Non ci sono Santarelli

30 Dicembre 2022 di Alberto Rapuzzi

La pallavolo femminile non ha aspettato la mezzanotte del 31 dicembre per i botti. Daniele Santarelli, appena diventato campione del mondo 2022 anche di club con la sua Imoco Conegliano, dopo esserlo stato con la Serbia, non ha esitato a chiedere alla federazione serba di liberarlo dal contratto in essere per poi accettare la proposta di allenare la Turchia. Una decisione forte e sorprendente, non dimenticando che soltanto ad ottobre con Boskovic e compagne era arrivato subito in cima al mondo.

L’aspetto economico ha pesato certamente molto, anche in prospettiva, visto che Santarelli si è preparato un eventuale futuro nei ricchi club turchi il giorno in cui la sua storia di amore e di successi con Conegliano (il primo scudetto da vice di Mazzanti nel 2016) inevitabilmente finirà. Esiste anche la sua convinzione di poter vincere il prossimo Europeo, obiettivo per cui è stato chiamato, per questo come ha fatto con la Serbia cercherà di recuperare alcune giocatrici che Guidetti ignorava, come il libero Gizem, la schiacciatrice Ozsoy e soprattutto l’esperta pallegiatrice Naz pensionata tra fiori e applausi dalla nazionale ma ancora molto meglio dell’attuale titolare Cansu, mentre da maggio 2023 avrà disponibile Melissa Vargas, cubana naturalizzata tra gli opposti più forti al mondo.

La federazione serba, indispettita e irritata con tutti i protagonisti di questa vicenda, ha subito bloccato proprio Giovanni Guidetti, al quale i turchi non hanno rinnovato il contratto accusandolo di sottostimare la propria squadra. Per lui una scelta non dettata da fattori economici, ma dall’orgoglio, avendo la possibilità di rifarsi con una nazionale già pronta per Europei e Olimpiadi. In passato con Germania, Olanda e la stessa Turchia era andato più volte a podio nella rassegna continentale, però era stato anche criticato per certi suoi conflitti d’interesse ed anche per aver tagliato dalle convocazioni giocatrici ritenute valide, senza mai rivedere le sue decisioni.

Tutte queste bollicine che stimolano il femminile non le troviamo nella realtà maschile, dove il divieto al doppio incarico per allenatori e staff si sta trascinando con parecchie polemiche. In pratica le due leghe italiane pur facendo parte di una stessa federazione di riferimento sono regolamentate sull’argomento in modo diverso, nonostante per entrambe la stagione di club e quella della nazionale siano rigorosamente separate, senza infiltrazioni di amichevoli e qualificazioni.

È una materia complessa, senza una sua verità con aspetti soltanto positivi o negativi: certo è che la Fipav dovrà esporsi e dirimere la questione che riguarda il diritto al lavoro. I club del maschile rivendicano l’esclusiva dei propri coach, che spesso condividono con certi giocatori il procuratore e quindi possono condizionare il mercato, mentre la federazione si preoccupa dei benefici che ne possono trarre le nostre avversarie dirette grazie al lavoro dei nostri tecnici. Ma perché gli uomini no e le donne sì?

È anche vero, per essere chiari, che diverse società ne approfittavano per pagare di meno i propri allenatori: gli interessi variano e non sono uniformi per le squadre. Va inoltre ricordato che gli stipendi, a parte i top, non sono certo a un livello tale da non necessitare un eventuale integrazione, in più partecipare a manifestazioni importanti arricchisce il bagaglio tecnico e personale che poi questi professionisti trasferiscono al ritorno.

Al momento nel 2023  è previsto per la società che non rispetta il divieto una multa di 100.000 euro oltre a una penalizzazione in classifica, comunque la situazione è fluida e per nulla definita, anche perch[ gli allenatori hanno contattato un avvocato, Elisabetta Frate, ipotizzando un ricorso dal giudice del lavoro. In qualsiasi modo la si pensi sul doppio incarico bisogna ricordare che alle ultime Olimpiadi di Tokyo 5 medaglie su 6 sono state di squadre di coach col doppio incarico, chiamati da nazionali importanti perché bravi. Forse sarebbe il caso di lasciare lavorare il merito. Buon anno a tutti.

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