Televisione
Miss Italia non deve morire
Indiscreto 13/03/2025

Ormai è un luogo comune dire che Miss Italia sia anacronistica, eppure la televisione e il web sono pieni di donne usate in maniera ben più cinica e volgare di quanto faccia lo storico concorso che Patrizia Mirigliani ha ereditato da suo padre Enzo. A dirla tutta, da Miss Italia sono uscite molte più attrici e presentatrici di quante ne siano usciti da tutti i reality show messi insieme. Per questo abbiamo trovato bello ed equilibrato Miss Italia non deve morire, il documentario di Pietro Daviddi e David Gallerano appena visto su Netflix. Bello perché racconta l’Italia profonda che c’è dietro alle selezioni regionali, con un immaginario simile a quello del Dopoguerra ma soltanto adattato ai tempi. Equilibrato perché anche se la collaborazione della Mirigliani è stata decisiva il documentario è tutt’altro che un’esaltazione di Miss Italia, anzi mostra bene l’orrore di chi partecipa (o peggio ancora di chi invita le proprie figlie a partecipare) a selezioni umilianti. Al di là delle ragazze e dei veri protagonisti, gli agenti regionali, ne esce come figura tragica il figlio di Patrizia, sul quale però viene calcata troppo la mano: la madre lo tratta come un inetto, ma questo non c’entra con Miss Italia e con la sua presenza sulla RAI, vera ossessione oltre che differenza fra una manifestazione nazionale e una paesana, sia pure aggiornata per il web. Poi l’impiegata che deve sorridere alle battute del suo capo è molto più mercificata delle aspiranti alla fascia di Miss Toscana, non c’è dubbio: la morte di Gerry Stefanelli è il momento più toccante del film, la fine di un vecchio mondo senza però che ne sia iniziato uno nuovo.
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