MasterChef, l’uomo si ritira in cucina

11 Marzo 2015 di Stefano Olivari

La quarta edizione di MasterChef Italia si è conclusa fra le polemiche, per lo spoiler di Striscia la Notizia (da quanto tempo non si sentiva parlare del programma di Ricci?), ma anche con risultati di ascolto clamorosi per un canale satellitare a pagamento. Ha vinto alla fine Stefano Calegaro, 43enne agente immobiliare di Adria, molto preparato a livello teorico ma meno creativo del secondo classificato, il bimbominkia (lui stesso si è genialmente definito così) Nicolò Prati, anche lui finito in mezzo alle polemiche, per un presunto passato lavorativo presso Sadler che da regolamento avrebbe dovuto precludergli la partecipazione alla trasmissione. Terza classificata la studentessa casertana Amelia Falco, in una gara in cui rispetto agli anni scorsi le caratterizzazioni sono state più marcate: il catechista Paolo, il macho Filippo, la gatta morta Viola, la casalinga disperata Silvana, eccetera. Arrivederci alla prossima stagione, quando ai tre giudici si aggiungerà Antonino Cannavacciuolo, che nel suo curriculum oltre alle due stelle Michelin per il suo ristorante a Villa Crespi (Orta San Giulio, sul lago d’Orta) vanta anche un ingaggio come chef al matrimonio del direttore di Indiscreto. Da sottolineare che Masterchef sta diventando sempre più maschile non soltanto per i giudici (ormai dominante Cracco, anche se Barbieri è quello che maggiormente entra nel merito dei piatti e Bastianich quello che più dà spettacolo) o i concorrenti, ma anche per gli spettatori. Come è noto, quando il sesso interessa di meno (o viene praticato di meno, pur interessando), ci si dedica ai figli, si comincia a correre, si organizzano weekend di charme, si va a vedere la millesima Madonna con bambino (sempre meglio della pittura islamica, beninteso). L’ultimo stadio è la cucina, dove ci si sente ancora padroni del gioco, un luogo dove la creatività viene esercitata senza rischi. Un hobby (già la parola hobby dovrebbe indurre chiunque ad arruolarsi nella Legione Straniera) meno effeminato dell’uncinetto o dello shopping, socialmente accettato e perfino gradito dalle mogli-fidanzate (“Meglio che traffichi con le uova di quaglia piuttosto che caricare due travesta a sera”), che raramente ha sbocchi professionali ma permette almeno di sognarli in alternativa al solito agriturismo in Val d’Orcia. Peggio dell’uomo chef, già psicologicamente eunuco di suo, c’è l’uomo telespettatore dei programmi di cucina, eunuco al quadrato. Osservando i mutamenti sociali, pur senza essere figlio di De Rita (non per dire: davvero alla guida del Censis al padre è succeduto il figlio), si può quindi prevedere un successo ancora più grande per la quinta edizione del programma. Con telespettatori più simili a Stefano che a Nicolò.

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