Nagatomo non è da Inter

1 Settembre 2015 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Carpi-Inter al nostro solito bar è un lunedì come tanti altri. Nemmeno gli sbarchi in massa di profughi e clandestini, l’uscita del nuovo romanzo di Franzen e il conto di 6.000 euro che Berlusconi ha dovuto pagare allo Smaila’s hanno turbato i ritmi lenti di via Novara. Se rinascesse Elvis e si mettesse a cantare Love Me Tender, proprio lì davanti al Simply, i clienti di Paolo-Wang continuerebbero ad ascoltare Criscitiello e Di Marzio. La seconda vittoria in campionato è piaciuta meno della prima, comunque se ne parla poco: con i milanisti si discute del progetto Mastour momentaneamente interrotto, con gli juventini del grande colpo che hanno fatto con Hernanes. Giocatore elegante, che sarebbe piaciuto ad un esteta come Hossam. A proposito, l’egiziano barbaramente trucidato a San Candido è stato sostituito da un connazionale, Ibrahim, ex aiuto-pizzaiolo in un merdaio di via Padova e con un passato che nemmeno un uomo di mondo come Nabil ha voluto rivangare.

Max è distrutto perché il lavoro a SuperMegaInter.com si è sommato a quello a a SuperMegaCalcio, la grande idea di Vincenzo e Pier Luca dopo che hanno letto su Millionaire che 23 milioni di italiani seguono il calcio con diversi livelli di intensità. Sdottorando su Ivano Balzanzeddu che ha rescisso il contratto con il Verona Max si è chiesto che senso abbia la sua vita, scrivendo quella roba invece di romanzi chandleriani e facendosi seghe davanti a Sky Sport invece che provarci davvero con Mariella. Che è tornata al lavoro, nonostante le voci sulla Tuboplast parlassero di una imminente chiusura. Origliando discorsi di impiegati invidiosi, zavorrati dalle cotolette di cartone e dal surimi servito da Zhou in un letto di rucola e topinambur, uno Zhou ancora in lutto per la morte del proprietario del Matarel, Max ha intuito che l’amministratore delegato Tosoni sta trattando la vendita di un capannone-magazzino della Tuboplast, in zona Quarto Oggiaro, con misteriosi investitori arabi.

Samantha e Ylenia sono tornate sabato scorso dal Calafuria, mentre il resto del bar seguiva Milan-Empoli ingozzandosi con i Fonzies scaduti proposti da Paolo-Wang e Zhou serviva del bianco di San Colombano spiegando ai maghrebini, che l’hanno bevuto tutti, che si tratta dell’unico vino DOC della provincia di Milano. Delle milf orobiche ancora nessuna traccia, ma purtroppo per le due ragazze la serata è stata animata da Danny che più lampadato che mai si è informato sulle vacanze di Samantha, con l’intento neppure troppo nascosto di sapere se a Riccione la sorellastra l’ha data a qualcuno. In realtà Ylenia dopo lo spavento preso con il bengalese è più facile che si faccia suora, mentre Samantha dopo la chiusura del Cocoricò ha trascorso quasi ogni notte al Peter Pan: non essendo un posto per giovanissimi lei si è trovata bene, sia pure al prezzo di essere tampinata soltanto da uomini sposati o fidanzati. Con qualcuno è anche riuscita a scambiare due parole. Federico, quarantunenne di Garbagnate in camicia bianca d’ordinanza, sedicente manager di un’azienda di beni di largo consumo e una vaga somiglianza con Giorgio Pasotti, le ha raccontato che lui e la moglie ormai sono come rette parallele. Livello raggiunto: limone, almeno l’alito era fresco. Michele, trentacinquenne di Milano zona Corvetto, impiegato di banca calvo e appassionato di triathlon, le ha parlato di soglia aerobica e dell’importanza di condividere tutto. Livello raggiunto: quasi dazione, vanificata da una defaillance del genere ‘Non mi era mai successo’. Francesco detto (da lui stesso) Franz, venticinquenne studente bolognese (in realtà di Catanzaro, ma si sforzava di parlare come Andrea Roncato) del DAMS, le ha raccontato del suo sogno di diventare giornalista di inchiesta. Livello raggiunto: petting svogliato. Alberto, trentun anni di Rho, family banker per Mediolanum, le ha parlato di scenari internazionali e di vip conosciuti a non si sa quale convention con Doris: uno sfigato allucinante, pesantissimo, saprà vendere fondi di investimento ma non se stesso. Livello raggiunto: bacio sulla guancia e toccatina. Insomma, da rimpiangere il bar dei cinesi.

