Obama e i mercenari democratici

19 Maggio 2014 di Italo Muti

Dagli Appennini alle Ande, dalle Montagne Rocciose alla Crimea, il nuovo viaggio massonico nel nuovo libro da far leggere nelle scuole. ‘Il compasso’, edizione De Amicis upgrade. Nonostante le veline continuino a bombardarci con le innumerevoli azioni riprovevoli dei russi e filo russi, le cose sono differenti e la geopolitica è la sola parola che conta. L’Ucraina ha enormi problemi finanziari, tanto da ricevere una promessa di aiuti per 17 miliardi di dollari dal FMI se terrà anche la parte sud ed est del suo territorio. Ovvero: se volete il grano, combattete. Intanto è arrivata la prima tranche, 3,19 miliardi di dollari belli freschi, giusto dopo i 40 civili filorussi bruciati vivi ad Odessa. quando si dice il sentimento obamiano. Adesso che i militari ucraini hanno munizioni e fucili mitragliatori nuovi di zecca, possono finalmente finire di prendere le divise smesse dell’esercito russo, come facevano fino a qualche mese addietro, prima che gli aiuti americani cominciassero ad affluire copiosi a Kiev, mercenari compresi. La parte sud ed orientale è quella che conta in Ucraina, il resto è steppa senza valore: senza quella, su cosa potrebbero rifarsi gli esportatori di democrazia?

L’obbiettivo è mettere basi nato ad un passo da Mosca, in modo da poter fare un arrocco pesante in terra russa: cosa che Putin non vuole. Memore di Federico il Grande ha osato ed ha doppiato lo schiaffone siriano in Crimea. Obamascared ha accusato molto il doppio colpo e, incurante delle avvertenze europee, vuole a tutti costi andare avanti, mettendosi in un ginepraio, visto che l’attesa è una grande arma storica in mano ai compatrioti di Gogol come di Zukov. Nessuno vuole la terza guerra mondiale, ma visto che Damasco resiste e Teheran si allontana sempre di più, la scacchiera diventa sempre più scottante e, se Berlino comunque non si schiera frontalmente contro Mosca per via dei rapporti commerciali intensi, Putin stringe alleanza con Pechino. La Cina è stata molto coperta sulle mosse di Mosca e adesso, investe 2,5 miliardi di dollari per un ponte che colleghi  lo stretto di Kerch, fra Krasnodar e la penisola della Crimea, con un uso parziale di RMB yuan che abbisogna di una maggior internazionalizzazione.

Intanto, dopo l’intervento del sagace Renzi con Putin, Gazprom ha modificato il percorso del gasdotto South Stream abbondonando l’ipotesi di costruzione del braccio che doveva arrivare direttamente in Italia. Naturalmente solo voci, ma che andrebbero prese in considerazione, vista la memoria lunga dei russi. Si sa che i russi sono rimasti indietro rispetto alle nostre evoluzioni: non pagano due euro per le primarie, non portano nella Duma gli affaffini e non considerano i clandestini delle risorse, ma hanno lo spetsnaz come antivirus. È un buon inizio.

(per gentile concessione dell’autore, già pubblicato sul blog Dentro la finanza)

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