Recensioni
L’uomo nell’alto castello 4, finale senza emozioni
Stefano Olivari 17/05/2020
La quarta e ultima stagione di L’uomo nell’atto castello, appena terminata di vedere su Amazon Prime Video, si è trascinata molto stancamente verso un finale poco definito, che lascia aperti entrambi gli scenari: un mondo e un’America anni Sessanta governati dai nazisti oppure la libertà riconquistata grazie alla resistenza di vari gruppi. La quinta stagione non ci sarà, quindi ci teniamo il finale della quarta, che non spoileriamo anche se erano chiare fin dalle precedenti le differenze fra giapponesi e tedeschi.
Nostro preferito in L’uomo nell’alto castello è senza dubbio l’ispettore Kido, per la sua durezza e per la sua lealtà all’Impero a costo di rovinare la vita di un figlio, anche se gli sceneggiatori hanno giocato la carta dei conflitti interiori di John Smith, ex militare americano che ha tradito la patria e fatto carriera nei quadri nazisti fino a diventare Obergruppenführer e anche di più, mentre la moglie Helen e una delle figlie si staccano da lui. Una buona idea, rovinata dall’uso di una specie di macchina del tempo che è decisamente sfuggito di mano incasinando il racconto al pari del ruolo dei film provenienti da altre combinazioni spazio-temporali.
Insomma, rispetto alle ottime prime tre stagioni qui è mancata l’ispirazione e quindi di The man in the high castle si può commentare soltanto lo stile. Molto fumettistico, compreso l’inserimento di alcuni personaggi storici: il già visto Himmler (senza senso il colpo di stato di cui Smith è artefice), l’immancabile Hoover che quando c’è da trovare un cattivo viene sempre tirato fuori, Eichmann, Hirohito e altri…
Il problema non è comunque solo la trama, ormai molto lontana da La svastica nel sole, uno dei capolavori della letteratura ucronica (ma Fatherland è molto meglio), che parte dall’omicidio di Rooosvelt per mano di un anarchico italiano, Giuseppe Zangara (attentato davvero accaduto, solo che a morire non fu il presidente del New Deal) tenendosi ben lontano da viaggi nel tempo e cose simili. Il problema è che bisogna uscire di scena in tempo, evitando di rovinare il buono fatto prima. Pochi gli artisti che ci riescono, pochissime le serie televisive.