Pagelle da buttare

19 Febbraio 2014 di Indiscreto

Da ieri è diventato puro culto il video di una trasmissione del lunedì sera in cui il direttore di Telelombardia e Antenna Tre, Fabio Ravezzani, ha cacciato dallo studio l’ospite Marcello Chirico reo di avere asserito che alcuni giornalisti sportivi abbassano i voti in pagella ai giocatori che rifiutano di fornirgli informazioni confidenziali (e ovviamente sono molti di più quelli che li alzano artificialmente ai ‘fornitori’). Tutto è avvenuto al termine di 5 minuti di divino trash, con il picco della difesa della categoria dei giornalisti sportivi da parte di Ravezzani, in un crescendo ad uso di You Tube (tutti professionisti, è chiaro). Come al solito non facciamo i democristiani: nel merito aveva ragione Chirico (per i non lombardi: la sua parte è quella del giornalista juventino), chiunque abbia anche indecentemente fatto il giornalista sportivo per anni è stato testimone di mercanteggianti a volte ingenui e a volte meno. Per difendere i giornalisti ci sono insomma appigli migliori. Ma non è questo il punto, anche se il video è molto divertente. La domanda, che non sottoponiamo a sondaggio perché è retorica, è la seguente: le pagelle, cioè di solito l’unica cosa delle pagine calcistiche che leggiamo (anche in ottica Fantacalcio), sono credibili? La risposta è no e non solo per le trattative di cui sopra. Nelle partite serali, con i tempi di chiusura delle pagine sempre più stretti (alcuni giornali pretendono il pezzo alle 22 e 30), il secondo tempo delle partite di fatto non viene visto perché si sta scrivendo (chi è che aveva detto ‘O si vive o si scrive’? Google dice Pirandello). In quelle pomeridiane invece il tempo a disposizione è paradossalmente troppo. Ci si ‘confronta’ con i colleghi, con il risultato che chi dà voti alti o bassi poi li cambia verso il centro, con una ‘scelta civica’ un po’ codarda. Ma soprattutto si ricevono la visita o la telefonata dell’addetto stampa, con registri che possono andare dal mellifluo ‘cosa scrivi domani?’ a minacce più incisive. Il giornalista capace cavalca l’onda, finge di ascoltare e poi scrive ciò che vuole. Quello scarso si spaventa e pensa che da cosa possa nascere cosa.

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