Ma chi sei, Mandrake?

3 Novembre 2020 di Indiscreto

Chi è Mandrake? La morte di Gigi Proietti e il milione di ricordi, fra cui il nostro, di Febbre da cavallo, hanno fatto nascere in molti una domanda per noi agghiacciante, relativa al soprannome che l’attore ha nel famoso film di Steno. Agghiacciante perché Mandrake è un riferimento che, come troppi altri, diamo per scontato anche se è un fumetto che non abbiamo quasi mai letto. Solo qualcosa, quando a metà anni Settanta era pubblicato a puntate sul Corriere di Informazione, quotidiano milanese del pomeriggio in diretta concorrenza con La Notte.

Sicuri che qualunque persona sotto i 40 anni abbia abbandonato questo post, torniamo a Mandrake. Fumetto ideato da Lee Falk nel 1934 ed arrivato editorialmente fino al 2013, sopravvivendo quindi per 14 anni al suo creatore e morendo poco prima dell’autore del Mandrake moderno, Fred Fredericks, che dal 1964 di fatto aveva preso in mano la situazione. Mandrake forse non è stato il primo supereroe dei fumetti, il dibattito è aperto, ma di sicuro è stato il primo supereroe di successo mondiale quasi immediato. In Italia arrivò nel 1935, in pieno ventennio mussoliniano, all’interno del settimanale L’Avventuroso che forse anche qualcuno di voi ha trovato in un vecchia cantina.

Mandrake, da pronunciarsi rigorosamente all’italiana, entrò subito nella testa dei ragazzi italiani, prima con storie molto semplici (in sostanza faceva magie, per risolvere qualsiasi tipo di situazione e battere i cattivi) e poi con un’evoluzione del personaggio piuttosto interessante, di cui abbiamo letto ma che non commentiamo visto che per noi Mandrake è soprattutto un’espressione tipica di chi è nato negli anni Venti, Trenta e Quaranta. ‘Ma chi sei, Mandrake?’ era un’espressione popolarissima, che è andata anche al di là della passione per lo specifico fumetto e che tutti i figli dei fan di Mandrake hanno in qualche modo interiorizzato. Così era per noi normalissimo che un piccolo scommettitore alla ricerca del grande colpo fosse soprannominato Mandrake.

Piu in generale ci preoccupa non essere capiti quando diciamo Craxi e Andreotti e soprattutto quando diciamo De Gasperi ed Einaudi, cioè gente che non ha mai fatto parte del nostro presente ma di cui abbiamo sempre sentito parlare come di personaggi del presente. In estrema sintesi: quanto è brutto invecchiare.

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