Marco Luraghi, da compagno di Pirlo a campione di bocce

7 Gennaio 2021 di Gianluca Casiraghi

Calcio e bocce sono due sport diversissimi: si può essere protagonisti in entrambi ad alto livello? La risposta di Marco Luraghi è sì. In gioventù più che una promessa del calcio nazionale, quando vestiva la maglia del Brescia, Luraghi è successivamente salito sul tetto del mondo delle bocce. Un percorso molto interessante, il suo, che dimostra che le occasioni nella vita possono essere anche più di una. Ne ha parlato con Indiscreto.

Marco, con quale sport hai cominciato?

Sembrerà strano, ma i miei primi passi sportivi sono stati proprio nelle bocce. Non agonisticamente, però è così. I miei genitori a Melzo, dove sono nato e abito da sempre, erano i gestori della trattoria Risorgimento di viale Gavazzi, con annesso campo di bocce, e all’età di cinque anni ho fatto i miei primi approcci al pallino. Per gli inizi anni Ottanta non era una cosa così improbabile come potrebbe essere adesso. A Melzo, che contava allora circa 15 mila abitanti, c’erano addirittura undici campi da bocce e più di mille tesserati alla federazione, credo fosse un vero record”.

Quando sei passato dalle bocce al pallone?

A calcio ci giocavo come tutti all’oratorio e per strada con gli amici. Mi piaceva ed esordii nei Pulcini della Melpum, società melzese di calcio giovanile ora scomparsa. Soltanto una stagione con i colori giallorossi della Melpum, prima di passare alla casacca biancazzurra dello storico Melzo”.

Anche a calcio te la cavavi bene, per questo ti prese il Brescia.

A tredici anni feci un provino per il Brescia e mi tesserarono subito, ero ancora un categoria Giovanissimi ma mi inserirono nella formazione Allievi che partiva dall’annata 1975. Feci tutta la trafila delle giovanili fino ad arrivare ad una Primavera in cui ero compagno di un certo Andrea Pirlo e di Roberto Baronio”.

Le carriere di Pirlo e Baronio le conoscono tutti, fra l’altro adesso lavorano insieme nella Juventus. Ma tornando a quella famosa Primavera (nella foto Luraghi è il secondo in piedi da sinistra, di fianco al portiere Pavarini, mentre Baronio e Pirlo sono il primo e il terzo accosciati), tu sei nato nel 1976, Baronio è del 1977, invece Pirlo è addirittura un classe ’79.

Infatti Pirlo era il più giovane di tutti ma per il suo talento era stato promosso nella Primavera, anche se pagava un gap fisico essendo ancora un po’ mingherlino. In realtà in quegli anni si scommetteva di più su Baronio, fisicamente già completo, gran tiro e lancio lungo. A Pirlo, invece, piaceva dribblare più volte l’avversario, un tipo irridente alla Sivori, e spesso i difensori che erano molto più grossi si vendicavano con dei fallacci. Poi giocava da trequartista e, come ha dimostrato la sua grande carriera, quella non era la migliore posizione in campo per lui. Quando Mazzone al Brescia, per primo, lo ha arretrato in regia davanti alla difesa e poi Ancelotti al Milan lo ha schierato definitivamente lì, si è potuto vedere tutto il suo talento. Al Milan aveva al fianco Gattuso e Ambrosini che recuperavano palla e l’affidavano subito a lui, un manna per Andrea che poi pensava in fretta a creare gioco per evitare i pestoni che prendeva da ragazzino stando dietro gli attaccanti”.

E invece tu che calciatore eri?

Un terzino destro che sapeva difendere e a al quale piaceva anche andare sul fondo e crossare in mezzo; un difensore completo”.

Queste sono le caratteristiche che ti fecero arrivare anche in Nazionale?

Penso di sì. Fui convocato nell’Under 17: ho avuto la fortuna di avere compagni diventati dei veri fuoriclasse come i miei coetanei Francesco Totti, Alessandro Nesta, Domenico Morfeo, e Gigi Buffon più giovane ma in quanto fenomeno in anticipo sui tempi. Con la Primavera del Brescia ho sfidato altri giocatori poi approdati nell’Olimpo del calcio italiano come Alessio Tacchinardi dell’Atalanta e un grandissimo come Alex Del Piero che era arrivato alla Juve dal Padova: a Brescia ci avevano asfaltato con un secco 3-0, a Torino erigemmo un vero e proprio fortino e pareggiammo 0-0”.

