Meneghin da nascondere

25 Novembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla nebulosa di Orione così diversa dal ponte di ghisa che a Budapest, fortunatamente, non dà segni di cedimento come troppe cose in questo paese di odiatori seriali, nell’Italia del furto compulsivo, dell’io so’ io, mai un noi, dove, dicono la burocrazia, il vero potere occulto, tiene fermi 60 miliardi mentre cadono ponti, franano troppe cose che se curate prima avrebbero resistito anche ai messaggeri del maltempo che, appunto, siamo andati a trovare su Orione. Volevamo sfogarci. Ci hanno guardato come si fa con i poveracci che non hanno speranza. Sapevamo di stare male, ma non così.

In passato ci illudevamo di poter dimenticare tutto nel mistero agonistico dello sport, ma poi ci hanno avvisato che adesso vendono partite e scommettono persino sulle espulsioni e i calci d’angolo in serie minori, chi sa davvero guarda con sgomento allo sport svenduto, dalla Davis alla Diamond atletica, dal calcio da abbrustolire alle Olimpiadi dovunque, degli atleti chissenefrega, per gli insensibili della televisione dove ti chiedono aiuto per tutto e poi ti ammorbano l’aria con la pubblicità che a loro viene pagata, ma che non girano mai per beneficenza. Peggio. In Italia la Rai pretende il canone,  ma per competere con gli “altri” deve guadagnare con il carosello dove si esaltano i consumi, non certo i risparmi,  a meno che non sia una banca ad offrire il suo aiuto. Che ridere.

Italia devastata, dilaniata, indebitata. Viva il parroco denunciato da chi usa il rosario per incatenarti. Viva gli allenatori che ancora fanno capire cosa vuol dire avere il la responsabilità del comando. Tifiamo per gente come il campione del mondo Grosso che anche in fondo alla classifica dice a Balotelli quello che dovevano dirgli quando ha cominciato a calciare così forte. Ci affascina Sarri per come riesce a trattare Ronaldo che pensava di essere davvero intoccabile e, come dicono i familiari, privato di ogni premio per colpa della mafia calcistica.

Per fortuna c’è Platini che spiega a tutti, grazie al nostro amico Damascelli, come stanno davvero le cose lassù dove svendono i Mondiali, pronti a svendere tutto adesso che hanno dato spazio agli esploratori dello sport senza braccia. Come gli ometti della pubblicità del campionato che marciano compatti, saltano senza aver bisogno di aiutarsi con arti inferiori e superiori.

Se la prendono tutti col VAR, mai con certi guitti rotolanti, ma il male sta nella ricerca dei tanti gol, dei tanti canestri, castrando le difese a cui hanno rubato l’innocenza dell’involontarietà perché non si fidavano, non si fidano dell’arbitro a cui stringono la mano prima, salvo fare di tutto per ingannarlo. È il gioco, bellezza. Lo dicono tutti i maiali che non raccolgono le loro deiezioni e, magari, se la prendono soltanto coi cani che, non hanno parola e potrebbero dire che sono i loro padroni le bestie. Ci parlano di sport e salute  mentre la realtà offre troppi casi che neppure Basaglia avrebbe potuto spiegare.

In questa atmosfera nebulosa abbiamo scoperto che la decima giornata del basket ha poco da dire, forse perché questa palla prigioniera non merita attenzione, un po’ come quando si va al nuovo Palalido di Milano dove tutti sembrano incantati, ma poi il Rapuzzi, inviato nel mistero, scopre che i bagni fanno pena, che per mangiare devi fare code chilometriche, un lettore del Corriere denuncia che nel secondo anello i posti sono da prigionia a pagamento. Solita storia.

Ci viene in mente quando inaugurarono il nuovo stadio di Bari e ci sgridarono perché non eravamo affascinati. Mondiale di calcio. Grandi architetti, bagni  misteriosi, decadimento progressivo. Speriamo non vada così anche per il nuovo stadio di Milan e Inter, detto da gente che ancora aspetta di veder mantenuta la promessa dei soliti noti quando cadde sotto la neve, ohibò, il palazzo di San Siro che un genio era riuscito a costruire dimenticandosi che a Milano, ogni tanto nevica e che un’arena multi sportiva, per cambiare in fretta il suo habitat, aveva almeno bisogno di porte dove far entrare i mezzi per manutenzione e riadattamento, che fosse concerto, atletica, basket, pallavolo, boxe, teatro.

Ma torniamo al basket che ama il caldo di casa e nella decima ha regalato due sole vittorie in trasferta. La cosa bella è che questi colpi sono arrivate da due neopromosse dalla grande storia: Treviso sugli ascari rimasti al povero Bucchi, la Fortitudo in rimonta  dove il suo giovane allenatore ha beffato il veterano che oggi guida Cantù.

