Peanuts, specchio di una vita da cani

22 Luglio 2015 di Paolo Morati

Di recente ci è stato raccontato il caso di un ragazzino preso in giro a scuola perché leggeva i Peanuts. L’episodio ci ha fatto riflettere su come il giudizio basato sull’ignoranza (nel senso di non conoscere quello che si sta giudicando) sia anche quello più spesso diffuso, per mancanza di tempo, pregiudizio o informazione sommaria dei fatti. Nel merito delle strisce create da Charles Schulz, la tesi esposta era che si stratta di ‘fumetti’ – e già su questo ci sarebbe da ragionare – per ‘bambini’. Un errore che a degli undicenni fanatici dei super eroi e pronti al salto nell’adolescenza si può anche perdonare, anche se andrebbe loro spiegato come nella realtà le storie di Charlie Brown e dei suoi amici raccontano un mondo che riguarda prima di tutto gli adulti a cui tanto agognano,  snocciolando perle di saggezza e delusioni delle quali fare tesoro. A cominciare da quel maschietto con il testone e un ricciolino, insicuro e titubante, un perdente nato patito del baseball e con il quale spesso si identifica erroneamente il fulcro dell’universo dei Peanuts.

Chi nella vita si è sentito come Charlie Brown sa che cosa stiamo dicendo: innamorato di una ragazzina con i capelli rossi che ne ignora i sentimenti, e a sua volta nel mirino del cuore del maschiaccio Piperita Patty (che lo chiama Ciccio) alla quale non riesce mai a dire delle parole giuste. Ma nella realtà quello dei Peanuts è un mondo orizzontale che ricostruisce in appuntamenti da quattro vignette da leggere più volte i comportamenti, i pensieri, le relazioni degli adulti, e le loro reazioni, il tutto calato però in forma fanciullesca. C’è Linus e la sua coperta che gli dà tanta sicurezza, c’è sua sorella Lucy, antipatica, prepotente, irascibile e dispensatrice di consigli (a pagamento), c’è il mini-pianista Schroeder (che rifiuta l’amore di Lucy) e la secchiona Marcie (migliore amica di Piperita e anche lei innamorata di Charlie), fino alla sorellina di Charlie Brown, Sally con tutte le problematiche del rapporto fraterno e ancora una volta l’amore non corrisposto (questa volta da parte di Linus). Insomma, si delinea quella costanza del rifiuto o incapacità di cogliere e ricambiare i sentimenti purtroppo molto umana e razionale nonché poco istintiva.

Ma il vero punto di riferimento per tutti è diventato senz’altro il ‘bracchetto’ Snoopy, in realtà un beagle, con il passare del tempo sempre più importante nelle vicende e fonte di umorismo sottile. Scrittore, aviatore, introdotto in fantasiosi contesti mentre ricopre diverse cariche e svolge mestieri assurdi per un animale, sempre immerso in pensieri che in quanto cane solo chi legge può sapere. Anche lui giocatore di baseball, si accompagna con il suo grande amico l’uccellino Woodstock, un’altra trovata geniale di Schultz con quel suo esprimersi in modo criptico tranne che per Snoopy il quale, tutto sommato, alla fine si rivela l’unico personaggio con una vita piena, dinamica e realizzata (realmente o apparentemente per auto convinzione) in 50 anni di storie. E il fatto che, pur in una visione parziale, si tratti di un cane alla fine dovrebbe (ahinoi) far riflettere tutti.

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