Vincenzo ha cambiato casa e si è trasferito in via Marghera, vicino a Spontini, praticamente piazza Wagner e praticamente con i soldi del padre che non ne può più di fare il dentista e gli ha confessato di non sopportare più grettezza e conformismo della Isernia bene. Più concretamente la cameriera moldava del bar sotto lo studio gliela ha fatta annusare e lui sta fantasticando. Intuendo il pericolo, Vincenzo lo ha invitato a non mollare, “Perché poi in pensione si annoiano tutti”. Nel suo nuovo appartamento-ufficio, da lui arredato come la sede di Google, con giganteschi vasi colorati e anche un tavolo da ping pong, sta tenendo anche le audizioni per i vari siti del network SuperMegaCalcio. Sono bastate poche inserzioni sul web, offrendo niente, per essere sommerso di telefonate di aspiranti giornaliste o vallette. Nessuna è rimasta impressionata dalle felpe Harvard di Vincenzo (che ha soltanto la maturità classica, peraltro comprata presso una scuola serale di Caserta), ma due l’hanno data a Pier Luca che si è venduto come la mente imprenditoriale dell’azienda. Fra le altre si è presentata anche Erika, che però ha giudicato troppo basso il contesto: meglio fare la escort.

Annamaria, l’ex moglie del Gianni, è morta allo IEO, dove ha voluto lottare contro l’evidenza invece di tornare a casa sua e starsene in pace. Rompicoglioni e motivata fino all’ultimo. Il Gianni è andato a trovarla ogni giorno, con la sua Maserati-Vuitton, cercando senza successo di non incrociare la figlia. Sempre discussioni, su tutto. Per stemperare la tensione il Gianni una sera ha detto ad Annamaria che lo stava arrapando come quell’estate del 1989 a Santa Margherita, quando andavano al Covo di Nord Est e si sedevano al tavolo a fianco a quello di Vialli e Mancini. Solo che Ilaria, che come tutti i comunisti desidera la condivisione globale della tristezza, si è messa ad insultarlo in ogni modo. Il Gianni ha ribattuto che di lì a un quarto d’ora avrebbe caricato la prima mignotta negra individuata fra lo IEO e il Quark Residence, sognando di essere nella Santa Margherita del 1989 prima che il lavoro di entrambi e una figlia testa di cazzo rovinassero il matrimonio. “Ma dimmi, figlia mia, sono più razzista se vado con una mignotta negra o una bianca?”. Annamaria ha riso, per l’unica volta in due settimane, ricordandosi il motivo per cui aveva sposato quell’uomo interessato soltanto al calcio, alle auto e alla figa, pieno di difetti (fra cui interessarsi soltanto a calcio, auto e figa) che però la veva affascinata con la sua totale assenza di sensi di colpa. Lui invece era rimasto affascinato dalla sua serietà, non aveva in vita sua mai conosciuto persone con un progetto diverso al tirare a campare e trovava quindi la serietà arrapante. Non che fosse diventata chissà che cosa: un buon avvocato nel settore infortunistico, questo sì, con il merito di avere il padre tranviere (era stato l’insegnante di Budrieri, fra l’altro). Per due settimane sono stati lì, in un ospedale che non sembra un ospedale, a cercare di dirsi qualcosa. Ma la verità è che non c’è mai niente da dire, a meno di non essere americani moribondi in un film. L’italiana Annamaria è morta la sera del 13 agosto, a 47 anni, senza il fidanzato del momento (sosteneva che il dolore lo destabilizza, da giugno si era dato alla macchia) ma almeno con il Gianni lì di fianco che guardava il Trofeo Tim su Canale 5. Gianni sostiene che sia andata all’altro mondo nello stesso istante del gol di Brozovic nel miniderby, ma sembra uno di quegli aneddoti falsi usati dai giornalisti per infiocchettare un articolo schifoso. Tutti muoiono, il vero problema è che adesso gli tocca un anno di tutela di Ilaria. Per domani è previsto il trasferimento di lei da Corso Vercelli, dove stava con la madre, a via Ippodromo, dove il Gianni vive da quasi dieci anni in un attico imbarazzante da quanto è grande. Rimangono impressionate anche puttane di alto bordo, per un anno se lo farà andare bene anche Ilaria.