Dalla Primavera nell’estate del 1992 c’è il salto in Prima squadra, però con un grande intoppo…

Fui aggregato alla squadra che avrebbe giocato in Serie A nella stagione 1992-1993, con Mircea Lucescu allenatore e Gheorghe Hagi come leader, purtroppo dopo pochi giorni dovetti lasciare il ritiro per un infortunio alla caviglia. Conservo ancora il ritaglio di giornale con la notizia breve sul ‘Primavera Luraghi che deve abbandonare il ritiro per un infortunio’”.

Avevi solo 16 anni. Perso questo importante treno, cosa è successo?

Mi sono ripreso dall’infortunio e ho giocato ancora nella Primavera fino all’estate del 1995, quando sono stato ceduto al Cremapergo in C2. Era l’anno del servizio militare e non è stato semplice, stavo in caserma alla compagnia atleti di Bologna sino al giovedì e solo nel fine settimana mi allenavo e giocavo con i miei compagni di squadra. Finita la leva speravo di spiccare il volo, purtroppo anche qui un infortunio è arrivato a complicare le cose. Questa volta mi feci molto male alla schiena: aspettai a operarmi sperando in una ripresa, però a un certo punto fui costretto ad andare sotto i ferri. Purtroppo non riuscivo a guarire completamente, mi allenavo e dopo mezzora usciva il dolore”.

È stato questo il punto di svolta della tua carriera sportiva?

Sì, anche perché provare a continuare a giocare a livello di Serie C1/C2 in condizioni fisiche precarie non assicurava un futuro. Noi più giovani avevamo contratti al minimo sindacale, a quel livello i soldi andavano soprattutto a quei calciatori che scendevano dalla Serie A o dalla B, tipo Nicolini ex Atalanta e Cremonese che è stato mio compagno al Cremapergo nel secondo anno. Sarebbe stato meglio, economicamente, costruirsi un percorso tra Serie D ed Eccellenza”.

Hai rimpianti per come è andata la tua carriera calcistica?

Sarei bugiardo a rispondere di no, le qualità tecniche e fisiche per avere una onesta carriera tra Serie A e B c’erano. Ma le potenzialità non bastano e i miei due infortuni, avuti in due momenti cruciali, lo dimostrano. Così mi sono fermato a 28 presenze in C2 con un gol, come recitano le fredde statistiche. Inoltre, a me piaceva molto allenarmi, non mi pesava farlo quasi ogni giorno e poi giocare in campionato il sabato o la domenica a seconda delle categorie, ed ero sempre disposto a impegnarmi al massimo per migliorare le mie caratteristiche”.

Svaniti i sogni calcistici, invece quelli bocciofili si sono avverati: ci sono affinità tra queste due discipline sportive che a noi appaiono così diverse?

Sembrerà strano ma ci sono. La coordinazione vale per entrambe le discipline e ci vuole preparazione fisica anche nelle bocce, in cui le sfide tra società durano una giornata intera. Ovviamente c’è la parte della tattica delle partite di bocce che con il tempo e la pratica si imparano”.

Quindi appese le scarpe da calcio al chiodo sei ritornato al primo amore.

In realtà, non avevo mai smesso di giocare a bocce, nel periodo di vacanze del calcio qualche partita la facevo sempre; non avevo perso la pratica e non è stato difficile riprendere”.

Così il mancato campione di calcio, ex nazionale giovanile, è diventato un campione delle bocce, protagonista con la nazionale maggiore.

Con la Mediolanum, società che non esiste più, nel 1998 sono diventato campione mondiale per club a Teramo, nel 2001 campione italiano nell’individuale con la maglia della MP Filtri Caccialanza a Marotta nelle Marche”.

