Neymar, il caos perfetto

11 Febbraio 2022 di Stefano Olivari

Fra tante serie sportive autobiografiche che ci sono iniziamo a dare segni di cedimento, per pura noia: non siamo riusciti a finire l’All or Nothing sulla Juventus di Pirlo, che pure ci interessava, ed abbiamo resistito cinque minuti alla serie su Simeone: vedere il Cholo che gioca con le sue bambine, invece di insultare un giocatore molle, ci ha destabilizzato. Roba da ufficio stampa, agiografie per gente di bocca buona: ma del resto lo pensavamo anche per The Last Dance, Totti, eccetera. Però con Neymar, il caos perfetto, appena visto su Netflix, complici i suoi soli tre episodi siamo riusciti ad arrivare fino in fondo.

Intendiamoci: la serie su Neymar ha gli stessi difetti delle altre sportive autorizzate, primo fra tutti la totale mancanza di profondità, vera o artefatta (tipo Moehringer con Agassi) che sia, ed in generale di onestà. Il campione o i campioni sono incompresi, attaccati dai media per partito preso, ma in fondo sono tutti bravi ragazzi e crescendo grandi uomini. Neymar non fa eccezione ed il culto che lo circonda certo non favorisce l’autocritica.

Detto questo, la sua storia ha un ingrediente irresistibile: Neymar è un divo, come pochi nel calcio hanno il coraggio di essere fino in fondo, non uno strumento di consenso formato famiglia. Nemmeno in una serie autorizzata e controllata dall’onnipresente padre gliene frega qualcosa di mostrarsi mentre si allena, fa beneficenza, accarezza il figlio (presente solo in poche scene), fa gruppo con i compagni di squadra, si mostra interessato ai grandi temi del nostro tempo.

La sua vita mediatica, perché in quella reale gli allenamenti durissimi ci sono e ci sono stati, è quella di leader di un gruppo di amici nullafacenti, felice di essere una celebrità fra le celebrità (bella la parte su Kobe Bryant), che nel tempo libero si dedica soltanto a feste e videogiochi: la maggior parte delle interviste Neymar la concede da seduto su una sedia da professionista di eSports…

Anche se ha un contratto fino al 2025 non gliene importa chiaramente niente del PSG e meno che mai di Parigi, vivrebbe allo stesso modo a Roma come a San Paolo, a Londra come a Mosca. Se lui non può tornare a Barcellona allora che sia Messi a raggiungerlo. Lui è Neymar ed è per questo che si stacca dalla massa e anche da quelli, pochi, che giocano a calcio meglio di lui.

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