Onore ai non furbi
23 Giugno 2010
di Stefano Olivari
Una Germania più furba, nel senso peggiore del termine (ma non ci viene in mente il migliore), nei minuti finali della partita con il Ghana avrebbe incaricato Arne Friedrich di svirgolare per ‘sbaglio’ un rinvio e di segnare nella porta di Neuer. Si sarebbe così evitata un ottavo con l’Inghilterra, scegliendosi gli Stati Uniti. Cose del genere sono spesso accadute nello sport, a partire da quell’autocanestro del Real Madrid del grande Pedro Ferrandiz per evitare il pareggio e quindi i supplementari di una partita di Coppa Campioni in trasferta a Varese.
Invece anche sotto l’aspetto etico la squadra di Low (scusate, non riusciamo a non pensare al grandissimo Gary Low di You Are a Danger, romano ma più biondo dell’omonimo tedesco) ha confermato l’ottima impressione destata finora: non ha il fuoriclasse baciato dagli dei, anche se magari in prospettiva potrebbe esserlo Ozil, ma pratica un’idea di calcio molto precisa. Lo fa a costo di sacrificare Podolski, troppo largo sulla sinistra, ma è un sacrificio necessario per dare libertà ad Ozil e tenere larga una difesa che sull’altra fascia ha il martellante Muller. Cacau non c’entra palesemente niente con il contesto, ma è meglio di niente. E comunque contro l’Inghilterra tornerà Klose.
Il Ghana diventa la prima e forse unica africana agli ottavi di Sudafrica 2010 (li aveva raggiunti già 4 anni fa, poi eliminata dal Brasile di Ronaldo e Adriano), confermando di avere una cultura di squadra che nel continente è conosciuta solo nelle nazioni mediterranee. Onesto in difesa anche quando la Germania stava dominando, grazie all’attenzione dei Mensah (non fratelli e nemmeno parenti alla lontana) e all’agonismo di Paintsil e Sarpei, è fin troppo legato al concetto di ripartenza: quasi sempre appoggiandosi su Gyan, che a seconda di dove si trova scambia con Tagoe e Ayew, provando poi l’uno contro uno o cercando un ‘rimorchio’ dai centrocampisti che spesso non arriva. Ha un atteggiamento decente anche Muntari, degradato a riserva, significa che Rajevac ha lavorato molto anche sulle teste. Non è un caso che i vice-campioni d’Africa ce l’abbiano fatta a passare grazie a due partite in controllo (la prima e la terza) e ad una battaglia con l’Australia condotta però in superiorità numerica per l’espulsione di Kewell.
Un peccato avere visto solo gli ultimi minuti di Australia-Serbia, quando un gol avrebbe portato in Paradiso la squadra di Antic. Come disse Picchio De Sisti (”Io picchio De Sisti”) al conduttore della Giostra del Gol (gli italiani all’estero possono godersela sempre) che gli chiedeva pareri tattici su sette partite in contemporanea: ”Mi spiace, al massimo riesco a vederne una”. Sicuro è che la Serbia contro una squadra anziana e matematicamente quasi eliminata è riuscita a suicidarsi. Possibile che Antic torni alla sua amata Liga (è l’unico nella storia ad avere allenato Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona, e uno dei due ad avere allenato sia Real che Barca), nonostante un contratto con la federazione fino al 2012, anche se questa eliminazione al primo turno sul piano tecnico ci può stare.
stefanolivari@gmail.com
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