Animali
Pecore al PalaSharp
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2014-10-08
Il PalaSharp dove, soprattutto con le precedenti denominazioni (da PalaTrussardi in poi), abbiamo assistito a grandi eventi sportivi, su tutti la rimonta dell’allora Tracer sull’Aris Salonicco in Coppa Campioni dopo il meno 31 dell’andata, è uno dei tre luoghi di Milano candidati a trasformarsi in una grande moschea. Diciamo pure il candidato numero uno, nonostante la giunta di centro-sinistra ancora si vergogni (giustamente) di annunciarlo ai propri elettori. Non è un pistolotto contro l’uso folle dei soldi pubblici, che potremmo facilmente riempire con esempi cristiani o laici, perché almeno ufficialmente l’operazione di costruzione e riqualificazione dell’area sarà a carico del Coordinamento delle associazioni islamiche, con massicci finanziamenti da parte di uno stato iper-canaglia come il Qatar. Era solo un pretesto per ricordare la Festa del Sacrificio, conosciuta come Id al-adha, la tradizione musulmana che qualche giorno fa ha illuminato con la sua grazia ovviamente anche varie zone d’Italia (una stima ottimistica indica che da noi i musulmani sono circa 2.200.000). Scopo della festa è ricordare Abramo e il sacrificio del montone che fece una volta che Dio gli permise di risparmiare suo figlio Isacco (per chi crede a queste storie, ovvio). Senza entrare nel dettaglio della macellazione halal, un po’ in tutta Italia pecore e capre sono state sgozzate e squartate (da vive, legate e terrorizzate: Allah e Dio non si discutono, si amano) in abitazioni private, giardini ed in generale posti diversi da macellerie e mattatoi. Ci manca il coraggio per pubblicare foto e video, girati in situazioni semi-pubbliche, ma i più curiosi possono trovarli facilmente. Non abbiamo letto di interventi di poliziotti o vigili: non c’è più reazione, non c’è mai stata giustizia, non ci può essere un dio che accetti tutto. Ma nel PalaSharp del futuro, invece che gli assist di D’Antoni e i tiri di Franco Boselli, si potrà vedere questo ed altro. Onore alle pecore in attesa, senza volerlo, di essere sgozzate. Mentre noi andiamo incontro al macello quasi con gioia, discutendo con un daiquiri in mano delle colpe della società occidentale.