Mature imprecazioni a Bologna

17 Maggio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni notato dalla polizia antisommossa mentre spiega alla folla infuriata, vittima come lui, davanti biglietteria ferroviaria di Bologna, che non esiste vocazione comunitaria europea in posti dove chi lavora pagato e per il pubblico se ne sbatte alla grande, dove per avere un biglietto valido ci metti di più che a fare il viaggio verso Milano, cosa sono le mature imprecazioni in un sabato del villaggio fra cortei, pioggia fastidiosa, ombrelli di plastica che ti prestano e dimentichi sulle montagne russe del furore alla Montagnola, macchine automatiche di biglietteria che parlano aramaico. Il basket de noantri ci ha concesso una settimana di tregua. D’ora in poi partite ogni 24 ore. Ovviamente non ci sarà la rubrica ogni 24 ore. Nell’attesa una sola squadra ha messo qualcosa in più sul campo: la Reyer con Aradori che, vigliacco il destino, si è fatto subito male.

Per fortuna qualcosa si è mosso intorno a noi. Il raduno dei Maturi Baskettari. Strichetti al Diana, cibo benedetto alla Cantina Bentivoglio. Bella rimpatriata dove neppure ti accorgi di essere sulla scala mobile che porta verso altri mondi, irriconoscibili dal profumo in troppi, le medicine alterano, ma non negli sguardi. Peggio per gli assenti. Lo diciamo da quando Guido Carlo Gatti si è inventato l’adunata con i garibaldini del basket nazionale. Ogni edizione una lacrima d’argento. Tutti primi al traguardo del nostro cuore, facile con chi hai amato e tifato, non difficile con quelli che erano avversari. Insomma abbiamo cercato di sposare la tolleranza del magnifico rettore dell’università di Bologna, l’Ivano Dionigi, pesarese, cresciuto nell’incanto della Fossa dentro l’hangar di via Partigiani, uno che magari vede rosso quando Cappellari, a nome della fondazione Porelli, chiede la borsa di studio intitolata all’uomo del rinascimento virtussino, ma appoggia ancora l’iniziativa e lo fa con entusiasmo genuino. Eh sì il “magnifico”, pur riconoscendo che nella sua passione cestistica il vero Magnifico era Walter numero sei della Scavo, anche davanti ai Maturi, per fortuna Cappellari era stato rapito dalle polemiche dell’hockey in line, ha voluto ricordare la caduta degli angeli in quel di Pesaro prima che in quel di Livorno nell’anno dell’ultimo scudetto dell’Olimpia dorata che aveva appena lasciato libero Dan Peterson, dimissionario per fine energia.

Il magnifico e l’immagine del Meneghin sanguinante, moribondo, ripetuta davanti ad una giovane che quasi non capiva mentre fuggivamo tristi dalla sala Borsa, traditi da chi ci aveva portato e poi mollato nella fauci della biglietteria bolognese. Ironia percepita dalla platea in Sala Borsa, tutti i “colpevoli” di quelle giornate erano assenti: da Dino a Bianchini, unico in pista Alberto Bucci che già aveva stretto nell’abbraccio quello che potrebbe anche diventare sindaco di Bologna. La stessa leggerezza mostrata da Vitolo, ai raduni gli arbitri sono davvero dei signori con uno stile diverso e una passione intatta, cominciando da Gorlato, quando Dionigi è andato a chiedergli scusa perché, tanti anni prima, in un torneo estivo, gli aveva tirato un boccale di birra per un fischio che a lui e alla curva pareva anti-Scavolini. Strano, dalla curva vedevano tutto con una tale leggerezza….

Fra i Maturi per sentire ancora vecchie e meravigliose storie, presi per mano da Samoggia, delicato presentatore del suo filmato partendo dal pavimento in ceramica nel vecchio palazzo stiva viveri diventato poi la Borsa, EXPO per il cibo ante litteram, importante per l’economia cittadina, importantissima per lo sport al coperto di una città che in quella chiesa sconsacrata portò addirittura quattro squadre di serie A , Virtus, Gira, Motomorini, OARE, oltre a quella femminile come ha fatto notare il Gianni Corsolini che, ancora una volta, anche piegato in due, è stato brillante oratore e virgiliano conduttore nelle antiche strade del basket felsineo. Un Corsoilini da battaglia come ha potuto notare la nuora, la senatrice Puglisi che non ha bisogno di scorte quando va in mezzo a quelli del basket se di fianco c’è suo padre Santi, cacciatore mai pentito, ma finalmente in pace con la natura adesso che ci promette pomodori e zucchine da premio all’EXPO, uno di quelli che in società dovrebbero lavorare ancora oggi perché nella Fortitudo dove lo volle Cappellari, ma prima ancora nella grande Scavolini, fu maestro d’armi e di stile. Il Gianni sua verbosità chiamato in causa da Samoggia che lo ebbe come primo allenatore, ma anche dal furore di raccontarle bene certe storie. Se aveste visto gli occhi di Samoggia quando guardava Corsolini capireste tutto.

