Calcio
Makelele è un giocatore tutto sostanza
Stefano Olivari 29/05/2002
Mercoledì 29 maggio 2002, ore 18 e 20. Al Bar Inter si sta tirando sera, aspettando il Mondiale. Per una strana congiunzione astrale ci sono tutti, ma proprio tutti. Il Walter, Budrieri, il Roberto, il Lele, Max, Franco, il Gianni, Alex, Vito. E ovviamente, dietro un bancone lercio, il Nino. Il Gianni è il più ricco del quartiere, ha una carrozzeria dove a mettere le mani sono ormai solo gli schiavi, due rumeni e un pregiudicato che sta provando a redimersi. Lui cura le pubbliche relazioni e spende tutti gli utili in travestiti e aperitivi. E’ l’unico del bar ad avere una sua Gazzetta, nel senso che la compra al mattino in edicola. Per questo è guardato con rispetto, non per i soldi. L’interista è invidioso, ma non dei soldi. Sulla Gazzetta c’è una lunga intervista a Cuper, la cui foto è macchiata da uno schizzo di salsa. Il Bar Inter è infatti anche una tavola fredda, dove a mezzogiorno si nutrono soprattutto gli impiegati di una azienda di tubi flessibili lì vicina. Il Nino ha avuto l’idea di esporre il cartello ‘Panini-Pizze-Tosti’. Tosti, anche nel bar dove lavorava prima c’era scritto così. E qualcuno, mangiando un panino Cosacco (salsa rosa, coppa, vodka e lattuga), ha schizzato sulla Gazzetta. Budrieri non l’ha letta tutta, l’intervista, nessuno l’ha letta tutta. Però un concetto è stato afferrato. Qualcuno arriverà. Forse Kily Gonzalez, forse Makelele. Il pensionato biascica qualcosa sull’argomento, in una lingua sconosciuta e ammiccando. E’ Makelele a stuzzicare la fantasia del Gianni: ”Io lo seguo fin da quando era giovane, già dieci anni fa dicevo che era forte. Anche se bisogna vedere come si ambienta in un campionato diverso da quello francese”. Nessuno osa dire che Makelele è del Real Madrid. Del reston solo il giovane Max lo sa con certezza, ma è troppo impegnato a schiacciarsi brufoli eterni, che nessun Topexan del mondo potrà debellare. E poi ha la testa ancora cerchiata: nel primo pomeriggio, nei cessi dell’Istituto Studio 2000, dove sta tentando di fare tre anni di liceo scientifico in uno, si è sparato tre seghe, pensando alle vallette delle tivù locali: lui nella parte del conduttore e loro in quella delle aspiranti, sulle quali il conduttore ha ogni diritto. Una fantasia che funziona sempre, per Max (in un’altra versione lui è Boncompagni, però Boncompagni ha il difetto di non parlare di Inter). In ogni caso la masturbazione gli ha annebbiato il cervello, e così il Gianni può sparare impunemente le sue cazzate, davanti anche al mutismo del Walter, che pensa ai 500 euro puntati su Casagrande vincente al Giro, dopo la squalifica di Garzelli e il ritiro di Simoni. ”Makelele è uno che va incollato al miglior giocatore degli avversari -spiega l’imprenditore -, per intendersi è un Tagnin”. Aaaaahhhhhhh, Tagnin…….il coro del bar è maestoso, in confronto l’Aida non è un cazzo. Si annuisce di qui e di là. Tagnin unisce. Gianni ha 36 anni, non può ricordarsi di Tagnin: ”Mi ricordo quando non fece toccare palla a Cruijff in un’Inter-Ajax 3-0….che notte ragazzi!”. Le menti di tutti vanno a quel leggendario, ma inesistente, Inter-Ajax. ”Ecco, Makelele è uno così, un giocatore tutto sostanza….non certo al livello del Tagnin, ma uno che lo ricorda”, interviene il Roberto, accarezzandosi la stempiatura da dipendente pubblico. Il Gianni apprezza, alla prossima tamponata non fregherà il Roberto cambiandogli tutto il cofano. E Kily Gonzalez? Mentre il videopoker gli incula un altro mezzo euro, Vito chiude il discorso sul nascere: ”E’ da troppo tempo che lo stiamo seguendo, quello lì mi sa che non è da Inter…..”. (4-purtroppo continua)
Stefano Olivari
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