Marotta all’Inter torna a giocare in trasferta

13 Dicembre 2018 di Stefano Olivari

Con la nomina di Beppe Marotta ad amministratore delegato dell’area sportiva l’Inter ha per la prima volta nella sua storia ingaggiato il miglior dirigente calcistico italiano. Italo Allodi lo sarebbe diventato, ma nel 1959 quando arrivò alla corte di Angelo Moratti era soltanto il promettente segretario del Mantova. Franco Dal Cin e Walter Sabatini quasi lo erano, ma né Pellegrini né Zhang hanno voluto ascoltare i loro consigli e così sono entrambi durati pochi mesi. Per il resto mai il club nerazzurro aveva messo le mani sul miglior dirigente in circolazione e quei pochi considerabili buoni sono stati delegittimati da presidenti storicamente interventisti, dai due Moratti a Fraizzoli e Pellegrini, più portati a convivere con esecutori e/o maneggioni che non gli facessero ombra. In due diverse epoche Moratti Massimo è stato ad un passo da Moggi, con firma saltata perché l’allora direttore generale della Juventus aveva trovato più intelligente e produttivo (per lui) limitarsi a fare da consigliere. Quando ancora facevamo i giornalisti visti con i nostri occhi molteplici incontri di questo genere, con uno dei mille direttori sportivi forforosi (del genere che spesso si vede ospite a Sportitalia) a fare da autista in attesa che Moggi gli trovasse un club. Forse non seguiamo abbastanza la Liga, ma non ci ricordiamo un dirigente del Real Madrid che abbia mai dato consigli al presidente del Barcellona…

Tornando a Marotta, che cosa potrà fare all’Inter? Sarà dichiaratamente e ufficialmente ciò che è sempre stato: un super direttore sportivo, del tutto staccato da problemi gestionali o di marketing, con un filo diretto con l’allenatore sulla falsariga del Tognazzi di Ultimo Minuto. Un direttore sportivo non solo da trading, ma da programmazione tecnica di medio periodo: è quindi sicuro che si occuperà attivamente anche della Primavera e probabile che nasca l’Inter B, nella logica di creare giocatori utili per le pubbliche relazioni e per plusvalenze più o meno finte. Visti i rapporti personali di Marotta, è probabile che l’Inter diventi più italiana e del resto questo è già da un po’ l’input degli Zhang. Difficile, al di là della volontà cinese e del fair play finanziario, che vada all’estero per il colpo ad effetto della prossima estate: Modric non sarebbe arrivato (e non arriverà) nemmeno con lui. E a maggior ragione il colpo ad effetto non ci sarà nemmeno a gennaio: Marotta considera da terzo posto tranquillo la rosa attuale e quindi in gennaio soltanto prestiti e occasioni del momento (tanto più che gli improbabili acquisti veri con soldi veri non potrebbero essere schierati in Europa League).

Capitolo allenatore. Nonostante la facile equazione ‘Marotta uguale Conte’, la posizione di Spalletti al momento è tutt’altro che in pericolo e non certo per il contratto a scadenza 2021 o perché su Conte sia arrivato prima il Milan. Poi con la qualificazione Champions in pericolo e un finale di stagione disastroso i discorsi saranno ovviamente altri. Certo è che Marotta con il suo allenatore ha sempre avuto, in ogni contesto, un rapporto diretto, e quello con Spalletti ai tempi del Venezia zampariniano fu quasi inesistente e sfociò in due esoneri nell’arco di una sola stagione. Nemmeno vengono quotati i nervi saltati di Spalletti alla centesima domanda su Simeone o Mourinho.

Capitolo risultati. Da furbo uomo di calcio Marotta aveva intuito che sarebbe stato meglio farsi annunciare dopo le partite con Juventus e PSV: sempre meglio partire da un fallimento che dalla vittoria di un altro. Di sicuro, dopo avere risposto (o più probabilmente non risposto) alle domande sul vero vincitore dello scudetto 2005-2006, Marotta potrà fare Marotta. Diventando magari il primo ex juventino di grande nome (facciamo il secondo, dopo Trapattoni) a combinare qualcosa di decente all’Inter, dove le acrobazie da fare sono le stesse ma la rete di protezione mediatica e politica non esiste. De resto se Agnelli si mettesse in testa di diventare il primo venditore di frigoriferi in Cina troverebbe di sicuro qualche difficoltà: giocare in trasferta è dura, chissà se dopo 8 anni alla Juventus Marotta si ricorda ancora come si fa.

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