Mauro Bellugi a Wembley

23 Dicembre 2020 di Indiscreto

Mauro Bellugi è tornato su tutti i media italiani, non per le sue gesta sul campo o per i suoi interventi da opinionista, ma per un motivo terribile: l’amputazione di entrambe le gambe a causa di una malattia del sangue ereditaria, che con il Covid si è complicata in maniera irreversibile. L’ex difensore dell’Inter, del Bologna e della Nazionale sembra, stando a quanto raccontato dalla moglie Lory, avere preso questa disgrazia con lo spirito giusto. Anche se, al di fuori della retorica sulla vita che continua, davvero non sappiamo quale sia lo spirito giusto. Ognuno ha la sua risposta.

Di sicuro il primo ricordo personale che abbiamo di Bellugi è quello di Wembley, la famosa vittoria azzurra del 14 novembre 1973 che ai giorni nostri è arrivata quasi soltanto per il gol a 3 minuti dalla fine: tiro-cross di Chinaglia, Shilton non trattiene, Capello è lì pronto dopo avere seguito l’azione da lui stesso iniziata. Eravamo presenti, non a Wembley ma con il nostro Brionvega ovviamente in bianco e nero sintonizzato su quello che si chiamava Programma Nazionale (l’odierna Rai Uno). Una partita che non abbiamo più rivisto, se non per highlights, e che non possiamo né vogliamo analizzare a 47 anni di distanza copiando da qualcun altro.

Una partita di cui però ci rimangono le grandi emozioni di una difesa eroica, da squadra italiana all’estero negli anni Settanta e Ottanta (immaginiamo quindi anche prima), con Zoff e i difensori superprotagonisti. A Bellugi, grande personaggio anche fuori dal campo, toccò marcare il più personaggio degli inglesi, quel Peter Osgood idolo dei tifosi del Chelsea e di molte donne (su tutte Raquel Welch) ma certo non di Ramsey, che di solito gli preferiva Chivers. Tecnicamente una prima punta molto veloce, Osgood, avremmo appreso qualche anno dopo dal Guerin Sportivo, fuori dal campo un Best che beveva di meno. Bellugi lo annullò e fu uno dei migliori nell’Italia di Valcareggi, in una partita giocata quasi tutta nella nostra area di rigore e che qualche anno dopo sarebbe stata rivisitata come spirito in maniera geniale, con formazioni inventate (Rocca, Pulici, Tardelli, Savoldi, Antognoni… per non parlare degli inglesi, con McKinley ovunque) nel Secondo Tragico Fantozzi. 

Quella difesa eroica, con Bellugi a respingere di testa mille cross, era soltanto il ricordo sfuocato di un bambino usato (poco, i canali erano solo i due RAI più la Svizzera) come telecomando? Con grande professionalità siamo andati adesso, nel 2020, a controllare il tabellino. Calci d’angolo 19-1 per l’Inghilterra, forse la maggior differenza nella storia dell’universo. Peccato che non si tenesse conto del possesso palla, ma fidatevi: sarà stato 99% a 1. E Bellugi fu eccezionale, la summa della caratteristiche del difensore italiano.

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