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Basket

La sorpresa di Armani

Oscar Eleni 28/06/2014

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Oscar Eleni alla ricerca di conforto nelle storie di animali di uno scrittore brasiliano di Porto Alegre che ci fa incontrare giaguari, leopardi, qualche  jena, molte scimmie imitatrici. Certo. Sono nel basket a tutto tondo. Quello che ha obbligato la Rai a spostare in diretta sul terzo canale la settima partita di finale scudetto, a spostare tutto, una genuflessione sull’orario che sembra privilegio, progresso, ma ha un profumo di urina come quello che senti quando leggi certi cartelli da curva. I bersagli sono i  telecronisti. Da sempre.  Ma non perché poco capaci, la squadra dei play off, con i registi in testa, è stata davvero eccellente e la bella novità si chiama Alice Pedrazzi riveduta e corretta dopo l’inizio da supermaestrina (come le diceva suo padre), soltanto per il sospetto di avere una passione per questo o quello. Hanno pagato in tanti, dal mitico Giordani, a quelli venuti dopo, come Lauro, Decleva, persino il Vitanza che alla prima telecronaca si era fatto spiegare un po’ il gioco mai frequentato subì la stessa tagliola. Pegno al paese ignorante che invade tutto. Le tribune con descamisados che possono saltare le barriere e ululare ogni improperio al primo che passa. Purga volontaria che ci autosomministriamo perché siamo così, coccodrilli che piangono, magari ai funerali, dopo essersi mangiati tutto.

Qui si gioca  sporco dalla colazione. Inseguire i calciatori marrani nella settimana dove lo sport italiano si è fotografato in ogni campo: perdendo persino nel rugby dei nuovi eroi “diversi”, contro il Giappone. A noi piace la guerriglia, poi ci pentiamo, poi ricominciamo. Speravamo che al Forum il nuovo popolo Olimpia avesse apprezzato il finale di San Antonio-Miami, persino quello fra il Barcellona che ha fatto saltare dalla sedia il povero Pepe Laso di Madrid espulso per tentata aggressione. Non temevamo di fare la fine di quelli del Partizan che si sono visti frantumare il trofeo vinto da quelli della Stella Rossa, ma non pensavamo neppure di dover sentire un capitano, il loro giovane capitano Gentile, implorare per poter ricevere il premio, un po’ quello che fece Rivera per lo scudetto impossibile di Liedholm che aveva in squadra di tutto e la dominava con il suo genio e la sua ironia.

Non è accaduto. Colpa della passione, diceva il truce della sicurezza che in passato avevamo visto inseguire bambini imploranti un cinque da Fiero il Guerriero, la mascotte vestita sull’invenzione dei tempi di Gianmario Gabetti. Sarà per questo che gli ultimi due minuti, dopo il pareggio di Jerrels, ce li siamo costruiti sull’urlo della folla, era gioco ininterrotto. Chi li ha sentiti i famosi arbitri della nuova era chiamata stupidamente tolleranza zero? Ne abbiamo viste tante sul campo, ma (giustamente?) chi dirigeva sanzionava solo i colpi al bersaglio grosso. Se restava il segno, però. Parole rabbiose, insulti, gomitate, gesti plateali del dissenso, simil morsi non erano contemplati. La finale sette è durata tantissimo. C’era la diretta su Rai Tre, c’erano a bordo campo il presidente del CONI e quello federale seduti vicino ad Armani, il nuovo presidente di Lega, c’era il gran mondo. Meglio stare sulla scena.

Da San Patrignano Marco Crespi, il cavaliere pallido, e Luca Banchi, l’ultimo vero apache schierato contro il familismo servile e l’egoismo del talento, ci hanno fatto sapere che non avevano certo pensato di arrivare a gara sette, altrimenti non si sarebbero sobbarcati una notte insonne per onorare il clinic dedicato a Giovanni Papini. Crespi non sapeva neppure se sarebbe andato in finale con quella Siena da motivare fra le macerie del castello, ben oltre rocca Salimbeni. Banchi aveva la certezza che non ci sarebbe stata una 77esima partita nella sua stagione controversa, quella che ha chiuso ringraziando tutti, ma proprio tutti, anche se pure i sassi del povero Palalido mai risorto sanno quello che  ha passato per tenere fuori dai giochi di squadra le passioni esagerate.

