Editori per caso
Di Natale
Stefano Olivari 23/12/2014
Indiscreto augura buon Natale a chiunque gli abbia dedicato anche un solo minuto del suo 2014 scrivendo, commentando, leggendo, cazzeggiando coltamente. Forse non siamo riusciti ad essere leggeri come ci proponevamo a inizio anno, ma di sicuro ci abbiamo provato. L’ibrido sport-cultura pop ha funzionato, stando a Google Adsense e al nostro personale entusiasmo nel proporre articoli originali (che non vuol dire intelligenti, ma soltanto scritti con la propria testa) quando il tempo lasciato dall’attività giornalistica ‘vera’ ce lo consente. Siccome siamo contro i lamentosi e rimpiangiamo il vecchio Studio Aperto tutto backstage di calendari (anche se il mercato chiede bambini sgozzati e donne prese a botte), parliamo di cose positive. I tanti complimenti che ci hanno fatto concessionarie di pubblicità e singoli potenziali sponsor, per la qualità del sito e dei commenti (non sono seguite sponsorizzazioni, ma è un inizio); i tanti giornalisti, soprattutto televisivi, che ci confessano di leggere il Muro del Calcio per controllare le critiche a loro programmi o interventi (va da sé che i giudizi negativi sono ritenuti in malafede, oltre che ispirati da noi che saremmo invidiosi); soprattutto i tanti lettori che fanno sembrare Indiscreto una cosa vera, facendoci sentire in colpa per i pochi articoli che postiamo a causa dei soliti motivi. Motivi che rappresentano la nostra debolezza ma anche la nostra forza.
E andiamo di buoni propositi. Vorremmo nel 2015 scrivere molto più di calcio e non soltanto per aumentare le pagine viste, perché al di là della noia mortale delle partite questo non sport permette di raccontare le nostre vite, essendone forse l’unico punto fermo. Il grande problema è che non crediamo esista un modo ‘giusto’ di scrivere di calcio. Se avessimo i soldi fonderemmo un Tuttosport interista (abbiamo collaborato per 4 anni con quello juventino, saremmo preparati ai pro e ai contro) a metà fra carta e web, lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: ma qui si parla di fanta-editoria (magari anche destinata al fallimento) e non di piacere puro nello scrivere tutto ciò che vogliamo. Di sicuro non amiamo il modo presunto ‘intelligente’ di scrivere di calcio, degenerazione di quel new football writing che ci è sembrato polveroso anche quando era nuovo, che secondo molti dovrebbe essere l’antidoto al ‘Ci aspettano dieci finali’ e a ‘Idea Ibrahimovic’. È da professorini frustrati, è inutile, è noioso. A meno che non si parli di Garrincha, la storia strappalacrime di quel grande talento (il più forte di tutti, sempre) non ci strappa alcuna lacrima. E se al termine di un pezzo di 40mila battute, pieno di diagrammi e algoritmi, viene dimostrato che il Lanciano esegue più sovrapposizioni del Real Madrid o che le squadre di Klopp verticalizzano meno all’inizio dei secondi tempi, proviamo soltanto una profonda pena per chi lo ha scritto. Per non parlare del mitico ‘uomo’: giocare bene a calcio non trasforma in maestri di pensiero o di etica, anzi è già tanto se dopo aver ripetuto ossessivamente gli stessi gesti per 20 anni non ci si trasforma in perfetti cretini. E poi diciamolo: non è che dietro a un dribbling di CR7 ci sia tutta la storia del Portogallo, c’è solo un fenomeno. Il famoso storytelling non può essere applicato a ogni soggetto: se Omero avesse narrato le gesta di Mazzarri o di Chiellini non sarebbe stato Omero. Quindi? Rimarrebbe il giornalismo vero, quello che cerca anche se non sempre trova le notizie, quello per cui ci vogliono tempo, soldi e una società a responsabilità limitata (non certo un sito o un blog personale) che faccia da scudo contro i querelanti: non è detto che non ci si provi, di sicuro non con l’assetto attuale. Comunque qualche idea calcistica la tireremo fuori anche su ‘questo’ Indiscreto. Per il resto continueremo a stare sull’attualità sportiva e culturale, seguendo la sensibilità del momento.
