MES sì o no?

4 Dicembre 2019 di Indiscreto

Che cos’è il MES? Domanda d’attualità, ma risposta non proprio di oggi: il Meccanismo Europeo di Stabilità esiste infatti dal 2012, erede fra l’altro di altre situazioni analoghe. È un organismo europeo, con sede in Lussemburgo (cioè la terra promessa dell’elusione fiscale, pensiamoci sempre quando siamo al supermercato), che in teoria dovrebbe aiutare i paesi dell’Unione Europea in difficoltà finanziaria, se questa difficoltà può produrre effetti negativi anche sulle economie degli altri paesi dell’Eurozona, cioè dei paesi che usano l’Euro.

In altre parole, il MES interviene quando gli viene chiesto e quando gli pare. Di fatto è governato dai ministri finanziari dei vari paesi, che eleggono un consiglio che a sua volta nomina un direttore generale (attualmente è il tedesco Klaus Regling). Può concedere prestiti, come è avvenuto nel caso celeberrimo della Grecia e anche in altri (Irlanda e Portogallo, per dire), o anche aiutare in varie forme le banche come è stato per la Spagna.

Chi mette i soldi nel MES? Ovviamente i singoli stati: l’Italia è il terzo contribuente con il 17,9% della dotazione del MES, dietro a Germania (27,1) e Francia (20,3). Per esprimersi in euro, l’Italia ha finora versato al mese 14,3 miliardi. Ma se è tutto così chiaro, di cosa si sta discutendo da settimane?

Si sta discutendo proprio della riforma discussa nella primavera di quest’anno e che dovrebbe essere approvata ad inizio 2020. Diverse le novità, ma quella a prima vista più pesante riguarda la ristrutturazione del debito pubblico di un paese aiutato, si fa per dire, dal MES: in pratica chi detiene titoli del paese aiutato, potrebbe vedersi tagliare il valore dei titoli detenuti, se la maggioranza dei creditori dovesse approvare il taglio. E perché mai la maggioranza dei creditori dovrebbe accettare un taglio del proprio credito, danneggiando sé stessa e la minoranza? Una risposta potrebbe essere che la maggioranza dei creditori è composta di stati (siamo quindi alla partita di giro), la minoranza da persone fisiche.

Il problema non sembra quindi la tenuta dell’inconsistente Conte, che i sempre più agonizzanti giornali cercano di trasformare in Aldo Moro (poi a noi non piaceva nemmeno Moro), ma il fatto che un governo italiano, di qualsiasi colore, possa avere la tentazione di indebitarsi oltre i livelli attuali e poi scaricare sull’Europa cattiva i costi del suo fallimento.

Dov’è il trucco? Il solito tecno-trucco, senza un vero colpevole e quindi con il popolo (posto che gliene fregi più del MES che di Messi) impossibilitato a linciare qualcuno, cioè il fatto compiuto. Ogni modifica del testo attuale del MES dovrebbe e infatti essere approvata all’unanimità (!) dai 19 paesi dell’Eurozona. Traduzione: se si vuole stare dentro bisogna accettare la minestra che viene servita.

E allora perché non ne usciamo, come suggeriscono una parte dei 5 Stelle e la Lega? I pro sono quelli di recuperare un po’ di sovranità nazionale, i contro riguardano il segnale dato agli investitori internazionali, con conseguente aumento del costo del debito. In altre parole, l’Italia fuori dal MES darebbe l’idea di essere un paese governato da gente che ambisce a fare sempre più debito. Ed in effetti 5 Stelle e Lega lasciati senza freni farebbero in questo senso paura.

Come si è capito, non abbiamo una posizione chiara anche se mediaticamente è passato il concetto che il MES è di sinistra, comunque la solita roba da PD esterofilo, e il non MES di destra (secondo noi è invece esattamente il contrario), la solita roba da Lega sovranista. Chiediamo quindi a chi segue queste vicende un voto: Italia nel MES o no?

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