La Virtus imbattuta, ma appena caduta in Europa, riposava su spine e non certo su allori perché il Baraldi che non piace al basket, certo non è mai stato il suo mondo, che nel calcio era considerato un tagliatore di teste, ha detto verità che non andrebbero mai nascoste ai giocatori: smettetela di cercare scuse, fateci vedere cosa sapete fare se Teodosic si prende una pausa. 

Le stesse cose che Messina deve aver detto alla sua Armani che piace soltanto alla gente che vede oltre. Chi va al Forum adesso beve sempre qualcosa con retrogusto amaro perché lo spartito è perfetto, ma poi arriva la stecca, il tiraccio, la palla persa, la rimonta sofferta affidandosi a grandi veterani. Il campo ci ha detto che forse riavremo una italiana nei play off dell’eurolega, ma non sarà facile come sembra guardando la classifica di oggi perché vedi giocatori con la vocazione del gambero, ti aspetti progressi e scopri debolezze.

Certo mancano due mesi ai primi veri appuntamenti dentro o fuori, coppa Italia, quasi tre per i play off, quattro per l’arena europea, sognando Colonia. Messina sa guarire, sa curare, ma forse dovrebbe anche ammettere che gli serve qualcosa in più al centro e in regia, perché Mack starà anche facendo progressi però resta nella nebulosa, mentre Tarcisio Tarczewski è stato portato a scuola da Bilan come è successo coi centri Efes e Maccabi, anche se le falle si erano aperte sugli esterni col piumino. Non chiedeteci di spiegare l’involuzione di Moraschini, lo spazio ridotto di Cinciarini e Burns tenuto in panca anche contro Sassari dal sostituto di Messina che ha esordito vincendo.

Non chiedeteci neppure di spiegare come ha fatto la RAI, dove il basket è palla avvelenata, nonostante la grande passione di chi se ne occupa, a dimostrarci che eravamo stati troppo ottimisti guardando ad Eurosport come all’arca sicura per uno sport che porta 30 mila persone al Forum in sei giorni, ma sembra non esistere: sulla cerimonia per il ritorno della maglia di Meneghin RAI-EUROSPORT 20-0 sprecando pure la possibilità di avere come commentatore in postazione il figlio del  giocatore di basket italiano che ha fatto la storia.

Voti a perdere nella velenosità.

10 All’ARMANI che ha destinato i tre incassi, 30 mila persone, del tre partite giocate in settimana al Forum, alla protezione civile. Fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo un mare. Quello dove nuotano  gli ipocriti.

9 A MARTINO e MENETTI, la coppia meravigliao di questo inizio stagione, perché hanno ridato luce a due società che avevano bisogno di questa ribalta per farci capire che se hai passione e sai lavorare ritrovi i templi e la gloria degli antenati come in via San Felice casa Effe e a Treviso.

8 A PANCOTTO e BURNELL perché l’allenatore di Cantù si è preso la responsabilità di una sconfitta che pareva impossibile dopo 20’, il giocatore perché dopo un partitone non è riuscito a trattenere le lacrime dimostrandoci che non tutti sono mercenari in questo sport governato all’esterno da chi tratta i giocatori come burattini senza cuore.

7 Al TRAINOTTI che ci ha dato splendide versioni della Trento basket ai tempi di Buscaglia, se nel viaggio americano riuscirà a trovare, insieme a Fois, quello che serve per togliere dall’angoscia della seconda fascia il Petrucci che vede un preolimpico complesso e già proietta ogni sogno sull’europeo del 2021 che avrà un girone a Milano.

6 A Romeo SACCHETTI che anche vedendo Cremona risalire in classifica non le manda a dire ad una squadra dove senza Diener tutto sembra legato al caso.

5 A TRIESTE se Marione GHIACCI, tornato al comando del consorzio, dovesse spaventarsi per questa classifica di una squadra che ha qualche peso morto, ma nella sostanza  potrebbe tornare a farsi amare.

4 Alla VIRTUS e all’ARMANI se non prenderanno sul serio le armate di Vitucci e, soprattutto, del Poz, perché Brindisi e Sassari ci sembrano davvero qualcosa che non vedevamo da tempo: squadre, gruppo.

3 Al DERBY di Natale che metterà di fronte alla FIERA la Virtus e la Fortitudo se tutti noi lo faremo diventare una guerra e non la grande festa del basket che aspettavamo da tempo.

2 Alla serie A2 se dovesse vantarsi di essere più creativa e migliore della Lega del basket un altro sport. Mai infierire su chi vive nell’illusione di avere il meglio.

1 A PESARO che proprio non si muove dallo zero in classifica. Un dolore guardarla, quella classifica, un tormento seguirla, una squadra che avrebbe bisogno di trovare un capo giocatore capace di togliere il ghiaccio dalle mani.

0 Per ULEB, Eurolega, ed EUROSPORT per come hanno nascosto la cerimonia dedicata da Milano a Meneghin, il numero 11. Ci siamo rimasti male. Pensavamo che il momento valesse il sacrificio delle marchette pubblicitarie, il carosello su partite di cui si sapeva già tutto. Peccato.

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