Attualità
Martiri di Gorla o palestinesi
Indiscreto 18/10/2024
Martiri di Gorla o palestinesi? Pur essendo noi sempre e comunque dalla parte di Israele una riflessione sul confronto fra uno degli episodi più tragici della Seconda Guerra Mondiale e i bombardamenti a Gaza e altrove si può fare. Un parallelo spericolato, storico ma anche di attualità visto che qualche giorno fa quando Mattarella ha commemorato i Piccoli Martiri di Gorla per l’ottantesimo anniversario di quella strage in una casa lì vicino è stata esposta una bandiera palestinese da parte di Davide Piccardo, coordinatore delle associazioni islamiche di Milano.
Se tutti più o meno hanno un’idea di cosa stia succedendo a Gaza forse ai più giovani la parola Gorla dice meno. In estremissima sintesi, invitando a informarsi su siti e libri seri: quel 20 ottobre 1944 sotto le bombe di un aereo statunitense morirono 184 banbini della scuola elementare Crispi nella zona di Gorla, a Milano, insieme a 20 insegnanti e 5 bidelli. Bombe non intelligenti, perché l’obbiettivo della missione era distruggere lo stabilimento della Breda a Sesto San Giovanni. Ma per un problema tecnico al comando di lancio i piloti dovettero liberarsi delle bombe già innescate e non lo fecero in campagna, ma in un centro abitato, con questo risultato.
Il fine giustifica i mezzi? La madre di tutte le domande è ovviamente questa. Si potevano sconfiggere i nazisti, i fascisti, l’Asse, senza Hiroshima, Dresda e altre mille operazioni studiate, che potevano poi anche produrre errori come Gorla? In Italia le vittime civili dei bombardamenti angloamericani furono circa 40.000 (quasi la metà a Napoli), il doppio di quelle attribuibili ai tedeschi durante l’occupazione vera e propria: qualcuno pensa che gli Stati Uniti avrebbero dovuto farsi i fatti propri, alla Fatherland? Non è una domanda retorica, perché il confine fra pace e quieto vivere, concedendo sempre qualcosa in più a chi nel medio periodo ti vuole distruggere, è sottile. Martiri di Gorla come i bambini palestinesi, quindi? Secondo noi sì, con il fine che giustifica gli orrendi mezzi.
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