Il parallelo di Mario Cotelli

5 Novembre 2019 di Stefano Olivari

Mario Cotelli, lo storico allenatore della Valanga Azzurra degli anni Settanta, è morto a 76 anni. Il tecnico valtellinese non è stato in senso stretto il creatore di fuoriclasse come Gustav Thöni e Piero Gros, ma è stato sotto i suoi 9 anni (dal 1969 al 1978) di gestione che loro ed altri sono esplosi facendo diventare lo sci uno sport praticato anche al di fuori delle valli e dell’alta borghesia delle città.

Soprattutto è stato al posto giusto nel momento giusto quel 23 marzo 1975, il giorno dello slalom parallelo di Ortisei che decise la Coppa del Mondo. La gara finale, a cui arrivarono incredibilmente a pari punti Thöni, Stenmark e Klammer. Senza chance il fenomenale discesista austriaco, sembrava tutto apparecchiato per una finale (si partiva dai sedicesimi) fra l’italiano e lo svedese. E così fu, con trionfo dello sfavorito Thöni.

Cotelli fu al posto giusto in tutti i sensi perché l’idea del parallelo era stata sua, perché la sua fama come allenatore era all’apice e perché quella domenica la diretta televisiva della Rai fu seguita da circa 20 milioni di italiani e quindi per una volta il solito ‘Io c’ero’ almeno per chi ha l’età giusta è credibile. Cotelli, fin lì conosciuto solo dai lettori (numerosi, nel 1975) di giornali sportivi, dopo quelle emozioni e quegli abbracci diventò un personaggio popolarissimo.

Thöni (da non dimenticare il cugino Roland, bronzo olimpico nello slalom), Gros, Stricker, Plank, Pietrogiovanna, Bieler, poi Radici e De Chiesa che erano i giovani della situazione. Sono i nomi che tutti ricordano della Nazionale di Cotelli. Un personaggio arrivato ai giorni nostri anche come commentatore televisivo (imperdibile la sua trasmissione di inizio anni Novanta sulla allora Telepiù, come noi era un fan di Girardelli) e della carta stampata (soprattutto sul Corriere della Sera). Una voce sempre molto intelligente e critica, come è possibile (e nemmeno sempre) soltanto in sport diversi dal calcio.

Non abbiamo mai capito, anche se Cotelli l’ha spiegato più volte, perché nel 1978 il presidente federale Arrigo Gattai (padre del discesista e futuro telecronista-avvocato Bruno) promosse-rimosse Cotelli, nominandolo direttore organizzativo. Cotelli, un po’ allenatore e un po’ manager, aveva chiesto di essere nominato direttore generale e il risultato fu l’esonero da allenatore (al suo posto il gardenese Erich Demetz) con un ruolo dirigenziale piuttosto vago. Che non sarebbe durato a lungo, ovviamente: troppo forte l’ostilità nei suoi confronti di tecnici e dirigenti altoatesini, inevitabili le dimissioni nel 1979.

Dopo di lui lo sci azzurro entrò in un decennio di semi-crisi che sarebbe terminato soltanto con Alberto Tomba, ma questa è un’altra storia. Tornando a Mario Cotelli, non ci vengono in mente altri grandi allenatori dello sport mondiale che abbiano smesso di allenare a 35 anni.

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