Padel per Scanzi
13 Settembre 2023
di Stefano Olivari
Nel tennis ci impressiona che Novak Djokovic a 36 anni sia superiore a campioni di 27 come Medvedev o di 20 come Alcaraz, nel padel che Andrea Scanzi a 50 anni sia entrato nei primi 1.000 giocatori in Italia. La notizia l’abbiamo letta tutti ed inutile che stiamo a copiarla: certo una cosa è il tennis e un’altra il padel, anche se fanno parte della stessa federazione (che adesso si chiama tristemente FITP) e molti di quelli che lo giocano vivono il padel come una specie di Serie B del tennis (Pietrangeli: “Il tennis per le pippe“), per chi non ce la fa più. Come il calcetto con il calcio a undici o, mutatis mutandis, la masturbazione con il sesso. Tutte cose divertenti, ma non si può dire che siano la stessa cosa.
Da sottolineare che Scanzi non ha un passato tennistico, neppure di basso livello, e che ha iniziato ad impegnarsi con il padel da pochi mesi. Il trucco potrebbe essere che in Italia i tesserati del padel sono poco più di 51.000 e solo una esigua minoranza di loro disputa tornei che diano punti nel ranking: insomma, per farsi strada in questo sport, a basso livello, basta avere tempo libero, due braccia e due gambe, anche se uno ha cinquant’anni come il caregiver aretino, uno che oltretutto possiede quasi tutti i requisiti dell’Uomo Indiscreto.
Cosa vogliamo dire? Che un gioco che merita rispetto a livello di pratica, come i citati calcetto e masturbazione, o al limite la boxe femminile, è inguardabile dal punto di vista dello spettatore. Eppure Supertennis ci crede molto e anche su Sky il padel è dilagante: tanti ci hanno investito cifre importanti (anche la Ndrangheta, come si è visto di recente a Milano) e nel conformista mondo del marketing, pieno di finti anticonformisti, tanti cavalcano questo fenomeno con lo stesso spirito con cui qualche anno fa credevano nel rugby e con cui magari fra qualche mese pomperanno il pickleball, che rispetto al cugino padel ha il grande vantaggio (oltre a quello di essere americano e quindi alla lunga vincente) di poter usare campi da tennis riadattati invece di investire 20.000 euro a botta.
Il padel è una bolla? No, nel centro sportivo dove da 33 anni giochiamo a calcetto i più giovani del calcetto hanno l’età di Scanzi mentre negli ormai dominanti campi da padel giocano persone nettamente più giovani, quindi pensiamo che il padel abbia un buon futuro a livello di pratica. Ma lo spazio mediatico che gli viene concesso, sia pure a pagamento (intendiamoci, vale anche per la A2 di pallacanestro o per il volley, non sono certo scelte dei direttori), è davvero esagerato e poco genuino. Sarà anche per questo che il padel ci sta sul cazzo.
stefano@indiscreto.net
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