Pagando Beckham

26 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

David Beckham è diventato un traditore dell’Occidente e dei valori liberali della stessa Inghilterra, diventando testimonial dell’orrido Mondiale di Qatar 2022? La nostra risposta è sì, ma molto, molto meno di chi tifa in maniera acritica per squadre veicolo del soft power dei paesi arabi, come Manchester City, Newcastle e Paris Saint-Germain, che hanno comprato così tante persone, a qualsiasi livello, da non doversi nemmeno inventare un finto imprenditore a fare da schermo.

Beckham ha comunque dimostrato che a volte nemmeno i ricchi sanno dire di no ai soldi, in questo caso 18 milioni di euro l’anno per 10 anni per promuovere l’immagine di un paese come il Qatar, attivissimo nello sportwashing e desideroso di legare la sua immagine a personaggi positivi e rispettati in tutto il mondo, come appunto l’ex stella del Manchester United.

La considerazione coverizzata è sempre la stessa: l’Inghilterra, almeno l’Inghilterra di adesso (godiamocela, perché le tendenze attuali indicano che nel 2050 il 40% della popolazione sarà di fede musulmana) non vorrebbe mai avere come suo testimonial un ex campione qatariota, mentre all’opposto questi paesi hanno un disperato bisogno di simboli, per non dire trofei, occidentali da esibire.

Dal nostro bar della periferia Ovest ci dicono che loro non rifiuterebbero nemmeno 18 euro da Messina Denaro, figurarsi 18 milioni dagli organizzatori del Mondiale. Ma quelli sono subumani, che passano dall’acquisto di un gratta e vinci ad un litigio per il fallo di Dumfries, dall’abbonamento pirata a DAZN ad un certificato di malattia fasullo, dal pranzo della domenica con i suoceri alla frequentazione di trans. Non possono insomma scegliere. Ma Beckham e tante altre persone ancora sì.

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