Massimo D’Alema è antipatico

7 Gennaio 2022 di Indiscreto

Un bravo politico deve anche essere simpatico? Oppure un politico che è simpatico è per forza anche bravo? In questi giorni si è parlato molto di Massimo D’Alema e del suo intervento relativamente al rientro di Articolo 1 nel Partito Democratico grazie alla fine della ‘malattia’ renziana. Le parole non erano proprie queste, ma il concetto di fondo sì. Da lì tutta una serie di dichiarazioni e commenti sull’ex leader, sull’opportunità di certe esternazioni ma anche sul fatto che il personaggio non appaia tra i più simpatici della scena politica.

Un possibile luogo comune, Massimo D’Alema è antipatico, che sentiamo con le nostre orecchie praticamente da quando ce lo ricordiamo, giudizio probabilmente influenzato dal suo atteggiamento di superiorità (vera o apparente) e da un forte ego che non ha mai nascosto. Capace di reagire in modo stizzito, il che non è necessariamente un difetto, storico in tal senso solo quattro anni fa il suo “lei è uno stupido” al giornalista Marco Damilano durante un confronto a Piazza Pulita, non c’è dubbio che D’Alema abbia studiato da politico, qualcosa che manca ai personaggi che oggi rappresentano alcuni dei partiti italiani.

Detto questo ha ragione chi dice che Massimo D’Alema è antipatico? Oppure più in generale, bisogna essere simpatici per diventare bravi politici? Indipendentemente dal fatto che ‘bravi’ stia per capaci oppure ‘di successo’. Che sono due cose molto differenti tra loro…

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