Mondiali 1982: trent’anni e sembra ieri

12 Giugno 2012 di Alvaro Delmo

Paolo Rossi

Di recente è uscito in libreria 1982 – Il mio mitico mondiale, volume in cui Paolo Rossi descrive il suo vissuto durante l’epico Campionato del mondo conquistato in finale con la Germania allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid. Non lo abbiamo ancora letto, ma l’idea da cui parte è che tutti si ricordano chiaramente che cosa stavano facevano e dov’erano quando si svolsero le partite che portarono al trionfo davanti al presidente Sandro Pertini. Noi raccogliamo la sfida e la poniamo anche agli amici di Indiscreto.

Da parte nostra ricordiamo (avevamo da poco compiuto 11 anni) di aver visto in città gli incontri del girone di qualificazione e quelli del gironcino con Argentina e Brasile. Se c’era delusione per le sfide iniziali di Vigo, con il ben noto silenzio stampa, si comiciò a scendere in strada a festeggiare già con le vittorie contro le due favortissime sudamericane. Due squadre leggendarie e piene di stelle che l’Italia di Bearzot riuscì a domare.

Ancora oggi qualcuno si chiede come sia stato possibile annientare quel Brasile del quale spesso si individuano come unico punto debole il portiere Valdir Peres e il centravanti Serginho, tra i vari Zico, Socrates, Cerezo, Falcao, Junior, Eder… Oppure l’Argentina di Ardiles, Maradona, Passarella, Kempes… Ma non siamo qui per ricordare quello che accadde ma cosa ci accadde.

Dicevamo dei festeggiamenti per le strade fino al trasferimento in montagna per le vacanze. Dove facemmo in tempo a vedere la semifinale con la Polonia e quindi l’incredibile finale madrilena. A casa di amici, adulti e bambini assiepati davanti a un piccolo televisore a colori con il commento di Nando Martellini, la tensione per il rigore sbagliato da Cabrini (con qualche insulto agli juventini…) e l’euforia per i tre gol (ricordiamo di aver gridato Spillooooo quando Altobelli insaccò). E poi la festa in paese con le auto dirette al capoluogo giù per una stretta strada di montagna e la fila la mattina presto alla piccola edicola per comprare la Gazzetta… Sono passati trent’anni eppure sembra ieri.

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