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Basket

Nel paese di Fabio Fazio

Oscar Eleni 11/03/2013

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Oscar Eleni in fuga dal rifugio sulla Majella dove si ritrova la fede seguendo lupi ululanti che sanno interpretare il linguaggio dei grandi. Usando le racchette sul monte Ceraso per avvistare l’orso marsicano, cercando di non chiedere, a lupi e plantigradi del sistema a spicchi, cosa serve all’abruzzese Mancinelli per tornare giocatore vero che non perde un giro, tanto per non toglierci, già adesso, le illusioni europee, perché il Mancio servirà in assenza del Bargnani che si fa  male ad ogni scontro e che vacilla davanti ai fischi anche se dice di non sentirli. Scappare dal parco del Pollino per mimetizzarsi fra le piante di via Toscana dove il perfido Cracco ci ha mandato per valutare i progressi del cuoco Sani che adesso spazia fra zuppe, lasagne, gnocco fritto e si prende applausi da tutta via Toscana, in Bononia, per una cena a base di bacalao, splendore nel letto di cipolle agrodolci, pastelle, ravioli, meraviglia del gusto per dimenticare tutto il resto, anche questa insistente campagna.

L’ultimo è il nuovo presidente bolognese di Caserta, per dimenticare la Fortitudo, quella vera, dice lui che ne era tifoso, che certo non esiste più, ma non è negando questa di oggi che si potrà ritrovare la luce che serve tanto al basket bolognese e pure a quello italiano confuso da battaglie di cortile nel sottoscala fra dilettanti di facciata e finti dilettanti nelle leghe sotto la serie A, quella dei grandi silenzi che abbiamo sperimentato aspettando i risvegli  dal letargo degli orsi.

Per fortuna la Lega di A2 non si è fermata sul burrone delle nuove alleanze e, anche se ignorata da una Federazione che ama avere figli e figliastri, ha messo in scena nel feudo pallavolistico di Trento una bella coppa Italia, fra pioggia e sole, seimila persone convolte, organizzazione veramente trentina, una mela nel mondo acrilico di quelli che stanno al piano superiore, tocco di classe della squadra del Dario Colombo che nel basket ha fatto davvero grandi cose, come direttore di giornale, come fotografo alla Capa, organizzatore, come inventore di formule.

Festa grande per Trento, campione nel volley, in Italia e nel mondo, perché ha anche la squadra di basket diretta da Maurizio Buscaglia, nascita barese, carriera fra Perugia, Bologna e Trento, dal 2003 al 2007 prima di tornarci oggi  a vincere la coppa. Siamo contenti per lui, ma soprattutto per il nostro caro Grigoletti che da Amblar avrà benedetto la prima impresa, come presidente, di Luigi Longhi, giornalista, amico e compagno di viaggio del Grigo, salito sulla montagna dei canestri nel ricordo di una vita agra come giocatore, nella speranza di una vita buona come dirigente e il primo passo è stato davvero splendido, anche se meno splendente per colpa del fischio casero che inquina sempre un gioco dove gli arbitri giolittiani (la legge si applica con  i nemici, si interpreta con gli amici) nascono con queste tare anche se promettenti.

Finali di coppa Italia anche per le donne, quello che resta del giorno nel settore femminile dove ti elettrizzi se vedi una come Giorgia Sottana, lupa e aquila dal becco bianco. se cerchi di capire quanto talento è nascosto nel braccio di Chicca Macchi, se scopri l’arte della Lavender, la ferocia della Masciadri, tutti talenti ben amministrati dal Maurizio Lasi che ha trovato il suo porto inquieto, lui che da giocatore dipingeva tele con pastelli soffici. Finale per Schio sul campo  di Luccadove Mirko Diamanti ha portato entusiasmo, rigore, legando il carro dietro alla veterana Andrade, ridando voglie che sembravano perdute a Katarina Ress, la sorella dell’uomo che in questo momento manca di più alla nuova Siena. Bella atmosfera, colori, parole ben dette in Tv dalla coppia Mascolo-Pedrazzi, che funziona sempre  a meraviglia. Anche a Lucca non abbiamo visto pennacchi federali in fiore, ma forse ci siamo distratti, certo era più importante fare il saggio ginnico della genuflessione al nuovo presidente del Coni Malagò arrivato in visita pastorale nel feudo cestistico ritrovato dal suo predecessore Gianni the pope Petrucci.

