Metropolis adesso

17 Marzo 2015 di Paolo Morati

Metropolis

Metropolis, il leggendario film muto di Fritz Lang uscito nel 1927 e diventato un’icona della fantascienza, torna anche in Italia sul grande schermo in versione restaurata e finalmente completa grazie a un progetto di distribuzione della Cineteca di Bologna. Questa la notizia, in breve, per un’opera che anticipò strutture e ambientazioni, atmosfere e relazioni di un genere che non significa effetti speciali bensì visione del futuro (ma anche del presente) nel suo insieme. E in questo Lang, in compagnia della allora moglie Thea von Harbou co-sceneggiatrice dell’opera e autrice del romanzo a cui è ispirata, riuscì pienamente inserendo anche quella contrapposizione sociale irrisolta e irrisolvibile che permane ancora oggi pur nel finale pacificante e pacificatorio che il regista austriaco avrebbe tuttavia desiderato diverso e più drammatico.

Simboleggiato dalla scena del robot che si trasforma in un clone della giovane Maria e da una urbanistica visionaria, Metropolis è però molto di più nel suo lungo svolgimento che in versione definitiva supera abbondantemente le due ore introducendo anche diverse parti destinate ad ampliarne il messaggio. Estremamente costoso e all’epoca recepito tiepidamente da parte della critica, il lungometraggio in bianco e nero è di fatto un insieme di simboli e caratterizzazioni che si ritroveranno nella letteratura e nel cinema degli anni a venire, ma che nel contempo pescano anche nel passato come una lezione che si ripete: c’è il divario e l’ingiustizia sociale, c’è l’uso folle della scienza, c’è la ribellione contro il più forte, c’è la rabbia che acceca, la vendetta e l’amore che… a pensarci bene una esperienza dove la finzione che supera la realtà trova il suo equilibrio nella realtà che diventa finzione.

Ha dunque senso riproporlo oggi? Sì, soprattutto a chi è cresciuto tra Akira e Blade Runner, leggendo Isaac Asimov e Ray Bradbury, identificandosi con Conan il ragazzo del futuro per poi passare alle storie di Nathan Never e al (consigliato) omonimo animato di Rintarō uscito nel 2001 e ispirato alla pellicola di Lang così come al fumetto di Osamu Tezuka. La sua visione può essere un modo per far riflettere su un cerchio aperto nel 1927 e che ha visto poi una diramazione di immaginazione su più binari del fantastico tecnico e sociale. Certamente Metropolis è un film che necessita di concentrazione, nel suo incedere lirico e nella recitazione così lontana dagli standard del cinema moderno per far fronte all’assenza del parlato. Faticoso inizialmente nell’era del surround, dell’alta definizione e della computer graphic e annunciato come ancora più lungo e completo rispetto alla versione circolata fino a qualche anno fa (il ritrovamento della pellicola mancante con la traccia sonora originale risale al 2008 in Argentina), è in definitiva una storia che va semplicemente guardata con le emozioni guidate da immagini e musica. Senza voce, per una volta.

Share this article