L’unico fallimento di Jerry Buss

21 Febbraio 2013 di Stefano Olivari

Sentire Kobe Bryant commosso non è cosa da tutti i giorni, ci voleva come minimo la morte di una persona del livello di Jerry Buss.

http://www.youtube.com/watch?v=xvucwdrgBGc

Ma quale è stata la grandezza imprenditoriale (umanamente non lo conoscevamo, quindi possiamo evitare il santino) di Buss, al di là del fatto di essere diventato proprietario di una delle squadre più famose del mondo considerando tutti gli sport? Ex chimico, immobiliarista di successo partendo praticamente da zero, Buss ha dimostrato di avere un’idea non banale dell’organizzazione sportiva ben prima dei Lakers, quando a metà anni Settanta diventò proprietario dei Los Angeles Strings, squadra di… tennis!!! Rimasto l’unico fallimento della sua vita sportiva, proseguita con i Lakers e i Kings di hockey su ghiaccio. Stiamo  parlando della leggendaria WTT (World Team Tennis), la lega che dal 1974 al 1978 provò a far diventare di squadra il più individuale degli sport individuali e che al massimo del suo splendore arrivò ad avere 16 franchigie. E ci provò inseguendo i campioni del circuito vero, che in certi casi (Borg su tutti) buttarono via tornei degli Slam per questi soldi facili nella WTT degli anni d’oro (il marchio è sopravvissuto, ma la WTT di oggi è tutt’altra cosa). Una lega che proponeva squadre miste maschi-femmine e punteggi di squadra dati dalla somma dei game. Il volto all’inizio fu quello di Bille Jean King, che nella lega aveva anche una partecipazione e che della parità di opportunità (finanziarie, ma non solo) fra sessi era una paladina. Buss entrò nel 1974, ma dopo due anni di insuccessi (soprattutto di pubblico) disse in un’intervista una frase che avrebbe ripetuto parecchie volte da proprietario dei Lakers e che soprattutto sarebbe diventata il suo manifesto ideologico:  “Non può esistere una grande squadra senza una grande stella. Chiunque può vincere, perché in ogni competizione c’è un vincitore, ma il pubblico vuole vedere le stelle”. E così senza aspettare il basket e Kobe, all’epoca nemmeno nato, ingaggiò Jimmy Connors che della WTT non aveva una grande opinione ma che rispettava il denaro. Per Jimbo, che nel 1976 era numero 1 del mondo (quell’anno vinse gli US Open, che ancora si giocavano a Forest Hills) 200mila dollari a stagione, che rapportati ai premi i dell’epoca erano due milioni di oggi. Per non farsi mancare niente, nel 1977 Buss mise sotto contratto anche Ilie Nastase che l’anno prima aveva perso da Borg in finale a Wimbledon e che firmò per la stratosferica cifra di un milione e mezzo nell’arco di sei stagioni: la WTT sarebbe durata di meno, ma al grande Ilie cosa gliene poteva importare? Nel 1978 Buss era diventato il punto di riferimento della lega, trascinatore dei colleghi e vulcano di idee.  Quella fissa era di avere i migliori: e così come leader della parte femminile della squadra tirò fuori dal cilindro nientemeno che Chris Evert, che nei tre anni precedenti era stata la numero uno indiscussa. Nastase e la Evert furono quindi i leader degli Strings nel 1978, con un’affluenza media clamorosa in rapporto alla scarsa tradizione di quella competizione: circa 7.200 spettatori per evento… La finale fu giocata a Los Angeles, in settembre, contro i Boston Lobsters di Robert Kraft (proprio l’attuale proprietario dei New England Patriots della NFL e dei New England Revolution di calcio): dopo il doppio maschile, i singolari maschili e  il doppio misto i Lobsters erano in vantaggio 18 a 15. A quel punto si giocò quella che rimane una della partite più famose della storia WTT, un Evert-Navratilova che fu vinto dalla Evert 7-6 e che riportò a 2 punti gli Strings. Avrebbe deciso tutto il doppio femminile, che la Evert in coppia con Anne Kiyomura dominò 6 a 1 dando così a Jerry Buss la prima gioia sportiva della sua vita di proprietario. Non ci sarebbe stato il bis perchè quella sarebbe rimasta l’ultima stagione della vera WTT.  Ripresa in tono minore, molto minore, nel 1981, con Buss ormai interessato solo ai Lakers, al punto che affidò gli Strings alla appena maggiorenne figlia Jeanie (proprio l’attuale fidanzata e forse moglie di Phil Jackson, comunque dimostratasi ottima dirigente) che li condusse fino alla loro scomparsa nel 1993 mettendo a segno qualche bel colpo come l’ingaggio della Navratilova, il reingaggio di Connors e soprattutto la riesumazione di Bjorn Borg.  Alla fine il tennis per la famiglia Buss è stato un’esperienza in perdita, dal punto di vista finanziario. Ma anche nei fallimenti di Jerry Buss c’era qualcosa di grande.

Share this article