Mandiamo avanti la Idem

10 Novembre 2011 di Giovanni Capuano

di Giovanni Capuano
Non ci eravamo illusi che gli episodi raccontati da Ibrahimovic nella sua autobiografia sollevassero in Italia qualche reazione più articolata della solita divisione da bar sport tra pro-Ibra e anti-Ibra. Risse, insulti, minacce, spacconerie alla guida di un auto a 300 km all’ora, tavoli spaccati, lezioni su Calciopoli, ricordi nostalgici di bevute. Tutto è passato sui giornali italiani senza nessuno che alzasse il dito per chiedersi se davvero tutto fosse lecito. Se – ad esempio – l’episodio della trattativa con minaccia per lasciare Barcellona non ricordasse da vicino il famoso “adesso tu telefoni a Brindellone e gli dici che non giochi più finché non ti vende” che, solo perché pronunciato da Moggi, fu additato come l’orrido esempio dell’arroganza di Lucky Luciano e del sistema della prima repubblica del calcio italiano.
O, ancora, se non ci fosse un minimo imbarazzo da parte del Milan nella ricostruzione della bugia concordata per cercare di scampare alla squalifica per gli insulti al guardalinee di Firenze. Niente di niente. Abbiamo l’impressione che a farne le spese sia stato il povero Boateng per il quale Galliani ha istituito la tolleranza zero nei confronti di chi se la prende con gli arbitri, ma della storia raccontata da Ibra nisba. Oggi, però, leggendo la seconda puntata dell’intervista in esclusiva con lo svedese che completa il lancio italiano del libro in uscita, abbiamo stropicciato gli occhi. Perché nella doppia pagina c’era tutto e il contrario di tutto. C’era il commento di una gentildonna della sport italiano che – scusandosi perché rischiava di passare per moralista – poneva il quesito più normale del mondo e cioé quale esempio venisse dai racconti di Ibrahimovic e sottolineava come l’enfasi data alle anticipazioni faceva passare un messaggio tutt’altro che positivo per i giovani. Finalmente, abbiamo pensato. E poi abbiamo cercato ansiosi nell’intervista a fianco della rubrica della Idem le domande che inchiodassero il campione alle sue responsabilità. Trovate? Una sì: sicuro che arrivi il messaggio giusto ai bambini? Che qualcuno non fraintenda? Risposta: Io non dico di fare come me, ma se cercano di isolarvi… Obiezioni? Nessuna. Un po’ pochino e allora, delusi, abbiamo cercato qualche chiarimento sugli episodi più controversi e ci siamo imbattuti nell’ormai celebre trattativa per lasciare Barcellona e arrivare al Milan. La domanda: “Grazie al solito Mino e al magico Galliani, sbarcato a Barcellona per liberarla: salvate il soldato Ibra…”. Tutto giusto? No. Alla fine la vecchia Gazzetta si è piegata alle ragioni del business. Il comportamento di Ibra forse non è piaciuto, però la critica meglio confinarla in una rubrica. E che la firmi la Idem. Non sia mai che poi lo svedese si incazza.

Giovanni Capuano
(10 novembre 2011, fonte: Calcinfaccia)

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