Il loro stupore non ci colpisce quanto quello di Giorgio Armani che voleva questo bel regalo adesso che sta per compiere  80 anni: “L’Olimpia è rinata, il dono che ho ricevuto è inaspettato”.  Questa poi. Ci viene in mente la storia degli aerei fatti passare su varie piazze, ai tempi della dittatura. Erano sempre gli stessi, ma si diceva che fossero il simbolo della nuova potenza. Prima di scoprire scarpe di cartone. Impossibile  che non avesse saputo come stavano le cose perché chi aveva battuto tutti era stato prima disossato, prendendo giocatori e tecnici, poi lapidato e infine messo ai ferri. Le altre rivali le aveva viste pure lui che rimase di pietra quando Sassari rimontò ed  eliminò Milano dalla coppa Italia. Quindi come poteva essere inaspettato questo scudetto? Sul fatto della rinascita Olimpia diciamo che è tornata a vincere, ma la vera rinascita è cominciata quando lui ha mandato il suo emissario per poter avere tutto il potere societario. Quello è stato veramente il giorno dove tutto è rifiorito, magari con giardinieri distratti che, per smania dell’innesto rivelazione, calpestavano rose, orchidee che già erano state coltivate prima. Lui si è fidato e  adesso tutti gli diranno che ha fatto benissimo. Soprattutto il popolo nuovo portato in quell’antro da Polifemo che resta il Forum dove tutto funziona a singhiozzi, persino l’acqua marcia, dove per la festa finale dove c’era pure il sindaco di Milano Pisapia, si spera vicino a quello di Assago. Non hanno funzionato né la polizia municipale, né i controlli per evitare imbuti spaventosi.

Titolo meritato da Milano, dice Proli, E fa bene a puntualizzare perché sicuramente nelle 77 partite della stagione la squadra che ha fatto più parlare di basket è stata la sua arrivata anche prima dopo 30 partite. Sul campo non è sempre stata la migliore. Fuori anche meno, direbbe l’ex campione Guido Carlo Gatti, tessera d’onore del CONI, spedito al terzo anello come tanti altri nella stagione prima di rinunce dolorose. Ma questo conta poco se alla fine fai i conti sui progressi della coppia italiana Gentile, da dieci a novanta, Melli da quindici a settanta. Sullo scudetto numero ventisei tornano a tutti, cominciando dal cassiere che  ha messo a bilancio 3 milioni di euro, una cifra che almeno sette delle società di serie A non hanno neppure sognato per giocare nel campionato che a ottobre aveva un solo padrone. E i prezzi erano spesso più bassi del costo di un parcheggio.

Inquietante sapere che fino a 2 minuti dal gong tricolore Milano non era ancora sicura del titolo che aveva rischiato di lasciare sul tiro di Minnesota Janning in gara sei, quella dove lo stress aveva fatto vomitare tanti, cominciando dal giovane capitan Fracassa, l’Alessandro Gentile che ora vorrebbero rubare da Houston dove lavora il Pascucci che è diventato rosa zeffirina per il nuovo mondo proliano prima  di essere sostituito con altri fiori, secondo l’usanza che in sei anni ha fatto nascere sogni, figli prediletti poi ripudiati la stagione seguente. Comunque sia, ha vinto Cassius Clay anche se era Siena ad adottare la sua tattica del pungi e vola. Niente da dire, nessuna sorpresa.

Per questo ritorno su Indiscreto pensiamo di aver dato abbastanza. Poi torneremo sapendo che Milano ha già portato via Ragland dalla nuova Cantù dell’ingegnere Cremascoli che sembra decisa a lasciare il consiglio federale, dove non la vedevano da tempo, per lasciare il posto di Lega al Sardara appena rimasto orfano dei cugini Diener e alla ricerca di volti nuovi per la sua Sassari. Ci sono pagelle da scudetto? Certo cara gente, che seguendo lo scrittore brasiliano avrete capito anche meglio lastoria di Pi, la tigre del naufragio a cui vorremmo assomigliare.

10 A Giorgio Armani che ha resistito più e meglio dei magistrati di Borrelli, che ha creduto sempre nei suoi uomini, nei progetti che gli hanno dato l’emozione forte di una sfilata dove erano tutti coinvolti, i dodicimila in tribuna, gli uomini sul campo, come avrà notato quando Proli e Portaluppi hanno lasciato l’imbocco del tunnel protetto per tutta la stagione, anche se erano bersagli degli stessi che poi li hanno riempiti del sacro incenso dell’adulazione, per sedersi di fianco alla panchina. Come faceva un tempo il pope Minucci, accusato di voler intimidire, l’ex profeta armato di qualche buona idea ora scomunicato da tutti, anche da quelli che sicuramente truffavano il fisco insieme a lui.