Intanto grazie a Oscar Eleni, Simone Basso, Fabrizio Provera, Glezos e Dominique Antognoni per ciò che producono: scrivere per mestiere, come loro fanno, non sempre è sinonimo di qualità ma loro riescono sempre a stupirci in positivo. Grazie a Marco Lombardo, autore del primo Indiscreto e che sull’Indiscreto 2.0 ha idee più concrete delle nostre: vedremo… Grazie a Silvana Lattanzio, per i racconti da angoli del mondo a noi sconosciuti, grazie ad Andrea Ferrari e Duccio De Santis che hanno tanti grandi reportage in canna, basta che si mettano a tavolino e la smettano di partecipare ad eventi… In questo 2014 articoli di grandissimo interesse sono arrivati anche da Enrica Panzeri, Daniele D’Aquila e Italo Muti, che accomuniamo non perché scrivano degli stessi argomenti (anzi) o perché scrivano cose per noi interessanti (è scontato, diversamente non li avremmo pubblicati), ma perché sono rappresentativi di quell’indiscretismo che ha portato molti di noi a passare dal virtuale al reale: non è che siamo Meetic o Gleeden, ci sono anche livelli di conoscenza più interessanti… A proposito, almeno una decina di nomi femminili (non vogliamo dire donne, non montiamoci la testa), ci hanno scritto in seguito a nostre battute sui lettori di Indiscreto dove a occhio la percentuale di uomini sarebbe vicina al 100% e l’entrata di una donna sul Muro del Calcio ricorda un po’ la camminata di Monica Bellucci in Maléna, in mezzo a due ali di bavosi. Questo il messaggio, di cui prendiamo nota: vi leggiamo, ma interveniamo poco. Del resto quale uomo non ha mai origliato con piacere una conversazione femminile di quelle vere? Con un’altra testa avremmo reso più attraente il Fantacalcio Indiscreto, tutto sulle spalle del commissioner Jeremy: a fine stagione premi per tutti i partecipanti, dalle opere di qualità per il vincitore a quelle punitive per gli ultimi, ma già da ora un grazie al suo artefice. E niente sarebbe stato pubblicabile senza il lavoro immenso di Paolo Morati: giornalista versatile, pieno di curiosità e di capacità di divagare, mente tecnica di un Indiscreto (con Piersandro nell’Olimpo) ormai diventato mostro: 4.852 articoli (e ne avremo persi 3.000 nei vari passaggi di server in 14 anni di vita), 351.675 commenti, una quantità di categorie e sottocategorie incalcolabile e con duplicazioni folli, picchi di traffico incredibili soprattutto in occasione di grandi partite.
Aumenteranno gli articoli del gatto Biro, nonostante l’età avanzata e la pigrizia: lavorare avendo la possibilità di accarezzarlo è un onore, ringraziamo Dio (o chi per lui) come la Paola Turci più volte raccontata da Paolo. Con i libri di Indiscreto, una delle nostre fonti di finanziamento, ci siamo fermati per colpa nostra, nel senso che ne stiamo scrivendo uno (la già citata biografia di Drazen Petrovic) e stiamo andando un po’ a rilento con gli altri: su tutti un Roberto Gotta d’annata, al quale seguirà molto, anzi moltissimo. Di certo metteremo in linea, ovviamente in piccole puntate, tutto ciò che è stato prodotto finora: non siamo impazziti, è che i motori di ricerca sono un’ottima pubblicità (e poi chi ama leggere non lo fa sullo schermo di un computer, 20 righe alla settimana). Non mancheranno articoli politico-economici, perché il mondo ci interessa e se facciamo bar su Di Natale o Mexes tanto vale farlo anche su personaggi e fatti che davvero influiscono sulle nostre vite. Conclusione? Del tutto involontariamente Indiscreto è diventato un club, nemmeno troppo esclusivo (20mila persone o giù di lì, anche se poi le firme non sono più di 200), dove sia chi scrive che chi legge va quando si ha tempo e soprattutto voglia di vedere certe persone e di evitarne altre. Non è un caso che spesso si parli di noi (dalla nascita di un figlio alle tragedie della quotidianità), con un tono che difficilmente fuori di qui usiamo. Il miglior augurio di Natale che ci sentiamo di fare oggi è quello di non perdere mai la voglia di frequentare qualcuno: il nonno con il cardigan che si lamenta della tasse o la prozia che declama le sue ricette possono sembrare noiosi, ma a volte il problema siamo noi. Auguri, da liberali, di prendere tutto bene. Tranne l’Islam e le dittature, chiaramente. Buon Natale.