Lasciare queste terre aspre, augurando buona fortuna a Ragusa e Venezia  già promosse nella serie A mutilata di quest’anno, applaudendo il salto in avanti del Geas ripartito dal basso in un paese dove diventi spiritoso se ti chiami Fabio Fazio e puoi dire, al mondo televisivo che si beve tutto come abbiamo visto nelle urne, che stai per festeggiare i trent’anni senza fare sport, perché, dice lui, a tutti quelli che disperati cercano uno spazio per dare un senso al gioco e allo sviluppo dei figli, questa attività fa malissimo. Bestie tutti gli altri Paesi che, invece, danno all’educazione fisica grande importanza perché è proprio vero che in un corpo dove ti sai leggere troverai anche idee sane. Stupidi questi inglesi che vorrebbero addirittura far diventare obbligatorio il rugby per le scuole elementari.

Lasciamo perdere e andiamo dietro al turibolo che incensa la vittoria ai supplementari della Milano con tutto quasi in ordine per logiche rimonte, tipo favola leoni me gazzelle,per mettere al tappeto avversari che ora cominciano a pagare i conti alla fatica, al fato. Grande Emporio, urla il coro per aver lasciato senza sorrisi i poveri tifosi della Reyer che già masticavano fiele per aver visto la loro squadra prendere oltre 20 punti sul campo di Ancona dove gioca Montegranaro davanti a non tantissima gente. Una Umana che condivide con Milano la semi sponsorizzazione, la squadra che Mazzon ha purificato in ritardo durante il girone di andata e che  contro Milano ha avuto soltanto per 11 minuti il Diawara vero ago della sua bilancia da pesce.

Fate canestro da tre e ogni problema sul vostro gioco, sulla vostra difesa sarà dimenticato. Prendete la partita di Cremona dove Cantù ha riscoperto il piacere di vincere seguendo Pollicino Mazzarino, braccio di ferro, senza doversi chiedere cosa è accaduto alla macchina del Custer Trinchieri, anche prima della broncopolmonite, se la difesa viene schiantata dal Vitali che resta davvero il soggetto più strano del nostro piccolo mondo: liberato dalle piume, rimandato in squadre di piccoli centri con ambizioni limitate, lo vedi dirigere come un artista, anche se nel suo fatturato, fra dare  ed avere, anche nei giorni luminosi, il conto non è mai a suo favore. Ma per Pianigiani, ad esempio, questo basta ed avanza se avrà bisogno di un giocatore atipico nel settore dove c’è grande affollamento anche se  si dovesse preferire un parificato con passaporto acquisito diverso dal Travis Diener che illumina Sassari, questa squadra che il tempo e la formula playoff massacrerà sul più bello, anche se domenica dovesse tornare al primo posto battendo in casa la Varese che ha ritrovato almeno il panno per ricucirsi addoso il saio  che era il vestito giusto per la sua stagione meravigliosa, dfentro e fuori dal campo.

Siamo alla conta finale. Chi aveva più buoi  ora arerà più campo. Era scritto. Sembra scritto. Ma lo sport che non piace ai Fazio, odiato dai Mentana, bistrattato dai dirigenti SKY che starebbero per abbandonare anche la NBA inciucchiti dalla Formula uno, maltrattato dai suoi stessi dirigenti, regala sempre qualcosa per cui ti penti se non sei rimasto a guardare fino in fondo la bella storia. Caro Grigo eccoti la prima parte delle pagelle di questa settimana, la seconda domani dopo aver sentito ansimare la Siena sfinita dall’eurolega, la Roma che ha trovato un residence per nascondere la vera passione, la Virtus che ha cambiato generale anche quando tutti sapevano che bisognava cambiare certi giocatori, la Caserta rianimata da un bolognese cresciuto a pane  e Fortitudo.