Meritavano di essere ascoltate. Meglio per i presenti e agli assenti si darà appuntamento magari nelle sale della Misericordia veneziana o anche a Livorno. Altra ferita riaperta per Bucci che ha ripresentato, c’era già stata una rivelazione in via Orefici con Villalta e Crovetti presenti, il bel libro (“Fuori tempo”) su una vita che ha combattuto davvero alla grande, in prima fila, pronto a partire con i veterani di Azzurra verso il mondiale americano. Ricordi, maledetti e benedetti. Abbracci sinceri. Famiglia, gruppo, vecchia guardia, ironia al centro del villaggio. Non citeremo nessuno per non fare torti, cara gente il tempo fa diventare le memorie gelatinose, ma la scelta della Sala Borsa è stata davvero indovinata. Cuore del villaggio del nostro vero basket che in quella chiesa dovrebbe erigere il suo tempio della gloria. Diciamo nostro perché a questi raduni mancano molto spesso quelli della penultima generazione. Comunque sia ZERO SCARABOCCHIO, come dicono a Bologna per gli assenti, i bolognesi, soprattutto, per il CANAGLIA al completo, per chi si è inventato scuse banali, infantili, per saltare il raduno. La peste che martoria i cervelli vi farà stare più male quando sarete davvero soli. A Bologna è arrivato persino Augusto Giomo che deve viaggiare con le ciabatte, era lui l’allenatore del Cus Bologna agli universitari di Sassari 1966, quelli della zona pressing con Bonaga, Cacciatori, quelli dello Spinetti in viaggio di nozze, ma abile e arruolato, stregato dalla Sardegna dove è rimasto come profeta ed insegnante del basket.

Se ne accorgeranno quando in giro non ci saranno più pazzi come il marchese Dal Pozzo, il nobile Guido Carlo, quando gli schiaffi dell’età toglieranno a Cino Marchese, Paolo Magnoni, la voglia di organizzare per il bene comune, organizzare con stile, per il piacere di rivedere leoni del tempo come Carlito Negroni, classe 1925, 5 scudetti Virtus, Achille Canna coetaneo di Sandro Gamba, grande storia sportiva cone lo Spartacus di via Washington. Si organizza anche senza avere dietro i quattrini dei nuovi padroncini. Stare insieme, non per nostalgia, non per il terribile “ti ricordi”, ma per zingarate che abbiano un senso, un po’ come le meravigliose storie del libro di Lorenzo Sani “Vale tutto” che ha trovato lo sbaramento del fuoco amico in certi posti dove chiamano nelle giurie gente che ha fatto danni più della grandine nel giornalsmo, nello sport, nella vita di ogni giorno. Sani e la sua voglia di andare avanti anche quando incontra vecchi stracci che gli ripetono la litania sul basket che non è uno sport. Caro rettore Dionigi, bella la minilezione sul basket che si gioca in cinque, come le dita di una mano, perché la squadra conta più del singoli, sempre. Difficile spiegarlo a quelli di oggi attirati dal saltimbanchismo dominante.

Comunque sia vorrei dire a chi organizza con pazienza: riunirsi è un piacere, ma sopra queste feste c’è un mondo di piccoli burocrati, robot, che ti guarda sempre con ironia. Dai gente di villa Arzilla, dai beveteci sopra. No, cari amici senza letto. Visto che siamo così tanti perché non diventare una società di fatto, con un voto da mettere in bilancia: quelli tremano pensando ai voti, alle candidature.

Festa bolognese rovinata alle biglietterie ferroviarie, ma indimenticabile se una sera ti siedi a tavola con il Giorgio Bonaga tanto simpatico, diverso dal filosofo Stefano, simpatico anche lui, ma come tutti gli artisti voleva porttare alla festa dei Maturi l’icona della Levi Montalcini, meglio della Perietti, ma sempre fuori posto, lui biasanott da basket per sempre, fumi il sigaro ascoltando Tobia, l’uomo che ha davvero reso più bella e più facile la vita di un genio come Lucio Dalla, forse l’unico bolognese doc che tifava Simmenthal, rubiniano della prima ora, e Napoli calcio per amicizia con Sivori. Gente speciale, come il Diana, come Eros e il suo mantra imparato nelle lezioni magistrali di Porelli “noi siamo noi”, anche se adesso guata minaccioso “botteghe abusive” di via Indipendenza, un mercato senza logica.

Festa dei Maturi Baskettari con un 10 in pagella per Marchese, Magnoni, Bonaga, Samoggia, ma anche per il Blasetti che sa bene come sono quelli che aiuti senza fare tanto rumore, con classe, ironia. Non ti citano quasi mai, sembra sempre che ogni idea e ogni tassello organizzativo sia andato a posto per merito loro. Sappiamo bene cosa vale un Massimo Blasetti nel motore organizzativo, lo sa il basket che ora deve sentirsi sotto esame quando in cattedra vanno gli algidi alla Bertea. Nel dieci della notte, ovviamente TOBIA.

Passo avanti verso i play off del Barlume dove, come piangono i critici del grandi testate sportive, si conoscono già assassino e storie da instant replay.

Sulla strada la finale madrilena dell’Eurolega che nel venerdì nero dei russi ci ha dimostrato che puoi anche spendere 41 milioni di euro come il CSKA e finire cucinato dagli dei che certo devono avere un affetto speciale per Spanoulis: era fra i peggiori, 0 su 11, insomma stava facendo gli stessi danni del solito lunatico Teodosic, ma poi ha mandato i ricchi a dormire a si è goduto unaltra notte speciale con la sua Olimpia ateniese. Della finale vi diremo in un altro messaggio Indiscreto.

Sui play off nostrani? Milano-Bologna 3-0, Trento-Sassari 2-3, Venezia-Cantù 3-2, Reggio Emilia-Brindisi 3-2. Soltanto Milano senza ostacoli? Lo dicono persino a Bologna: “Siamo troppo leggeri in ogni accoppiamento difensivo”.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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