L’uomo del Montezemolo ha detto sì

7 Marzo 2013 di Stefano Olivari

Che ci azzecca Marca, cioè il più diffuso quotidiano sportivo spagnolo, con la voragine nel bilancio di RCS che porterà a tagli sia alle testate improduttive del gruppo che presso i gioielli come Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport? Il dipietrese fuori tempo massimo potrebbe essere applicato anche alla dazione di RCS, avvenuta nel 2007, di 1.100 milioni (1,1 miliardi) di euro, a beneficio della finanziaria Retos Cartera proprietaria del gruppo Recoletos, di cui facevano parte varie testate fra cui appunto Marca. L’acquisizione, effettuata tramite la controllata Unidad Editorial, ha di fatto schiantato i bilanci della RCS, che adesso si dibatte fra licenziamenti, vendite di immobili (quello storico di via Solferino), prepensionamenti e una necessità di ricapitalizzazione (almeno 400 milioni) che si scontra contro il fatto che in un posto dove comandano un po’ tutti i potentati italiani nessuno vuol tirare fuori soldi per finanziare il giochino al concorrente. Tutte cose note, ma che sul Corriere della Sera di oggi sono state messe in fila in un modo durissimo e giornalisticamente inconsueto per gli standard italiani, mettendo per la prima volta sul banco degli accusati l’astro nascente dell’imprenditoria italiana Luca Cordero di Montezemolo (LCDM, per dirla con l’immortale Sergio Vastano di Italian Fast Food). Tutto questo non è avvenuto con una serie di articoli, ma con comunicati del comitato di redazione che il direttore Ferruccio De Bortoli è stato obbligato (in caso contrario ci sarebbe stato uno sciopero immediato, un vero problema fra situazione politica e Conclave) a pubblicare. Rimandiamo alla lettura dell’ultimo comunicato sul sito del Corriere, lettura istruttiva. Simpatici i legami evidenziati: il presidente di Recoletos era anche azionista di Retos Cartera, nonché cognato del presidente del Banco Santander (quello del ‘pacco’ Antonveneta rifilato a MPS) Emilio Botin. Che era in affari con Montezemolo, ai tempi presidente Fiat e quindi presente nel patto di sindacato che controllava (e controlla) RCS, per via della sponsorizzazione Ferrari. Ma anche il resto non è male, con tanto di manager ‘di fiducia’ a condurre in porto un’operazione che ha di fatto distrutto un’azienda. La crisi del cartaceo, il web, la pubblicità, tutti questi bei discorsi 2.0 sono in questo caso marginali. E un disastro così probabilmente non si risolve, come è stato proposto (e attuato) nei giorni scorsi, facendo pagare ai giornalisti RCS i collateral che prima per loro erano gratis. Come se i dvd di Lino Banfi potessero sanare oltre un decennio di errori, incapacità e liquidazioni d’oro (la buonuscita di Maurizio Romiti, figlio di Cesare, fu di 17 milioni di euro: e non stiamo parlando di Zuckerberg cacciato da Facebook…). Curioso che questo comunicato si sia letto oggi solo sul Corriere della Sera e non sulla Gazzetta, dove evidentemente Montezemolo è ancora un mito che vive della luce riflessa (per quanto falsa) dell’Avvocato.

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