Non voglio cambiare pianeta: in bici con Jovanotti

3 Maggio 2020 di Paolo Morati

Abbiamo visto e ascoltato su Raiplay Non voglio cambiare pianeta. Un viaggio, anzi una ‘bike adventure’ di Jovanotti dal Cile (La Serena) all’Argentina (Buenos Aires). Un’occasione per pedalare e pensare in solitudine tra citazioni – a partire da Pablo Neruda, da un suo verso il titolo, e via via quelli di altri autori, intensi, che chiamano i vari capitoli – e considerazioni di un personaggio sul quale tanti non avrebbero scommesso un soldo ai tempi di Gimme Five (tutti letterati a vent’anni, ovviamente) e che invece come ogni uomo ha vissuto una sua evoluzione artistica e personale.

La bicicletta, il cavallo a pedali, è un mezzo per un’avventura nel corso della quale Lorenzo Cherubini riflette su cosa significhi essere come un (appunto) cavallo che tiene un passo, facendo girare le gambe con un rapporto morbido, ‘frullando’ con le gambe. Tante le considerazioni fatte a caldo dall’ex ragazzo fortunato mentre pedala, e in cui a tratti di strada ci ritroviamo anche noi come popolo di frullatori. Magari incontrando un fan insospettabile – cileno di origine libanese – di Nicola Di Bari e dei Matia Bazar.

Tra i tanti inevitabili pensieri fatti a voce alta, siamo d’accordo con Jovanotti, come noi appassionato di cultura pop (ottima la citazione di Mister No) e sempre paonazzo per il sole che brucia, quando afferma che la Terra sia un miracolo in questo sistema solare e che la natura è purtroppo diventata un’ideologia, mentre in realtà va studiata e imparata, magari dialogando anche con una lumaca ‘gigante’ incontrata per caso su una infinita strada perennemente dritta (lo ammettiamo, anche noi parliamo con gli animali).

E intanto mentre i 15 capitoli (+ 1 Extra) di 15 minuti (perfetti per uno streaming breve) scorrono fluidi anche in mezzo alle Ande (affrontate con l’amico Augusto), Jovanotti vive l’incredibile incontro con la signora olandese di 70 anni e con altri viaggiatori come lui… i miraggi per il caldo… i 100 km di cavalcavia… la mancanza d’aria… l’umanità dei lama, arrivando a considerazioni sul costume da Zorro da recuperare (che anche noi rigorosamente indossavamo a carnevale) e le percentuali di cacao nelle tavolette di cioccolato (noi che adoriamo il vero fondente, addentando proprio mentre scriviamo un quadratino da 100%…), e lanciandosi in paralleli tra Carlos Gardel e Domenico Modugno come primi portatori di modernità.

Da vedere e ascoltare, Non voglio cambiare pianeta ha il merito di spingere ad approfondire vari temi, lanciando più spunti e lasciando dentro un ricordo serio senza essere pesante. Il che, di questi tempi, non è certamente poco.

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