10 e lode Al MAMOLI regista nel nome del Canaglia club per una bella storia su Tarcisio Vaghi, allenatore delle minori rubato alla vita e a tanti amici  dalla malattia che si cura con trapianti di midollo. Lui e Buffa hanno dimostrato quello che nessuno sembra capire: affidate a questi due la Casa della gloria del nostro basket. Saprebbero farne una cosa splendida e a Petrucci costerebbe davvero poco.

10 A Luigi LONGHI presidente della Bitumcalor Trento per il primo trofeo in una storia giovane, per l’organizzazione, per il ricordo del Grigoletti che  al basket ha dato veramente tanto: passione, competenza, fantasia.

9 Al MORETTI che tiene Pistoia in testa alla serie A2, battuto nella finale di coppa da Trento, per l’eleganza nell’accettare i fiaschi presi per fischi. Ci vuole stile per non sentirsi nel rancido della pagnotta.

8 A Maurizio LASI, vincitore con Schio della coppa femminile, ma anche al suo avversario Diamanti che ha portato Lucca al sole del basket importante, per aver tolto le briglie dalle spalle di Sottana e Macchi, una coppia davvero creativa per il basket femminile e che andrebbe benissimo anche per Azzurra se non ci fossero di mezzo fanti e asini.

7 Ad Alessandro GENTILE che ora non prende più  a cornate il mondo, ma accarezza il canestro che gli darà felicità come a tutta la famiglia, che ha costretto Scariolo a pensare italiano nella babele dell’Emporio Armani.

6 Al CAVALIERO che ha rimesso in pista Pesaro quando eravamo convinti che  fosse proprio  stato lui il primo a cedere nel caos. Come Mazzarino ha ritrovato il suo mondo da tre, come il Lakovic ispiratore ad Avellino del nuovo Ivanovic, saranno gli uomini per una volata  angosciosa dove ancora si parla di retrocessione fra le macerie, per una corsa verso il titolo dove si torna a vedere una sola favorita nella Milano che ha trovato sempre quattrini e cuscini per passare nottate sbagliate.

5 A Drake DIENER, motore super di Sassari, perché  ci fa ancora credere che quando sei intervistato troppe volte perdi la forza che avevi, la rabbia che ti serviva. Succede, se ci fate caso, ogni volta che vedi un campione in copertina, nei giorni dove da nessuno sei diventato qualcuno per  chi smazza sui media.

4 Alla LEGA FEMMINILE, se esiste ancora, per aver affidato la finale a due arbitri, seppure decenti. Per i grandi eventi si può andare anche oltre.

3 Alle LEGHE MINORI che si fanno dispetti cercando un presidente invece di camminare insieme per andare da Petrucci e dirgli che la nuova formula è una boiata pazzesca e che si deve rimediare in corsa, anche se le regole dicono che  si deve aspettare un anno.

2  Al VIGGIANO che si prende l’intero pacco delle critiche nel nome della famiglia brindisina dell’Enel dove da qualche settimana si è spenta la luce. Stiamo tutti esagerando con una neo promossa che è pur sempre a 2 punti dai play off.

1 A Kaloyan IVANOV,  meraviglia irpina dall’arrivo di Pancotto e Lakovic, perché se avesse fatto  sapere di essere così maturato e migliorato, quasi meglio del gemello, forse avrebbe potuto interessare chi rema sopra il mare dello scudetto, senza per questo togliere nulla a chi lavora per il bene e il futuro della Sidigas capace di beffare i ciechi che girano nel cielo sopra di noi.

0 Al CERVI speranza azzurra perché nello splendore della serie vincente di Reggio Emilia fai sempre fatica a vederlo, 1 punticino in 14 minuti contro Montegranaro. Si dia una bella mossa. Al centro, per Azzurra, abbiamo bisogno di ritrovarlo come nei giorni della partita contro gli stranieri di Lega.

Oscar Eleni, 11 marzo 2013

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