La vita è una scommessa

Mentalità americana

Stefano Olivari 05/11/2008

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Chi ha scommesso o scommette anche sul mercato americano, o comunque con operatori americani, si confronta quotidianamente con il concetto di line più che con quello di quote su vittoria o sconfitta (il pareggio, poi, roba da MLS…). Rispetto alle quote europee, anche quelle in versione anglo-cavallara (lasciamo stare per il momento l’Asian Handicap), la filosofia statunitense è più incentrata sulle differenze di valore fra le squadre (o i singoli atleti) in campo piuttosto che sul risultato finale puro e semplice. Dire line (sinonimo di quota, comunque) è infatti come dire point spread, cioè scarto: la differenza, espressa in termini di punti, fra i due contendenti. Lo scopo del bookmaker USA è quindi incoraggiare puntate di massa simile a quota uguale (all’italiana diciamo 1,90), cambiando solo lo spread. Esempio pratico, sulla NBA: se pensiamo che la differenza tecnica fra Lakers e Knicks porti ad un risultato di circa più 20 per la squadra di Phil Jackson, diremo che i Lakers sono favoriti di 19,5 sui Knicks. Puntando 100 dollari sulla squadra di New York ne vinceremo 90 sia in caso di improbabile vittoria della squadra di D’Antoni sia in caso di sua sconfitta fino a 19 punti. Questo modo di proporre le quote ha mille implicazioni, con due che prevalgono secondo noi sulle altre: la prima è che il bookmaker riesce meglio a limitare il rischio, la seconda è che taroccare le partite non comporta nemmeno il rischio (teorico, visto che non esistono gli ultras ‘Santa Monica alcoolica’ o ‘Oakland Vikings’) di essere bastonati dai proprio tifosi. I giocatori dei Lakers potrebbero scommettere contro se stessi e incassare la vincita, limitandosi a battere di 15 i Knicks. Record salvo e soldi in tasca, mentre ipotetici giocatori dell’Inter che avessero puntato sul pareggio con l’Anorthosis avrebbero creato un danno anche alla squadra. Ovviamente è teoria, perché il delitto perfetto è possibile anche nello sport europeo: basta ‘assicurare’ un risultato probabile, piuttosto che cercarne uno strano.

stefano@indiscreto.it

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