Monza, destinazione Serie A per rimanerci

22 Giugno 2022 di Paolo Morati

Ho iniziato a seguire il Monza calcio per caso. All’inizio degli anni 2000 ero entrato nella squadra di giornalisti dell’emittente Sei Milano e fui assegnato al Monza. Da lì, nel tempo, finii per appassionarmi, fondando successivamente Monza News e occupandomene in modo sempre più approfondito.” Così Stefano Peduzzi, giornalista di Milano ma trapiantato da tempo in Brianza, ci racconta la sua esperienza con una squadra che quest’anno, dopo 110 anni di storia, è approdata per la prima volta in Serie A. Il tutto alla vigilia dell’uscita, il 5 luglio, del libro Monza Destinazione Serie A – 110 anni di storia nella voce dei suoi protagonisti (Diarkos editore), scritto insieme a Giulio Artesani.

Come nasce il libro e cosa racconta?
È nato quasi per caso. Con l’avvento della presidenza Berlusconi avevo in mente di raccontare la storia del Monza. Era già pronto il libro sul centenario con un titolo particolare, ossia “Non andremo mai in Serie A”, che riprendeva il coro dei tifosi del Monza in curva, volendo anche vincere quella maledizione. Speravo che, considerate le promesse, la promozione potesse arrivare la scorsa stagione, cosa che poi non è avvenuta. Quindi con l’editore abbiamo deciso di aspettare un altro anno anche in vista dell’anniversario dei 110 anni. Ecco che il libro racconta la storia del Monza attraverso i personaggi che hanno fatto la sua storia, da Fulvio Saini a Pierluigi Casiraghi, proponendo interviste ma anche monografie. Per un totale di 110 nomi. Di fatto con la promozione abbiamo cambiato sia il titolo sia lo spirito del libro. Se infatti prima volevamo celebrare il compleanno della squadra, abbiamo dovuto integrare quanto già scritto aggiungendo altre parti.

Quali sono stati i personaggi fondamentali per la storia del Monza, tra giocatori, allenatori e presidenti?
Il primo da citare è Giovanni Cappelletti, presidente dal 1972 al 1980, sfiorando più volte la promozione in Serie A. Abbiamo intervistato la figlia Renata che ci ha raccontato aneddoti e segreti. Un uomo unico per quanto ha rappresentato per il Monza. Soffriva le voci sul fatto che non volesse portare il Monza in A. Nella realtà investiva risorse mentali e materiali, venendo nel contempo contestato. Il secondo nome è quello di Alfredo Magni, allenatore di quelle stagioni, 80enne ancora in grande forma e che oggi, se potesse, siederebbe ancora sulla panchina biancorossa. Come giocatore scelgo invece Fulvio Saini, recordman di presenze (552) con il Monza, che ha accettato di scrivere la prefazione del libro.

Nel Monza hanno giocato tanti giocatori che avrebbero poi fatto la storia di altre squadre. Pensiamo a Pierluigi Casiraghi, Daniele Massaro… Cos’era mancato fino ad oggi per centrare l’obiettivo?
Sicuramente la passione. Non è una città che vive di calcio. Tantissimi simpatizzanti ma pochissimi tifosi. Questa mancanza influisce anche sul rendimento della squadra. E poi le forze economiche, che oggi ci sono insieme a quella competenza assoluta portata da Berlusconi e Galliani, senza i quali il Monza non avrebbe mai fatto questo salto dalla C alla A.

Il momento più bello e più brutto della storia del Monza?
Partiamo dalle cose brutte. I due fallimenti, del 2005 e del 2015, che ho vissuto da giornalista. Qualcosa che non augurerei nemmeno al peggior tifoso avversario. È qualcosa che fa male e resta sulla pelle. Momenti drammatici che hanno visto il Monza ripartire dalla Serie D, giocare sui piccoli campi sportivi, lottare. Cito anche la fase Clarence Seedorf, che acquistò il Monza nel 2009, con doppia retrocessione e una gestione che si può definire fallimentare. Il momento più bello non può che essere lo spareggio per la Serie A con il Pisa. Che ho deciso di seguire da casa. Dopo la sconfitta con il Perugia all’ultima giornata ero infatti tornato frastornato, certo che non ce l’avremmo fatta nei playoff, seguendo e coordinando il lavoro da casa. Da lì è partito il filotto di vittorie smentendo anche chi pensava che la squadra fosse ormai sulle gambe, anche per via dei tanti infortuni registrati nel corso dell’anno. Il 4.-3 di Pisa è stato un dei momenti più belli della mia vita.

