Due miliardi di telespettatori per tutti

28 Aprile 2014 di Stefano Olivari

Papa Wojtyla e Papa Roncalli come uno Juventus-Inter qualsiasi? L’occupazione quasi militare dell’etere domenicale, in occasione della  beatificazione di due personaggi che comunque la si pensi appartengono alla grande Storia, si è nutrita di luoghi comuni e di toni giornalistici che avrebbero fatto sembrare aggressivi Mangiante da Trigoria o Pellegatti da Milanello. Il mantra più trash di tutti, di chiara derivazione calcistica, è stato quello dei ‘due miliardi di telespettatori’, ripetuto come se fossero tutti abbonati alle emittenti che propagandavano questa notizia. Visto che la popolazione della Terra è stimata in 7 miliardi di persone, si tratterebbe di un comunque interessante 28% di abitanti del pianeta collegato. Il piccolo problema è che si arriva a 2 miliardi, a fatica, mettendo insieme tutti i cristiani (o meglio, a tutti quelli statisticamente considerati come tali). I cattolici teorici, quasi il 17% della popolazione mondiale, sono circa un miliardo e 190 milioni. E con molto ottimismo si può dire che 500 milioni di loro fossero in qualche modo interessati alla canonizzazione. Escludendo che tutti possiedano o abbiano accesso a un televisore, si capisce come i ‘2 miliardi’ che a noi ricordano sempre Beppe Savoldi siano stati sparati dall’ufficio stampa vaticano, che fa il suo mestiere, e raccolti in maniera acritica da chi fa informazione. Tutti pervasi da una grottesca ‘devotion’, ben più infondata di quella per l’Eurolega. I numerosi ‘esperti’ presenti in studio, insieme ad amici dei due santi più numerosi di quelli di Pasolini o delle persone che ricevevano le telefonate all’alba dell’Avvocato, non hanno però spiegato come mai qualche giorno fa in Valcamonica un ragazzo disabile, in gita con l’oratorio (!) e che al suo paese risiedeva in via Giovanni XXIII (!!), sia stato ammazzato dal cedimento casuale di un monumento dedicato a Wojtyla (!!!). Certo, una fatalità. E poi il disegno divino è per sua natura imperscrutabile. Alla fine crediamo di più nel vituperato calcio, nei suoi giornalisti e addirittura nei suoi telespettatori.

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