Mennea più forte anche di Rai Uno

31 Marzo 2015 di Stefano Olivari

Le tante emozioni che ha dato Pietro Mennea alla nostra infanzia ci hanno costretto a infliggerci una fiction di Rai Uno, con la consapevolezza di tutti i suoi schemi: il flashback insistito, la santificazione a prescindere, il macchiettismo, la recitazione scadente, la fuga da ogni complessità nel nome di una fantomatica condivisione, l’effetto ‘Italia di una volta’ che prenderebbe anche una sceneggiatura ambientata nel 2078, la marginalità di ogni figura femminile. Tutti difetti che in parte hanno riguardato anche Pietro Mennea – La Freccia del Sud, ma a cui Ricky Tognazzi è riuscito a contrapporre una regia non totalmente sciatta pur essendo ovvio che un film del genere al cinema non sarebbe nemmeno proponibile. Le scene di atletica ‘girate’ sono state in fondo pochissime, mentre buono è stato l’alternarsi con le ‘vere’ immagini RAI. Luca Barbareschi, anche produttore, è stato abbastanza credibile nei panni del professor Carlo Vittori (che compare come consulente del film, al pari di Gianni Minà e della moglie di Mennea, Manuela) al di là di qualche inesattezza come Mennea costretto a rimanere a Formia da solo anche a Natale e di semplificazioni (il rapporto con Borzov, quello con la famiglia di origine) che però bisogna considerare tasse da pagare ad un pubblico generalista. Giustamente non ha fatto l’imitatore nemmeno Michele Riondino-Mennea, il resto è stato al livello del par di Rai Uno: cioè sempre sul filo della involontaria parodia. E quindi? Una storia forte, quando non deve rispettare gli equilibrismi politici RAI, riesce a resistere a tutto, a non offendere più di tanto l’intelligenza degli spettatori e a fare anche ottimi ascolti.

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