Il Walter ha passato un guaio con la polizia, perché uno dei due peruviani ha accoltellato l’altro sempre per via di quella Dolores. E l’ha fatto nell’appartamento del Walter, proprio mentre lui stava guardando uno speciale mercato di Sportitalia cercando di capire chi fosse il direttore sportivo ospite (poi ha scoperto che era disoccupato da 27 stagioni, dopo essere stato nel 1987-88 consulente esterno del Pergocrema). E finalmente ha conosciuto anche Dolores, passata a ritirare la valigia del connazionale accoltellato che poi era anche quello da lei scelto. Non era l’uno e quaranta ipotizzato, ma un metro e venti. Sempre per un centinaio di chili. In una lingua strana gli ha spiegato che aveva problemi di lavoro, ma non era stata chiara sul tipo di lavoro. Comunque prima di andarsene ha a sorpresa lasciato al Walter un biglietto da visita con cellulare, indirizzo mail, nome e professione: ‘Dolores N., communication  & events’. La partita con il Carpi è stata per il Walter un passo indietro rispetto all’esordio: “Abbiamo finito in calando e ci è andata di extralusso a trovare l’azione del rigore. Speriamo che oggi fra Felipe Melo, Liajic, Telles e Perisic si cominci a migliorare, se no si continuano a sommare figurine a quelle del passato. A proposito, nemmeno più mi ricordavo che Nagatomo fosse nella rosa, la copertura sbagliata su Di Gaudio me lo ha fatto tornare alla mente. Ma non doveva partire? Adesso fra lui, Telles, Santon, Dodò e Dimarco abbiamo cinque terzini sinistri, senza contare D’Ambrosio che può giocare anche lì e Juan Jesus che speriamo di non vedere più. Che casino. Secondo me si è rimescolato tutto, come cambiare quattro carte a poker, sperando che entri un bel gioco così, di culo”.

Budrieri con i gomiti sul bancone Sammontana nemmeno apre la Gazzetta, il titolo ‘Romagica Juve a 0’ sarebbe da solo un motivo sufficiente per la chiusura del giornale che ha dato un senso a gran parte della sua vita. Non ha curiosità nemmeno per le cronache della Vuelta, che un tempo addirittura seguiva dal vivo sacrificando giorni di vacanze ATM. Cristina gli ha telefonato, tornerà in Italia fra qualche giorno perché per i vari giornali a cui collabora farà qualche servizio sul derby di Milano: ma in Spagna a chi fregherà qualcosa di Palacio e Balotelli? D.J. John torna domani dalla Sardegna, Budrieri spera che con Marilena si vada alla rottura definitiva. Fra l’altro la figlia si è appassionata a questa cosa della tuina e non parla nemmeno più del fidanzato, che terminato il periodo sufi l’avrà cornificata anche con le conchiglie. L’Erminia ha sempre dolori, quella troia avrà speso un capitale dal podologo e in definitiva gli ha rubato più soldi di quanti gliene abbiano fottuti gli zingari nei vari furti (almeno quattro) da quando abitano in zona. Qualche mattina fa davanti alle poste a Budrieri è parso di rivedere proprio la rom del Simply, era senza casco insieme a uno che avrebbe potuto essere indifferentemente suo fratello, suo padre o suo figlio. E dal bauletto spuntavano buste di salame Milano della Citterio. Ha provato a rincorrerla in una via Novara rovente, per poco non ci rimaneva come il dottor Zivago e allora si è fermato. Adesso però c’è la nuova Inter di Mancini a cui pensare. Mentre un negro davvero grasso all’uscita del bar chiede soldi per un panino alle impiegate della TuboPlast, Budrieri si mette a parlare stancamente di calcio, nemmeno ascoltandosi: “Eccolo il marketing, i mercati asiatici. Un’ala sinistra troppo scarsa per fare l’ala, quindi retrocessa in difesa dove non difende. Una copertura così non l’avrebbe sbagliata nemmeno Nobile”. Troppo stanco, Budrieri, per argomentare meglio la sua tesi, lui che ha visto Di Giacomo e il giovane Morello non può mettersi a discutere con chi crede che l’Inter sia iniziata con Sylvinho: “Possiamo anche girarci intorno, ma i fatti sono fatti. Nagatomo non è da Inter”. (seconda puntata 2015-16 – continua dopo il derby)

P.S. Non è da Inter è un’opera di fantasia, pur prendendo spunto dalla realtà. Chi si sente offeso non la legga.

Da oggi è in vendita a 4,99 euro l’eBook della stagione 2014-15 (anzi mezza stagione, visto che abbiamo iniziato tardi) di Non è da Inter, in attesa di un’improbabile edizione cartacea. Si intitola ‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ ed è disponibile direttamente per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche in generale per tutti i tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, contiene le puntate che avete già letto sul sito ma scritte meglio, con l’aggiunta di qualche idea e l’eliminazione di tutte (speriamo, perché l’abbiamo riletto cinquanta volte) le incongruenze fra una puntata e l’altra, per non parlare dei refusi da correttore automatico e da superficialità. 

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