Cinema

Paddington in Perù

Indiscreto 03/04/2025

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Qualche giorno fa abbiamo visto al cinema Paddington in Perù, il terzo dei film con protagonista uno degli orsi più amati del mondo e sicuramente della Gran Bretagna, nella fascia dai 5 ai 10 anni anche da noi. Mentre noi accompagnatori ci strafogavamo di popcorn, quasi in contemporanea in Inghilterra venivano condannati a pagare una multa di 2.725 sterline a testa e a svolgere lavori per la collettività due ingegneri di 22 anni (ma dove si sono laureati, a Unicusano?) della RAF, che ubriachi avevano danneggiato una statua di Paddington e poi ne avevano anche rubato qualche pezzo.

Come al solito abbiamo il tasto populismo schiacciato: i due cretini avrebbero rischiato meno minacciando un essere umano o un orso reale. Ma ci ha colpito la morale del giudice, che ha ricordato che facendo male a un simbolo come Paddington i due hanno fatto male a un personaggio che “rappresenta la gentilezza, la tolleranza e promuove l’integrazione e l’accettazione nella nostra società“. Paddington? Integrazione? In questo film, dove fra gli altri ci sono anche uno strepitoso Banderas, ormai in modalità De Niro (se lo pagassero commenterebbe il VAR di Empoli-Bologna), insieme a Hugh Bonneville (Lord Grantham forever), Olivia Colman (The Crown) e per qualche secondo anche Hugh Grant, il tema sarebbe un po’ tirato per i capelli, anche se nello spiegone finale Paddington fa la distinzione fra tribù e famiglia, ma è vero negli ultimi anni l’orsetto senza averne colpa è diventato vittima di segaioli mentali di ogni colore.

Per alcuni è un simbolo dell’immigrazione (arriva appunto dal Perù, ma il punto è che nessuno detesta i peruviani, né i peruviani voglio sovvertire il modello di vita britannico) buona, per altri, per altri una specie di fantoccio della cultura dominante visto che con la sua vita dai Brown ha interiorizzato i valori inglesi tradizionali e abbandonato i suoi originari. A noi, suoi frequentatori anche attraverso i libri, Paddington è sempre sembrato un esempio di positività, uno che non si perde mai d’animo (una cartella stampa redatta in maniera criptogay parlerebbe di ‘resilienza’) e che non si lamenta, quindi altamente educativo.

stefano@indiscreto.net

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