logo

Basket

Pedemontana solo con i canestri

Fabrizio Provera 23/01/2013

article-post

Nell’attesa che si materializzi l’arteria stradale – sembra nel 2014, dopo un’attesa di oltre mezzo secolo: parlare di gap infrastrutturale è un eufemismo – la pallacanestro italiana, nel suo periodo di maggiore crisi in epoca moderna, riscopre due primazie: quella dell’asse Pedemontano e la riscossa dei piccoli campanili contro le realtà metropolitane.

Partiamo dall’asse cestistico/geografico rappresentato dalla triade Varese-Cantucky-Milano: a 14 anni dall’ultimo, storico scudetto di Pozzecco, Meneghin jr, Mrsic e compagni, la Pallacanestro Varese ha concluso al primo posto, contro ogni pronostico, il girone di andata. Vincendo ai punti ma anche nell’indice di gradimento della spettacolarità, grazie a un gioco frizzante e capace come pochi di esaltare il collettivo. Merito di scelte tecniche azzeccate, dell’ormai rodata formula del consorzio e forse anche delle ottime intuizioni di Gianmaria Vacirca, il cui arrivo alla corte di Masnago è coinciso col primato della banda di Frank Vitucci (il vulcano Vacirca sta realizzando un sito sulla storia cestistica varesotta: da seguire con attenzione).

A poche decine di chilometri la piccola Cantucky, vincitrice del primo trofeo di stagione, la Supercoppa, e reduce dalla fresca nomina della sua lider maxima Anna Cremascoli alla vicepresidenza della Federbasket, nell’era del Petrucci bis. Questione di ‘schei’ o di ‘grano’, verrebbe da dire istintivamente, perché al duo di vertice pronto a incrociare le lame alle Final Eight di coppa Italia s’aggiunge ovviamente Milano, che in era Armani mantiene sempre e comunque centralità mediatica e d’immagine. Al di là dei risultati, purtroppo per gli ‘amati’ cugini meneghini (scusate, il cantuckysmo latente…). Si riparte insomma da qui, dal palmares sterminato di queste tre società, passate dai trionfi più gloriosi alla soglia della sparizione; dalle luci della ribalta internazionale all’oblio; dallo sfoggio di campioni indimenticabili (Morse, Raga, Meneghin, McAdoo, D’Antoni, Marzorati, Riva) agli anni bui di oscuri mestieranti del parquet degni delle ‘minors’.

Accanto alla voglia di riscatto pedemontano, avanza l’arrembante riscossa delle piccole realtà locali: Sassari è forse il caso più eclatante, con una squadra divenuta simbolo di una terra, pur senza essere in possesso di blasone e titoli. La squadra di Sardara, che sta fidelizzando una falange rumorosa e granitica di spettatori, è un esempio positivo di resistenza alla crisi. Paradossalmente,invece, la migliore stagione della Virtus Roma da anni a questa parte arriva nel momento in cui il budget viene ridotto a quello di una neopromossa senza ambizioni, in cui si rinuncia a certe smanie di ‘grandeur’ capitolina, in cui una bandiera come Gigi Datome pur di restare si riduce – e non di poco – lo stipendio. Un successo da provinciale che non ha più la paura di travestirsi da metropoli, quale non è più (cestisticamente parlando). Momento assai buio e triste per un’altra nobilissima metropoli del cesto, la Virtus Bologna: la Basket City dell’avvocato Porelli è un ricordo pallido, il vulcanico presidente Sabatini- a 50 centimetri da noi, durante il recente Cantucky-Virtus – ha lo sguardo spento, l’esplosività dialettica ed oratoria smorzata (lontani i tempi del presunto Kobe Bryant in maglia Virtus e del Pianella ribattezzato, con poco rispetto, una specie di garage…), ma soprattutto preoccupa il pollice verso dei senatori del parterre, ossia di uno dei pubblici più preparati ed esigenti del basket. Quello di Bologna, dell’ex Madison di piazzale Azzarita ed oggi dell’Unipol Arena. E pensare che non è riuscita manco la scalata alla Bnl.

