Natale islandese, musica italiana

23 Dicembre 2016 di Paolo Morati

Iceland Christmas

Tempo di musica natalizia, su Indiscreto abbiamo deciso di occuparcene in modo alternativo. Lo spunto è arrivato per caso dopo la segnalazione di una cover nientemeno islandese di Così celeste di Zucchero cantata da tal Helgi Björnsson, con il titolo di Ef ég nenni (Se mi sono preoccupato). Facendo un po’ di ricerche online abbiamo quindi scoperto che nel paese di Bjork esiste l’abitudine di realizzare canzoni natalizie che non sono altro che cover di brani italiani, alcuni anche molto famosi. Ecco che ci pare giusto parlarne partendo da una lista compilata dall’Associazione Italiana d’Islanda e scaricabile da qui in formato PDF.

L’elenco ne conta oltre una ventina, segnalandone poi altre che non sono natalizie pur avendo origine da nostri autori e affidate ad alcune voci tipicamente da ‘schlager’ locali. Restando però sul tema più attuale, scopriamo che Halla Margrét Árnadóttir e Eiríkur Hauksson si sono cimentati sulle note di Ci sarà di Al Bano e Romina Power (che trionfarono al Sanremo del 1984) con il titolo di Þú og ég (Tu ed io), mentre la notissima Vivo per lei portata al successo da Andrea Bocelli e Giorgia è diventata Þú varst mín ósk (Eri la mia richiesta) grazie a Björgvin Halldórsson e Sigríður Beinteinsdóttir.

Altri successi ‘rifatti’ sono la già hit continentale (terza allo Eurovision Song Contest del 1987) Gente di Mare di Umberto Tozzi e Raf (Komdu með jólin, Portar Natale, cantata da Gunnar Ólason), Gente come noi (di Spagna) trasformata in Þú og ég og jól (Tu, io e il Natale) per la voce di Sigríður Beinteinsdóttir, la celebre e celentanesca (ma scritta da Toto Cutugno) Soli diventata Jólin (þau eru á hverju ári) ossia Natale (è tutti gli anni) grazie a Stefán Hilmarsson e addirittura un classico napoletano come I’ te vurria vasà la cui melodia è stata presa in prestito con il titolo di Mín bernskunnar jól (Il Natale della mia infanzia) da Sigríður Beinteinsdóttir.

Lasciamo a voi la curiosità di leggere gli altri titoli e ascoltare i brani a cui hanno attinto a piene mani in Islanda, mettendo per un attimo da parte le solite banalità alla Jingle Bells o Happy Xmas (War is over), ma anche la ben più decisiva Last Christmas che di natalizio ha in realtà ben poco, notando nel contempo come nella gran parte dei casi gli originali italiani non abbiano tra l’altro alcun legame con le feste di questi giorni. Neppure la tanto criticata Nascerà Gesù dei Ricchi e Poveri, rei nel 1988 di aver trattato sul palco dell’Ariston le derive dell’ingegneria genetica individuate dagli autori, e che nel duetto proposto da Ari Jónsson e Ruth Reginalds è diventata la (forse) ben più innocua Manstu það, ossia Ricordalo. Buon Natale, anzi, Gleðileg Jól!

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