9 A Marco CRESPI perché la sua battaglia nel fortino di Alamo, alle Termopili dei canestri (eh sì cara gente, questa era la sfida), non erano trecento, ma erano pochi amici, una schiera di fratelli nel nome di stipendi incerti e senza i premi che erano garantiti ai loro avversari come sappiamo da Samuels. Ha fatto un capolavoro e ci fa sorridere, una risata da nevrosi prima del pianto, sapere che l’anno prossimo non allenerà nella nostra serie A.

8 Alla SQUADRA FANTASMA di Siena rimasta a presidio della fortezza anche se davanti c’erano i cannoni  di tanti generali che prima si nascondevano dietro la collina. Crespi li ha ringraziati per nome, noi lo facciamo usando il cognome perché tutti questi, gente che ha dato un senso al lavoro, alla collaborazione, sarà senza niente il giorno del fallimento. Allora è giusto che almeno siano onorati Jacopo Menghetti, Riccardo Caliani, Ylenia Girolami,  baiadera solitaria in mezzo alla bufera mediatica trovando una soluzione per tutti, il Pantera Cappelli, per passare poi alla squadra tecnica che forse avrà più fortuna cominciando dal preparatore Voltolini che ha tenuto in piedi fino all’ultimo chi non aveva più una goccia di saliva.

7 A Luca BANCHI perché ha detto una grande verità nel momento in cui tutti volevano salire sul carro del vincitore primatista che aveva fatto centro al primo colpo come nessun altro allenatore dell’Olimpia: dal primo giorno sapevamo che l’unico obiettivo era lo scudetto. In mezzo ci ha messo una bella eurolega. Certo ha anche trovato scogli imprevisti: colpa sua, colpa degli altri e dal famoso bajon come dice Hackett quando spiega che la vita dura comincia nel momento in cui troppi cercano di mettere zizzania. Lui li conosce come Banchi?

6 A PETRUCCI e BERTOMEU per aver mantenuto la parola  quando avevano giurato al Cappellari senza frontiere che  il ricordo di Porelli sarebbe stato onorato. Così è. Borsa di studio all’Università di Bologna. Premio per i dirigenti dell’anno nell’Eurolega.

5  Alle TERNE ARBITRALI  “sorteggiate” con aiutino. Ne salviamo pochissime, anche perché i feroci guardiani del regolamento dei primi giorni nei play off hanno ingoiato più di un  salmone in risalita.

4  Al carissimo ORTNER perché se abbiamo dato la sufficienza a tutta la squadra di Siena, salvando anche lo spremutissimo Ress mancato nelle ultime due partite, al capitano che fa vela verso Venezia, lui non siamo proprio riusciti a capirlo.

3 Al leone MOSS che merita voti altissimi come tutta la banda Armani scudettata, ma avrebbe dovuto dirci che l’ipotesi di una forte multa dal fisco gli aveva portato via la felicità, avrebbe dovuto confessare che gli piace la bici, ama il metrò anche perché la sua patente è da qualche altra parte sotto montagne di multe. Ora potrebbe chiedere di lasciare l’Italia, ma se giocherà in eurolega ci dovrà pur tornare. Come Maradona.

2 Alla CRITICA BECERA come la nostra che aveva previsto un 4-0 per Milano nella finale scudetto, senza aver imparato nulla dal tre a due contro Pistoia, dai raid di Sacchetti e Sassari al Forum.

1 AL VOTO per gli MVP delle finali scudetto perché sa tanto di fasullo anche se Alessandro Gentile lo ha certo meritato. Bisognerebbe avere almeno il tempo di pensare e vedere. Come direbbe il capitano, chi più di me lo avrebbe meritato? Ce lo chiese quando cercammo l’approccio ironico a Capodistria. Ora non ci viene in mente nessuno per Milano, salvo forse il Jerrells che ha tirato fuori dal fuoco più di una castagna. Poi non si possono distribuire i moduli alla pene di segugio, moduli di cui si sono impossessati tanti finti fotografi e tanti  finti giornalisti.

0 Alla LEGA se non riesce a  farsi garantire dalle sue associate, anche le più ricche e famose, una minimo di capacità organizzativa per celebrare gli eventi, per garantire che tutti possano lavorare e possano andarsene da un palazzo senza chiedere aiuto ai santi nel paradiso dove questo basket ha davvero numi vendicativi e non portati a rispettare le parole dignità, giustizia, onore.

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