del bambino inventata da Coetzee perché abbiamo sbagliato ad avere troppa fretta prima di veder sbocciare la primavera, fa freddo ancora, e l’Emporio Armani. Erano nascosti nell’erica, posteggiavano in sosta vietata intorno alla fontana storica del Lido, ma erano pronti a mettere la mimetica. Ora vedono tutto più chiaro. Resta soltanto Varese a tormentare le loro notti dopo lo scacco al Forum, in campionato e  coppa Italia, ma sanno bene che le caviglie di Banks e di Ere con il passare dei giorni, ustionate da impegni ravvicinati come quelli dei play off, potrebbero cedere mentre guarisce anche la schiena di Hairston. Insomma hanno in mano la situazione dopo aver superato il deserto degli affetti e adesso sono pronti a prendersi Acaba perché i cannoni degli altri sono girati dalla parte sbagliata.

Non è vero che c’erano fiumi di porpora nel Lido assediato soltanto dai comitati di zona. Multe, congelamenti dello stipendio erano soltanto specchietti per allodole minchione. Gli agnelli sono diventati leoni in Sardegna dove si sono confusi con i piatti mare-terra e hanno fatto indigestione di complimenti prima del grande esame ad una difesa ridicola che non poteva esaltarsi in attacco perché con le mani addosso il loro gioco, rubiamo dal Pedrazzi, diventa soltanto anarchia. Viva  don Sergio e il suo profeta con l’onda. Viva il Proli paziente. Sono pronti. Basta scavalcare i cavalli di frisia che metteranno prima a Varese e poi in quel che resta di Cantù infiltrata dal Mancinelli che a Milano non volevano più perché ama attaccare, ma in difesa si sporca poco, poi avremo la resa dei conti. La proiezione Sim Salabim scrive così il play off alla prima ondata di sette: Varese-Venezia, Sassari-Reggio Emilia, Roma-Siena, Cantù-Milano.

Non ci ha preso Obama con la NCAA, figurarsi se ci azzecca il mago di tutti i canaglia della terra che hanno fatto singhiozzare i Bertoldini del gran signore delle arti che si possono vedere in un vestito, in un profumo, negli occhiali da sole, su una pista da sci, in pedana per l’Oscar. Pagelle con la speranza di togliere dalla depressione un  amico geniale, stanco di aprire le porte del suo sapere papale per combattere il fuoco di tutti i marcantonio di questa terra. Noi siamo con lui per qualsiasi viaggio oltre la barriera che il tempo rende così difficile da saltare. Un calcio alle medicine e alle diagnosi catastrofiche. Meglio godersela  a Covadonga, nelle Asturie e con tanta forma.

10 A Sergio SCARIOLO perché il modo in cui ha fatto passare da avvoltoi i suoi denigratori, la maniera in cui ha spiegato dove si nasconde l’incompetenza degli impazienti, deve servire da monito ai frettolosi senza portafoglio. Lui è il grande Temporeggiatore dell’anno 2013. Avrà il suo trionfo, almeno questo dicono i corvi visti persino dalla postazione defilata del grande Fuochi in quel di Bologna dove pure a Scariolo non resero la vita facile quando Seragnoli voleva la sua testa.

9 Al Pino SACRIPANTI che non aspetta navi da Malta, non s’illude di vedere la banca aprire le porte per la goia del suo manipolo di prodi che hanno sbancato persino la casa dove è  nato, quel Pianella dove, si dice, lo rivorrebbero in tanti. Il ragazzo Marzaioli che chiude la partita contro Cantù è un flash che dovrebbe almeno portare sole al Circeo dove Petrucci sta già dicendo che forse ha sbagliato a tornare nel mondo ics dove Meneghin faceva fatica a farsi ascoltare dai capimanipolo delle bande per avere più pennini e gomme e meno canestri.

8 Al Cesare PANCOTTO che non prenderà Venezia per la coda e non avrà i play off, ma almeno potrà chiudere la stagione convinto che se fosse arrivato prima, con Lakovic, si capisce, avrebbe magari regalato qualcosa di speciale anche ad Azzurra se questo Biligha nato a Pistoia fosse preso in considerazione.

