Mancini il nuovo Ventura?

16 Novembre 2021 di Stefano Olivari

Da padre della patria e testimonial di qualsiasi prodotto a nuovo Ventura, questo è il rischio che Roberto Mancini correrà il prossimo marzo dopo la disastrosa chiusura del girone di qualificazione mondiale. Al di là delle assenze, prima fra tutte quella del vituperato Immobile che ha fatto riflettere  su quanta distanza ci sia fra lui e il secondo centravanti italiano, e dello stato di forma scadente di molti giocatori che certo non è imputabile alla Nazionale, la distanza con il fantastico Europeo è stata tutta nello spirito: là qualcosa di simil Italia ’90, che trasformava tutto in oro, qui una serie di paure, rivendicazioni, invidie, furbate. In comune il segnare meno gol di quanto prodotto dal gioco. Non è il caso di Belfast, in cui è stato prodotto pochissimo contro una squadra mediocre, che noi abbiamo trasformato in epica avversaria (anche se era l’Inghilterra) da partita di Fantozzi, tra Flanagan, Dallas, McCann, eccetera. E senza nemmeno colpi di nuca.

2. La Nazionale non interessa? Qatar 2022 possiamo anche guardarlo giocare dagli altri? Per la partitaccia di Belfast 10.775.000 telespettatori su Rai 1, share del 40,1%, roba da Festival di Sanremo e nient’altro.

3. In Italia l’interesse per la pallacanestro è cresciuto del 7,6% rispetto all’epoca pre-Covid. Questo l’esilarante esito di una ricerca commissionata dalla Lega Basket, con StageUp e Ipsos che hanno certificato un aumento di interesse non per la NBA ma per l’accattivante Serie A italiana, seguita da 403.000 tifosi medi per singolo club: 1.651.000 tifosi per l’Olimpia Milano (più 19% rispetto al 2019), 734.000 per la Virtus Bologna (più 23%), 593.000 per la Dinamo Sassari (più 8%, del resto negli ultimi tempi sta facendo davvero bene), 397.000 per Brindisi e 366.000 per la Reyer. In pratica facendo le somme viene fuori, come a noi (e alla Lega) piacerebbe, che la pallacanestro ha più tifosi del calcio. Si ostina ad avere palazzetti da 5.000 posti, quando non basterebbe il Maracanà.

4. Uscita l’autobiografia di Alex Schwazer, intitolata Dopo il traguardo. Pare, non l’abbiamo ancora letta, che si parli pochissimo delle vicende giudiziarie, sportive e non, che negli ultimi cinque anni hanno trasformato l’oro di Pechino nella 50 chilometri di marcia in un caso Tortora 2.0 o in un dopato recidivo e superfurbo, a seconda della simpatia del pubblico generalista. Una scelta di marketing giusta, invece di insistere sul complotto contro Donati o cose del genere. Non potendo difendere l’indifendibile meglio riciclarsi come caso umano e personaggio pop. Non si accettano scommesse sulla sua presenza ad almeno un paio di reality show nei prossimi anni.

5. Il futuro di San Siro potrebbe ormai diventare una rubrica fissa, vista l’arroganza con cui la questione è stata gestita da Sala ma anche dalla cosiddetta opposizione, che a Milano non esiste perché in materia di edilizia il pensiero è davvero unico (con i media quasi tutti accucciati). L’ultima è un mezzo invito di Sala, fra lo scherzoso e il provocatorio, al Moratti della situazione a comprarselo, San Siro. E se diventasse il regalo d’addio suo e di Berlusconi? Certo un regalo sgradito, dal punto di vista degli americani e dei cinesi.

 

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