Pisa con il quale c’era anche stato lo sfortunato precedente della stagione 2006/2007. Finale playoff del campionato di Serie C1…
Le cose quest’anno sono andate molto diversamente rispetto ad allora quando il clima, nella partita di ritorno a Pisa, era stato a dir poco teso. La trasferta era stata gestita male e i tifosi pisani avevano saputo il nome dell’hotel in cui alloggiava la squadra disturbandone il sonno per tutta la notte. Questa volta è stata organizzata bene, in una località protetta, uno scenario tranquillo e sicuro. Per cui i giocatori hanno potuto pensare solo alla partita

Passiamo all’ultima stagione. Tre nomi fondamentali per la promozione…
Il vero motore di tutto è stato Adriano Galliani. Quando lo scorso anno ha avuto il Covid, senza di lui il Monza è crollato. E non è stato un caso. È un monzese vero, un vero tifoso, ha una grande passione, è bravo a gestire i momenti negativi e non mette troppe pressioni alla squadra. Poi al secondo posto Giovanni Stroppa, con il quale si è instaurato un bel rapporto. Anche lui bravo gestore dei momenti negativi, qualità fondamentale perché quando si vince si è tutti bravi ma quando si perde è necessario restare lucidi e mantenere la giusta misura. Il terzo nome è quello di Christian Gytkjaer, centravanti danese, massacrato da tutti nel corso della stagione e che ha invece segnato i gol decisivi per la promozione. Oggi idolo assoluto dei tifosi.

Il Monza in Serie A. Quali sono gli obiettivi più realistici, minimi e massimi?
Io mi concentrerei, e ci metto la firma già adesso, su una salvezza all’ultimo minuto dell’ultima giornata, La Serie A è un campionato diverso e difficile. Chiaro poi che il sogno è quello, già dichiarato, di restare nella parte sinistra della classifica. Teniamo in ogni caso conto che sarà un campionato anomalo, con i Mondiali invernali, per cui tanti giocatori della grandi squadre avranno la testa in Qatar.

Un giudizio sulle mosse di mercato. Deve rimanere qualcuno della squadra che ha conquistato la promozione?
Credo che non si debba guardare solo ai nomi ma anche alle prospettive. Un profilo come quello di Andrea Pinamonti per l’attacco, insomma. Fronte portiere penso che Michele Di Gregorio sia già pronto per la massima serie (in queste ore si parla dell’arrivo di Alessio Cragno, n.d.r), mentre sognavo di rivedere Davide Frattesi in biancorosso ma lo escludo visto che se lo stanno già contenendo diverse squadre. Potrebbe invece tornare Matteo Pessina. Per quanto riguarda Mario Balotelli invece credo che sia stato più lui a offrirsi che la società a cercarlo. Aggiungo che il settore giovanile è messo molto bene, la Primavera ha registrato ottimi risultati sotto la guida di Raffaele Palladino che vedremo presto in una prima squadra. Investimenti sono anche stati fatti sul centro di Monzello dove dalla prossima stagione si alleneranno tutte le squadre.

Ci saranno tifosi brianzoli di Inter, Milan e Juventus che la domenica ‘tradiranno’ per andare a seguire il Monza?
Difficile dirlo. Lo stadio Brianteo è già a norma per la serie A e si sta lavorando per sistemare anche il rettilineo dei distinti che potrebbero essere aperti durate il campionato. Obiettivo raggiungere i sedicimila posti. La speranza è che ci sia fame di Monza e l’attesa, guardando anche i messaggi che riceviamo ogni giorno, è comunque grande.

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