logo

Cucina

Oasi giapponese, l’okonomiyaki di Marrabbio

Stefano Olivari 01/12/2018

article-post

Fra le cucine da esportazione quella giapponese è stata fra le più modificate, anche dai giapponesi stessi. Con l’aggravante della sovrastruttura fighetta in certi posti e del tremendo abbinamento con quella cinese in altri. Non è davvero il caso dell’Oasi Giapponese, una vera e propria oasi per gli amanti della tradizione di un popolo straordinario, a nostro parere uno dei pochi degni di essere ammirato. Non è un caso che questo locale sia frequentato da tantissimi giapponesi residenti a Milano, che per raggiungerlo ci devono andare apposta visto che è in zona Primaticcio, al di fuori di qualsiasi giro modaiolo: curiosamente è però a fianco del famoso Luogo di Aimo e Nadia, in via Montecuccoli, nella anonima periferia Ovest di Milano che amiamo più di qualsiasi altra terra (e quando manchiamo da un po’, tornando a casa mettiamo sempre ‘Take me home, country roads’) pur comprendendo che la sua medietà è una comoda zavorra.

L’Oasi Giapponese, dicevamo. Il locale è abbastanza piccolo, ci stanno dalle 30 alle 40 persone, ed è arredato in maniera semplice e fine, senza il dover rimarcare ‘Noi siamo giapponesi’. Anche perché sono giapponesi davvero e dal 2002 (come take away e catering per giapponesi, mentre come ristorante funziona invece dal 2007) sono uno dei punti di riferimento veri di una comunità che lì intorno in buona parte risiede (magari lavorando altrove) e che lì vicino, in via Arzaga, manda a scuola i suoi figli. Zona fra l’altro confinante con uno dei quartieri ebraici di Milano, quello che gira intorno a via San Gimignano: insomma, si respira una buona aria anche se basta qualche centinaio di metri perché la musica cambi (e le camionette militari davanti alla scuola ebraica, più volte oggetto di minacce nazistoidi, comunistoidi o musulmani, possono rendere l’idea).

Tornando al locale, bisogna dire che chi è da solo può anche mangiare all’entrata, al bancone, nei pressi di una libreria con manga di ogni tipo. Buona idea, pur ritenendo noi che tutti i manga dell’universo non valgano una pagina di Alan Ford. Il servizio è veloce e cortese, le spiegazioni arrivano solo se richieste, e l’atmosfera è particolarmente adatta a persone, coppie o piccoli gruppi di amici, che vogliano parlare e non farsi mettere fretta dopo avere finito pranzo o cena. Il punto di assoluta forza è la cucina, fra qualità delle materie prime e preparazioni: non è poco, siccome stiamo parlando di un ristorante. Essendoci andati tante volte non prendiamo mai i menu strutturati, ma ordiniamo alla carta. E di solito due portate, fra le tantissime proposte, sono più che sufficienti a raggiungere la pienezza. Una delle nostre due è in genere l’uramaki, che all’Oasi c’è in infinite varianti: le nostre preferite sono l’uramaki verde (avocado, cetrioli, maionese, alghe nori, riso per sushi, sesamo), il maguro uramaki (tonno crudo, avocado, maionese, alghe nori, riso per sushi, sesamo) e gli spettacolari Aburisake Roll (Salmone scottato con salsa di miso, avocado, cetrioli, maionese, cipollotti, alghe nori, riso per sushi).

Fra sushi, sashimi, norimaki e temaki, tutto è secondo la tradizione, ma il nostro consiglio va diretto sulle zuppe a base di ramen, in particolare sulla Shoyu o miso ramen con uovo (Pasta in brodo di salsa di soia o di miso, carne di maiale al forno, uovo, alghe nori, germogli di soia, cipollotti, semi di sesamo), sulla delicata tenpura (nostra preferita quella verde, tutta vegetariana) e soprattutto su uno dei piatti simbolo del Giappone, il divino okonomiyaki: un tortino di farina, uova, verza e carne di maiale alla griglia, guarnito con scaglie di tonno secco, alghe, maionese, salsa tonkatsu. Un piatto entrato nella testa di tutti gli italiani grazie a Kiss Me Licia, dove Marrabbio era specializzato proprio in okonomiyaki (che in Giappone è in realtà considerato ai confini dello street food) a beneficio dei clienti ma anche del leggendario gatto Giuliano, la cui anima abbiamo per tutta la vita cercato (e trovato) in tutti i gatti.

Piatto davvero difficile da replicare, ma che qui la signora Oshima in cucina prepara ad occhi chiusi (in sala il figlio Keita). Da provare e riprovare, bevendo un sakè buono ma traditore. Il Koshu Masamune caldo va giù che è un piacere, anche troppo. Due portate ci hanno sempre tenuto alla larga dai dolci, che quindi possiamo apprezzare solo per la bellezza ripromettendoci di provarli la prossima volta (L’Oasi in origine faceva quasi solo dolci). Il conto è sempre sorprendente, perché quasi mai abbiamo speso più di 30 e spesso siamo stati vicini ai 20. Ma come abbiamo detto, è un posto per habitué. Nei nostri ‘Pagando il conto’ ci imponiamo sempre di trovare almeno un difetto, ma nel caso dell’Oasi ci dobbiamo impegnare: forse la carta troppo estesa, che disorienta, o la zona che davvero non ispira una passeggiata né di giorno né tantomeno di sera. Ma sono dettagli, perché il cuore dice che questo è un posto assolutamente di culto, che intelligentemente non si è allargato ed è infatti sempre pienissimo.

