Meno persone denutrite, Max Pezzali batte Boldrini

28 Maggio 2015 di Stefano Olivari

La fame nel mondo è nell’ultimo quarto di secolo diminuita in maniera incredibile, secondo le tre agenzie dell’ONU (FAO, WFP, IFAD) che si occupano di alimentazione dal 1990 ad oggi si è passati da circa un miliardo di persone sotto la soglia di una nutrizione decente a 795 milioni. Ma in termini percentuali il dato fa ancora più impressione, perché nel frattempo la popolazione mondiale è aumentata da 5,3 a quasi 7 miliardi e quindi chi soffre sul serio non è più il 18,6% degli esseri umani ma il 10,9. Sono cifre fornite da chi avrebbe tutto l’interesse nell’affermare il contrario, per attrarre stanziamenti pubblici e donazioni, quindi di base credibili e che portano dirette ad una considerazione: anche un problema oggettivo come la fame nel mondo, a meno che la denutrizione sia un’opinione (non si tratta qui di distinguere fra chi va da Eataly e chi alla Lidl), è una questione di percezione. Perché fra immagini televisive, guerre e immigrazione incontrollata mai avremmo pensato di stare meglio rispetto alla fine degli anni Ottanta (si parla in generale, personalmente stavamo bene allora come adesso). Altra percezione: il continente più sfortunato è l’Africa. Falso: il 65% di chi muore di fame è in Asia, la nostra sorpresa deriva dall’ignoranza e dal fatto che sia più difficile arrivare in Sicilia partendo dal Bangladesh che dalla Libia. Questo non significa lasciare i 795 milioni al loro destino, ma mettere nella giusta prospettiva l’impostazione colpevolizzante, che una volta avremmo definito catto-comunista, di molti politici e della quasi totalità dei media. Il mondo è migliorato e sta migliorando, anche se le partite non iniziano più tutte la domenica alle 14 e 30. Lo ripetiamo: negli ultimi decenni il mondo è migliorato. Bisognerebbe ascoltare di più il nostro lato Max Pezzali (‘Mezzo pieno e mezzo vuoto’ è meglio di questo post) e meno quello Boldrini.

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