7 Al Carlo RECALCATI che ha trovato un filo rosso per accendere la dinamo di casa Sutor, ora che non sa nemmeno dove sta questa casa se ad Ancona chiuderanno le porte del palazzo per la notte televisiva contro Varese di domenica prossima. Lavorare in questo modo sarà anche stimolante per un classe 1945, ma certo è davvero ingiusto che si debba vivere sul filo del rasoio anche quando dovresti raccogliere soltanto fiori e premi.

6 Al GRESTA che guida Cremona, un’altra delle squadre in crisi economica che sono arrivate felicemente in porto. Ha fatto davvero bene e forse ha ragione lui quando ci dice che in palestra si può anche andare per divertirsi. Caja la pensava in maniera diversa. Forse anche lui avrebbe trovato la salvezza, lui che  insieme a Peterson, Gamba, Casalini, Pozzecco che a Capo d’Orlando è arrivato schivando  gli avvoltoi che beccavano il suo predecessore , insomma il mondo intero, ha capito che lo scudetto, finalmente, come dice con ironia Tanjevic conoscendo i suoi polli trapiantati a Milano, sarà dell’Emporio perché basta davvero poco per scoprire che gli altri hanno in mano soltanto coppie vestite, o almeno così sembra ai primi giorni d’aprile, soprattutto il primo di aprile.

5 Al giovane MARTOLINI arrivato in alti fra gli arbitri nel nome del padre  perché pensavamo che la nuova generazione fosse più rock e meno bigotta. Una schiacciata con sospensione ai ferri merita l’ammonizione verbale prima del fallo tecnico, essere più realisti del facchinismo in terra dove si salta davvero poco, chiedete a Siena che perde tutte le battaglie  a rimbalzo, non ha senso. Godetevela con stile, non con sicumera.

4 Al PETRUCCI silente mentre la base manda messaggi da paura. La serie A, pseudo professionistica, boccheggia. Le serie minori, che si affidano alla fede più che alla conoscenza, hanno già annunciato che se le tasse non diminuiranno, se le multe non saranno proporzionali ai campionati dove incassi due lire, allora altre società gloriose chiuderanno come già a accaduto a Como, Sesto, Rho, tanto per citare lo schianto nella Lombardia infelix dove Milano si domanda perché il presidente del comitato  va sempre a vedere Cantù e quasi mai l’Armani, sapendo che la calunnia, come succede con don Sergio, non regge.

3 Ai NUOVI GIOCATORI DI SIENA che hanno quasi tutti mancato il salto nella vera qualità. Colpa loro e di chi li ha scelti, colpa della congiuntura  in una banca che non è più né mucca né mucchina, ma bisogna anche dire che non aver compreso lo stile e il modo di vivere mensanino fa parte del nuovo basket che abbiamo creato. Devono pentirsi tutti, anche se il passato è storia e quella resterà pur dovendo difendere i titoli da chi non ha mai creduto che fosse tutta opera della mano dell’uomo e che certe vittorie nascevano dallo spirto santo che fischia o che sbaglia squadra. La coppa Italia come prova che lo sforzo per resistere c’era, ma poi infortuni, balli europei e perdita del buon senso pensando alle notti fiorentine hanno fatto naufragare la barca.

2 A Piero BUCCHI che si trova lontano dai play off che pure aveva sfiorato, in piena crisi, come se la squadra fiorita dopo il diffcile avvio da neo promossa si fosse venduta l’anima alla prima sirena.

1 Al SABATINI che non può dire, neppure per scherzo, che la sua Virtus si divertirà nelle ultime  giornate di campionato pensando al piacere enogastronomico del viaggio e dello stare insieme. Rischioso, ingiusto.

0 Agli STRANIERI col mal di pancia, tipo calcio, che vanno via senza nulla osta, che restano ma non giocano, insomma una dittatura infame che dovrebbe convincere la federazione alla faccia della Lega silente, di tutte le coppe mai frequentate, che è venuto il momento per ridurre la legione straniera ai minimi termini. Godiamoci i nostri, anche quelli che dovranno diventare da esosi e buoni figli della parrocchia a spicchi, mandiamoli in trincea, siamo sicuri che molti daranno più di certi pseudo fenomeni venduti all’asta dai Mabuse del circo.

Oscar Eleni, martedì 2 aprile 2013 

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