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Attualità

Metodo Peterson

Oscar Eleni 11/01/2021

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Oscar Eleni sulla nave di Teseo dove ti servono libri tonificanti, lontano dal minotauro che gira nei nostri labirinti, un dolore fisso che si chiama anche vertigine. Meglio un caffè con le poesie urticanti di Louise Gluck del cinema inferno di questi giorni. Via dai commentatori sui fatti di Washington, qui c’è anche chi pensa davvero a Donald come vittima. Via da quasi tutto, senza sentirsi in colpa per le risse dei giovanissimi al Pincio e a Gallarate, per le trattative fra ogni tipo di mafia e ogni tipo di potere, quindi partendo dallo Stato.

Mentre sul ponte sventola la bandiera bianca che vorrebbe farci portare alle Olimpiadi, anche se da Tokyo, non arrivano buone notizie per campioni in chiusura, tipo Pellegrini o Federer, perché al governo già intossicato dai minacciosi che non se ne vanno mai avranno pure la grana dello scontro con il CIO che si è convinto di vedere, ma dai, ingerenze politiche sullo sport, negando l’autonomia che dovrebbero avere tutti, ma dai.

La luna fredda ci porta tristezza sapendo che nella Milano europea e intossicata si è aperto da settimane il teatrino sull’utilizzazione dell’Arena monopolizzata dall’élite di casa Tortu. Anche qui bandiera bianca  e non si sa se la politica abbia fatto un’altra invasione ad minchiam. Volevamo chiederlo a Castelli, ex corridore di qualità, presidente del Cus Pro Patria, ma la Lombardia gli ha girato le spalle. Primi brividi caldi aspettando l’elezione presidenziale nello scontro fra tre candidati che promettono nuove isole della felicità, pur sapendo che in questo Paese lo sport viene considerato l’isola che non c’è più da troppo tempo.

Al marinaio cortese che ci porta libri in cabina, direttamente dalla casa editrice che dà il nome alla barca, chiediamo se ha saputo qualcosa dei geniali allenatori di calcio che litigano fra polvere ed altare, mentre le radio infuriano sui poveri mister, senza sapere che ancora oggi per celebrare bene gli 85 anni di Dan Peterson la cosa che si ricorda meglio, scudetti e coppe a parte, è la famosa offerta del Milan berlusconiano e rifiutata dal nano ghiacciato che quindi lasciò spazio a Sacchi. Un bel Zapelloni ci ha cantato Daniel Lowell sul Foglio, l’Olimpia non ha dimenticato il suo guru nel giorno in cui compiva insieme al genio di Evanston gli 85 anni, brindando con i “ragazzi” di Messina prigionieri di Filomena in Spagna, una scontrosa tempesta di neve che ha voluto vendicarsi per  quello che Ettorre ha fatto alla Real casa blanca dove l’avevano trattato davvero male: due sconfitte in eurolega. Violato dopo anni il campo delle merengues e in questo brindisi avranno alzato i calici anche Bogoncelli e Rubini, i due dioscuri che trasformarono la Triestina milanese nella Borolimpia, i due giganti che più hanno sofferto il campo di pelota basca dove Pedro Ferrandiz imprigionava le nemiche del suo Real di francobolli rari come quelli che collezionava benedetto da Saporta.

Basket prigioniero di quelli che, come i ragazzi folli, si tagliano la bocca per assomigliare al perfido Joker. Dagli arbitri ai dirigenti, tutti con il loro bel vaso di Pandora da proteggere, anche se il male circola nel sistema per non aver voluto cambiare formula, togliere il peso della retrocessione, togliendo ai bilanci l’ossessione di andare in campo con cinque stranieri in quintetto base. Mentre i capi bastone si domandano se alla Fortitudo Bologna e a Brescia hanno già  riportato Cenerentola fra le stoviglie, sapendo bene che Dalmonte e Buscaglia hanno lavorato al meglio sugli stessi che avevano mandato nei matti e poi in esilio Sacchetti ed Esposito, anche se  alla Leonessa continuano a dire che la squadra sbagliata l’aveva fatto proprio Vincenzo il rammaricato.

Mentre si aspetta con ansia l’orario delle partite per la prossima giornata, nel basket, da quando è un altro sport, si muovono in questo modo, figurarsi come riusciranno a far recuperare le molte partite cancellate, sapendo che a Varese i contagiati sono già sedici. Comunque sia un verdetto dal campo ci è arrivato. Per la coppa Italia di metà febbraio al Forum di Assago abbiamo 7 premiate, manca l’ottava e lo si saprà quando Cremona e Milano, già impegnata in 11 gare per gennaio, troveranno il buco per recuperare la partita rinviata causa neve madrilena. Come premio a Vanoli e Galbiati avremmo dato la vittoria a tavolino, ma saremmo stati ingiusti con altri perché Reggio Emilia, anche adesso che è in crisi, Treviso e Trento hanno fatto cose che meritano un brindisi, se non il premio.

