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Giochi Olimpici

Meglio arrivare quarti o quinti?

Stefano Olivari 30/07/2024

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Meglio arrivare quarti o quinti? In altre parole: il quarto posto in una gara individuale che assegna medaglie è il piazzamento più amaro, anche quando è un risultato al di sopra delle aspettative? Il nostro ‘Di qua o di là’ olimpico di oggi è ovviamente ispirato al quarto posto di Benedetta Pilato nei 100 rana, a un centesimo dal bronzo, in una finale a cui la diciannovenne azzurra si era qualificata con il settimo tempo. Una gara seguita da interviste in cui la Pilato ha pianto di gioia, o almeno così ha voluto far credere, mentre l’intervistatrice RAI (Elisabetta Caporale) le chiedeva se davvero fosse contenta. Poi dallo studio Elisa Di Francesca ha affermato che è impossibile per un atleta essere contento del quarto posto e si è scatenato l’inferno, come se queste opinioni fossero scandalose.

Ma stiamo parlando di una nuotatrice che nei 100 rana è stata campionessa mondiale ed europea, senza contare altre medaglie, non di una outsider, anche se nell’ultima stagione è leggermente scesa di livello. Fra il bar del calcio che ritiene poca cosa un quarto posto olimpico e la retorica del ‘grazie lo stesso’, trattando tutti come gente fragile, ci dovrebbe essere spazio per il giudizio sulla prestazione di una campionessa senza per forza fare i tifosi. Ma il tema è interessante anche al di là del caso Pilato e anche al di là del quarto posto, perché magari atleti con altre aspettative trovano insopportabile addirittura il secondo posto e altri ancora meraviglioso un piazzamento in batteria con il record personale.

Un caso estremo e famoso, nel senso che i media jugoslavi ne parlarono molto, fu quello della nazionale di pallacanestro che secondo certe teorie avrebbe alle Olimpiadi del 1984 perso apposta contro la Spagna in semifinale per vincere poi facilmente il bronzo invece di chiudere con un argento ma umiliati in finale dagli USA di Michael Jordan. Soltanto sospetti, e secondo noi idea assurda fino a a quando Boscia Tanjevic ci disse, quando lo intervistammo per la biografia die Drazen Petrovic, che non pensava ad una sconfitta volontaria (conosceva quel gruppo, avendolo allenato fino al 1982 prima di lasciare la nazionale per Caserta) ma che di sicuro per la mentalità jugoslava arrivare secondi è molto ma molto peggio che arrivare terzi e che quindi i sospetti ci potevano anche stare.

Noi non arriviamo a tanto e torniamo alla Pilato: meglio arrivare quarti o con un piazzamento peggiore? O se preferite, secondi o terzi in campionato? Finalisti in Champions League o eliminati in semifinale? Personalmente non abbiamo dubbi: se un atleta ha dato il massimo, meglio arrivare quinti che quarti, forse anche terzi che che secondi. La Pilato ci ha spezzato il cuore con le sue lacrime, perché era chiaro che stesse cercando di convincere prima di tutto sé stessa, non i telespettatori.

stefano@indiscreto.net

 

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