Nel tuo palmares ci sono, inoltre, 4 titoli italiani tra coppia e terna, un Europeo per nazioni e uno scudetto nel 2017, molti di questi successi condivisi con tuo fratello Paolo. Ma l’emozione più forte doveva ancora arrivare…

Nel 2007 sono diventato anche campione del mondo a squadre della Raffa con la nazionale italiana, battendo in finale a Passo Fundo i padroni di casa del Brasile. Un’emozione indescrivibile salire sul gradino più alto del podio con la maglia azzurra e ascoltare l’Inno di Mameli. E pensare che per due volte eravamo arrivati a un centimetro dall’eliminazione. In semifinale contro la Svizzera avevamo vinto la terna di cui facevo parte, sconfitta nell’individuale, e nella sfida decisiva a coppie perdevamo 11-2; il ct decise per la sostituzione e mi fece entrare, rimonta e successo 15-13 e qualificazione alla finale. Clima incredibile, perché i brasiliani fanno un tifo infernale in qualsiasi disciplina sia impegnata la propria nazionale e anche qui identico film: vittoria nella terna con me in campo, sconfitta nell’individuale e sfida in coppia decisiva con i brasiliani avanti 13-11 e un’altra rimonta azzurra sino al 15-13, che ci porta in cima al mondo delle bocce”.

Da quel successo sono passati quasi 14 anni e sei ancora sulla cresta dell’onda: in quale società giochi attualmente?

“Sono tesserato sempre per la Mp filtri Caccialanza che ha il campo di gioco in via Padova a Milano e in questa stagione, che dovrebbe partire in questo mese di gennaio, vogliamo puntare dritti sia al campionato italiano a squadre sia al mondiale per club. Ho voglia di tornare a essere tra i migliori al mondo”.

Qual è il tuo ruolo?

Sono un bocciatore, anche se questo ruolo si è evoluto, a mio parere, in peggio con il cambio della superficie da terra battuta/maiolica al sintetico. In passato si bocciava quasi sempre al volo, tirando sopra mano, così la tua boccia rimaneva al posto di quella dell’avversario che avevi colpito; adesso con il sintetico c’è un rimbalzo e una velocità diversa, così bocciando al volo si rischia di uscire con la boccia dal campo e, quindi, si tira rasoterra sottomano con una velocità inferiore. Adesso prevalgono i puntisti e il gioco è nettamente più monotono”.

Nel 2021 compirai 45 anni, fino a quale età si può essere competitivi ai massimi livelli nelle bocce?

Fino a 50-55 anni si può ancora stare con i migliori. Dopo colpo d’occhio e tenuta fisica vanno a scemare. Ripeto, le sfide tra società iniziano alla mattina presto e terminano quasi a sera, non è facile oltre i 55 anni reggere fisicamente per tutte quelle ore”.

Quindi, hai ancora qualche annetto per portare a Melzo altri allori?

Speriamo, il sogno è rivincere il campionato mondiale per club, ci proviamo già quest’anno e poi si vedrà, finché avrò le qualità di rimanere a un livello così alto”.

Il tuo ex compagno Andrea Pirlo da pochi mesi è l’allenatore della Juventus, lo avresti mai pensato?

È stato un grandissimo giocatore e ho sempre creduto che potesse un giorno diventare allenatore. Certo non avrei immaginato che partisse dalla Juventus. Non ho la palla di vetro per dire se sarà anche un grande tecnico, stiamo a vedere”.

Hai ancora contatti con lui?

Indiretti, quando era al Milan gli ho fatto portare i miei saluti da un massaggiatore dei rossoneri che è di Melzo. Conosco una persona che è nello staff della Juventus Women, ho chiesto se lo vede ma in questo periodo è difficile. Quando le cose torneranno alla normalità mi farò invitare a Torino per una partita delle ragazze e spero di incontrarlo. In realtà, alcuni miei ex compagni della Primavera hanno il suo numero di telefono ma non ho il coraggio di chiederlo e non so se me lo darebbero”.

Finita la carriera di giocatore di bocce allenerai anche tu?

Già lo sto facendo, seguendo la formazione giovanile della MP filtri Caccialanza, mi piacerebbe scovare qualche nuovo talento e farlo crescere sino all’esordio in Serie A. Tra qualche anno, quando smetterò definitivamente di bocciare proverò a diventare direttore tecnico di qualche società”.

Chiudiamo con una curiosità: quanto guadagna un giocatore di bocce di Serie A?

Siamo lontani ovviamente dai compensi di un calciatore. Un giocatore di alto livello può arrivare a un’ottima integrazione dello stipendio con i premi delle gare, che sono intorno ai 500/600 euro per il primo, il rimborso spese delle società e i premi federali per i primi classificati della graduatoria annuale. Diciamo che siamo ai livelli dei calciatori di Serie D/Eccellenza, sicuramente non ci si può vivere”.  

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