Oasi Giapponese – Genere: giapponese – Milano, via Montecuccoli 8 – CAP 20147, fermata MM1 Primaticcio – Telefono 02 41540047 – Orari: 12.00-14.00 e 19.00-23.00, da martedì  a sabato –  Facebook: Oasi Giapponese Sito web: oasigiapponese.com – Presenza più recente di Indiscreto: novembre 2018. Voto ambiente-qualità-prezzo: 9,5.

LE RECENSIONI DELLA NUOVA EDIZIONE DI ‘PAGANDO IL CONTO’
  1. Oasi Giapponese (Giapponese): 9,5
  2. Cracco (Bistrot): 9
  3. Da Salvatore (Siciliano-Pesce): 7
  4. Denzel (Ebraico-Mediorientale): 7,5
  5. Antica Trattoria del Gallo (Lombardo): 7
  6. Joia (Vegetariano): 8
  7. Mare Culturale Urbano (Pizzeria): 6
  8. Lievità (Pizzeria): 6
  9. Pokeia (Hawaiano): 6,5
  10. Osteria dei Mosaici (Pugliese): 8
  11. La Tirlindana (Pesce – Lago): 7,5
  12. Le Vent du Nord (Belga): 7,5
  13. Al Sale Grosso (Pesce): 6,5
  14. A’ Riccione (Pesce): 7
  15. Ta Hua (Cinese – Hong Kong): 8
  16. Cacio e pepe (Romano) : 7,5
  17. Dawat (Indiano): 8
  18. Bottega sicula (Siciliano): 6
  19. Lievito Madre al Duomo (Pizza): 6,5
  20. Vanilla Bakery (Brunch): 6,5
  21. L’Altro Eden (Ligure): 7
  22. Rigolo (Toscano): 6
  23. Ba’Ghetto (Romano-Ebraico): 6,5
  24. Temakinho (Brasiliano-Giapponese): 6,5
  25. Ten Grams (Tartufi): 6,5

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Dietro le stelle, il lato oscuro della ristorazione italiana

    Come si fa a credere alle recensioni di un ristorante, in particolare di un ristorante stellato? La risposta di Valerio Massimo Visintin è semplice: non bisogna crederci, nella quasi totalità dei casi. Il suo ultimo libro, Dietro le stelle – Il lato oscuro della ristorazione italiana, da poco uscito per Mondadori e da noi letto […]

  • preview

    Cioccolata calda

    Quando fa freddo cosa c’è di meglio di una bella cioccolata calda? Il vero problema è riuscire a trovarne una fatta con i sacri crismi. Troppo spesso al bar siamo stati serviti con un semplice latte e cacao, con la consistenza del preparato ben lontana da quella sperata. La parola magica si chiama densità, ma […]

  • preview

    Il giornalismo mascherato: intervista a Valerio M. Visintin

    A tu per tu con il più rispettato critico enogastronomico d’Italia, le cui recensioni fanno tremare chef grandi e piccoli. Anche perché sono fra le poche in cui, quando è il caso, compare qualche giudizio negativo…

  • preview

    Le patate di Peck

    Patate da Peck. Guardate. Yummy! 30 euro al chilo. ‘I love my life’, scrivono quelli bravi, mentre stanno postando soddisfatti la foto del loro acquisto, con minimo 20 hashtag. Nel mondo di Google queste precisazioni sarebbero superflue, comunque Peck è la più famosa gastronomia di Milano ma certo non l’unica ad avere una filosofia chiara, […]

  • preview

    Mc Donald’s vegetariano, la svolta di Beyond Meat

    McDonald’s dal 2021 tornerà un posto adatto anche ai vegetariani, visto che verrà introdotta una nuova linea, denominata McPlant, con hamburger, crocchette e altre cose senza carne né pesce. Ricette a base di Beyond Meat, prodotto che abbiamo mangiato tantissime volte e che troviamo eccellente. Immaginiamo che, come avviene con la carne vera, Mc Donald’s […]

  • preview

    Ristoranti chiusi a Milano

    C’era una volta il boom della ristorazione a Milano. Ma cosa diciamo, ristorazione? No, food. Adesso non passa invece giorno che non si assista a nuove chiusure: dal ristorante di Heinz Beck a Citylife (Attimi) a quello di Filippo La Mantia in piazza Risorgimento, dallo storico Paper Moon di via Bagutta al Numero 10 di […]

  • preview

    Quando un uovo è vecchio

    Quand’è che un uovo è vecchio e quindi da non mangiare? Spesso ci poniamo questo quesito, cercando di decifrare la data di scadenza delle solite Coccodì Free o di altre marche quando non troviamo la nostra: la mancanza degli occhiali, unita alla scadenza illeggibile, fa sì che utilizziamo nozioni apprese da nonna e mamma. Il […]

  • preview

    I ristoratori cambino lavoro

    I ristoratori cambino lavoro, se non ce la fanno ad andare avanti. Non sono state le parole esatte pronunciate dal sottosegretario all’Economia Laura Castelli, ma il concetto espresso al Tg2 non era lontanissimo. In sostanza la Castelli ha spiegato che i ristoratori in difficoltà per il lockdown e per il cambio nelle abitudini dei clienti […]

  • preview

    Pizza Hut è fallita?

    Pizza Hut è fallita? In concreto: potremo ancora mangiare la particolarissima pizza della catena americana, che ci è nel cuore per diversi motivi? La risposta, allo stato attuale, è la seguente: Pizza Hut non è fallita, ma il suo maggior licenziatario negli Stati Uniti, che si chiama Npc (che gestisce circa 1.200 Pizza Hut e […]

  • preview

    La pizza di Cracco è Cracco

    La pizza di Carlo Cracco non è solo pizza ed è per questo che i suoi detrattori non si danno pace. Uno dei primi posti in cui siamo stati con i nostri amici dopo la riapertura di quasi tutto è stato proprio il bistrot di Cracco, in una Galleria dove tutto è al 50% rispetto […]