Mentre guardiamo senza invidia la torta preparata per gli 85 anni di Dan Peterson, invitiamo voi virologi, voi medici, a studiarlo davvero questo genio  che sa sempre come trovare la positività e il guadagno, uno che era davvero più di due metri e che ancora oggi ha una energia da utilizzare meglio in Lega, nella stessa Federazione, magari pure a Milano o nelle società dove ancora si fa confusione fra architetti e manovali. Certo nel calcio lo avrebbero maltrattato come hanno fatto con Velasco, ma lui  era di gomma, sapeva spegnere incendi, litigare, valorizzare e lo capisci adesso  quando, come ha fatto con il passato Virtus, tratta bene quelli dell’Olimpia, anche chi non è stato davvero protagonista per chi stava all’esterno del castello di Toranaga. Per lui era diverso. Si è pure pentito di aver  trattato male qualche giocatore. Geniale mea  culpa, ma visto che ci siamo sfrutteremo il suo metodo per le pagelle sulle squadre alla fine del girone d’andata, in un calendario zoppo, con la finzione dei rumori di fondo di chi spegne le luci e non risparmia per presentare a nessuno le squadre che vanno in campo mentre gli annunciatori fanno gargarismi per i loro urletti, ma per favore, scatenati quando c’è un tiro da tre, più o meno come quelli che hanno inventato canestri che sputano palloni, tiri sfortunati, ah il fascino del palo come nemico, gli aedi della perfetta parità e i neomelodici che trovano banale parlare di sottomano e vorrebbero entrare fra quelli che contano  facendoci sapere che hanno avuto un orgasmo per il cameriere che va a canestro.

Dicevamo metodo Peterson, insomma quello che lui ci ha fatto conoscere e che aveva imparato a casa sua, prima del Cile, prima che Dio finisse la creazione: Zero a chi si è comportato come poteva e doveva, più o meno uno, due per le squadre che sono andate oltre. Noi, fedeli alla vecchia scuola non a distanza, anche se spesso si bigiava per evitare interrogazioni scomode, magari ci metteremo il nostro voto bieco come abbiamo  visto fare alla Domenica Sportiva dove Volpi, Tardelli, Pecci sono davvero divertenti e intriganti senza tirarsela troppo come in altre trasmissioni che arrivano dal Cielo o dalla Media intuizione.

MILANO 0 – Una sola sconfitta, ha tutto e di più per governare la stagione. Per noi  sette più considerando qualche gita dietro alla lavagna per sconfitte in coppa che sono medicate soltanto in parte dalle vittorie di Tel Aviv, Madrid, Istanbul dove da tempo era notte fonda. Shields ed Hines la sostanza, Moraschini il fiore d’inverno inatteso, Tarczewski, Micov e Brooks sotto il par. Moretti in un pericoloso vicolo stretto.

BRINDISI più uno – Diciamo che fino al capolavoro contro Milano erano ben oltre il più due. Bravo Vitucci, 8 a lui, alla società, al gruppo stranieri. In coppa ci dirà se ha conservato il veleno che serve nei faccia a faccia.

SASSARI più uno – Diciamo che la squadra è ben sintonizzata con il suo generale Poz. Sette e mezzo a tutti e Bilan ci dice che certe scuole sanno sempre offrire qualcosa che non ti aspetti. Spissu super, Burnell da blindare.

VIRTUS BOLOGNA zero – Partenza lenta, distrazioni classiche per chi ancora sentiva bruciare il finale dell’ultima stagione. Nella farsa, Djordjevic va e poi resta, l’acquisto di Belinelli. Peccato l’infortunio di Pajola. La sorte la metterà contro Venezia in coppa: se cercava una rivincita eccola accontentata. O genio Teodosic deve solo ritrovare la pace per la frustata quando tira, per il resto lui e Markovic sono bei sostegni. Meglio Hunter di Gamble. Su Ricci e Alibegovic aspettiamo con ansia che ci dicano chi sono veramente. Otto a Djordjevic, per coraggio ed ironia.

VENEZIA meno uno – Pcolpa di troppi guai fisici, per una coppa mal digerita. Però De Raffaele è gatto con gli stivali. Se ti  arriva alle spalle devi fare attenzione. Belli i progressi di Tonut, un sei stiracchiato al gruppo, un nove alla società che ha retto in piena acqua alta.

PESARO più due – Vai Gelsomino Repesa che hai fatto tornare il sorriso in una terra benedetta per il nostro basket. Bravo Ario Costa  a cercare un allenatore che avesse davvero qualcosa da insegnare. Il tango argentino di Filloy e Delfino, la sostanza di Cain, questo Filipovity al quale non credeva quasi nessuno, per la fortuna di chi sa cosa vuol dire quasi. La sorpresa che arriva dall’unica vittoria dell’ultima stagione.

TRIESTE più dure – Li davamo già spacciati, ma poi Dalmasson (8), l’ultimo Cavaliero da oltre 600 in A, questa atmosfera da grande Atene cestistica. Insomma bravi tutti, anche stranieri di terza fascia. Ottimo Alviti.

CREMONA più due – Oltre ogni previsione, monumento equestre per Vanoli, Galbiati e Hommes.

REGGIO EMILIA più uno – Bene fino a quando non sono cominciati i pro0blemi fisici. Benissimo in partenza, ora mezza crisi e i nuovi arrivi troveranno musi lunghi. Martino 7 più.

TREVISO più due – Non ci sorprende Menetti, non ci stupisce la solidità del gruppo e della società. Bravi e monumento a Logan.

TRENTO più uno – Diciamo che Brienza ha fatto il massimo, anche se troppe cose hanno congiurato con una squadra costruita ancora bene da Trainotti.

BRESCIA meno due – Dispiace vedere una societa del genere soffrire tanto. Amareggiati per Esposito, preoccupati per Buscaglia.

FORTITUDO BOLOGNA meno due – Qui non si sa davvero chi è piu colpevole. Certo la societa, di sicuro anche Sacchetti, certamente i giocatori. Speriamo che Dalmonte porti Cenerentola di nuovo a palazzo.

CANTU’ meno uno Troppe cose sono andate storte, tradimenti sul campo, sfortune varie. Dispiace per Pancotto, per Allievi, per il Cantuki.

VARESE meno due – Le cose hanno cominciato ad andar male quando Caja ha rotto con la società. Sperava di scuotere, ma non ha trovato la stessa comprensione di Conte nella sua Inter. Errore per tutti e speriamo che Bulleri se la cavi al primo bagno da solo nel mare degli allenatori.

 

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