Carolina Morace e l’omofobia a metà

12 Ottobre 2020 di Indiscreto

Carolina Morace dopo avere fatto coming out e parlato di sua moglie Nicola Jane Williams, magari anche per lanciare la biografia in uscita scritta insieme ad Alessia Tarquinio di Sky, in un’intervista al Corriere della Sera ha denunciato l’omofobia che ci sarebbe nel calcio italiano. L’Italia è però in questo caso divisa in due, visto che nel calcio maschile i gay semidichiarati sono pochi e quelli dichiarati zero, mentre in quello femminile certi spogliatoi raggiungono senza problemi il 50% di lesbiche. La Morace ha quindi ragione, o torto, a metà.

Insomma, non si capisce di quale persecuzione sia stata vittima la Morace per le sue preferenze sessuali: l’allenatrice (anche per Gaucci), dirigente ed ex attaccante ci sembra anzi un personaggio molto popolare e rispettato, ben oltre i confini angusti del calcio femminile, il cui principale problema è che come spettacolo interessa a pochi mentre come pratica ha evidentemente la stessa dignità della Champions League.

Chi mai guarderebbe Juventus-Inter femminile su Sky? Non riusciamo ad immaginare una persona del genere, poi per noi il discorso vale anche per Udinese-Spezia di A maschile, ma è un nostro problema. Quasi tutti guarderemmo invece il torneo femminile dei bar se ci giocasse una nostra amica. E saremmo contenti se nostra figlia giocasse a calcio, invece di postare sue foto con la bocca a cuore aprendosi la strada verso gli psicofarmaci.

Certo lo spirito del tempo è un po’ quello di accusare il calcio e lo sport di qualsiasi nefandezza, affermando con faccia pensierosa che ci sono cose più importanti a cui pensare. E tanti sportivi, come bambini bisognosi di approvazione, riescono nell’impresa di essere peggio di Spadafora e Speranza. Nelle mitiche famiglie, oltretutto veicolatrici della maggior parte dei contagi da Covid, c’è di solito più omofobia che in uno spogliatoio.

Share this article