Riflessioni fatte alla vigilia della Final Eight di coppa, che grazie alla già citata capacità relazione di Gianni Petrucci – e al buonsenso- si giocheranno a Forum apertissimo, finalmente non inibito alle tifoserie. Alcuni danno la nostra Cantucky per favorita. Noi respingiamo con forza, facendo debiti e comprensibili scongiuri: Varese, Siena e Milano. Vanno a loro, i favori del pronostico. Un asse pede(tosco)montano.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Il Muro della pallacanestro

    Lo spazio per i nostri e vostri commenti sulla pallacanestro italiana e internazionale, resistendo (ma anche no, perché questo è uno dei pochi sport in cui la nostalgia è fondata) al mantra ‘Una volta era tutto meglio’.

  • preview

    La stessa fede di Carnesecca

    Oscar Eleni nel labirinto della stazione romana Tiburtina, aiutando i compagni di viaggio a non maledire proprio tutti i 200 cantieri incompleti che aspettano i giubilanti in mezzo a tanti maledicenti con gli occhi dei leoncini appena nati in Tanzania. Ci vorrà tempo per metabolizzare la giornata nel tempio del palazzo acca, Malagò regnante, con […]

  • preview

    Sfortuna sui tiri aperti

    Oscar Eleni sul letto di ortiche dove ci costringe la passione per chi gode accontentandosi di vestire disastri con il sorriso. Lo sa anche il pinguino messo fuori dal branco perché il melanismo delle isole atlantiche georgiane gli ha cambiato colore e per il resto della tribù resta un diverso. Notte insonne e insana dopo […]

  • preview

    Il canto del Galloway

    Oscar Eleni in fuga nelle Azzorre per non sentire i fischi alla Marsigliese, una buona scusa  per non guardare il “nuovo calcio” dentro San Siro nel giorno in cui tutte le feste sono dedicate a Sinner su reti unificate, con visita pastorale finale anche da Fazio, l’unico teatro dove sembra possibile dire ancora qualche verità […]

  • preview

    Vincere con Librizzi

    Oscar Eleni in testa al corteo che cerca di proteggere i poveri macachi fuggiti dalle celle dove vivevano come cavie. Siamo nel Sud Carolina e la fuga c’entra con le torture nel nome della scienza, non certo con le votazioni presidenziali. La polizia chiede alla gente di tenere porte e finestre chiuse, escludendo però che […]

  • preview

    Fango contro il Re

    Oscar Eleni fra le capanne colorate del Suffolk insieme agli indiani Cuna che, fuggendo da un‘isola panamense, hanno tirato fango verso il re, le autorità, senza ancora sapere che questa rivolta avrebbe ispirato altre proteste. Lo hanno scoperto a Valencia il Re di Spagna e il suo primo ministro davanti a gente furiosa, stanca di […]

  • preview

    Brooks Brothers

    Oscar Eleni respinto dai buttafuori mentre pretendeva di entrare a vedere il tramonto all’Idroscalo di Milano dove tutto cambia in un attimo meno l’orario fisso dei petardi fatti scoppiare nella notte e la crisi dei suoi campioni dello sport. Una passione insana per la beatificazione dei santi, cosa difficile nello sport, e la commemorazione dei […]

  • preview

    Bronny James ridicolo

    Bronny James è ridicolo? Sì, ma è un ridicolo con un perché. Come tutti sanno, l’altra notte il figlio di LeBron James è sceso in campo con i Los Angeles Lakers nella loro prima partita stagionale vera, contro i T-Wolves. JJ Redick gli ha dato 2’41” verso la fine del secondo quarto, in campo insieme […]

  • preview

    Su le Mannion

    Oscar Eleni ospite della scimmia albina e del rospo ciarliero nel parco che in Costarica curano bene temendo il vulcano Tenorio. Diavoli e angeli tengono lontana la gente che ancora protesta dopo l’eurofiguraccia Armani contro Kaunas  e Trinchieri che si è bevuto 27 bottiglie della collezione Messina. Ascoltando la predica di un teologo tedesco che invita […]

  • preview

    Tutto in famiglia

    Oscar Eleni nella valle desolata dei babbuini fra licheni gialli e rossi ascoltando l’eco di una bella intervista a Stefano Bonaga, filosofo, amante del basket come il fratello Giorgio, chimico illustre e, come lui, figlio della Virtus Bologna dove hanno camminato  ad ogni livello dalle giovanili alla prima squadra se serviva. La curiosità di un […]